Cap.15: NEL NERO DIPINTO DI VERDE

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« Percy? » chiamai a gran voce (anche se sott'acqua é difficile calcolare l'intensità del suono).
« Ariet? Dove sei? » riconobbe la sua voce.
« Percy dove sei tu, piuttosto! Qua non si vede un tubo.. »
« É per via di questo strano " inquinamento ". Comunque dobbiamo essere abbastanza vicina, aspetta... »
« Tanto dove vuoi che vada »
Mi ritrovai Percy addosso, « Ma sarai imbecille! ».
« Scusami Ariet » disse quella Testa d'alghe con tanto di T maiuscola.
« Ho un'idea per far luce » continuò lui « Visto che siamo al buio, l'hai capita? ».
« Percy non sforzarti troppo, rovina la tua sanità mentale, se ancora ce l'hai... »
Lo sentii ridere e questo mi fece bene al cuore. Ero sollevata. Sentirlo ridere vuol dire che non tutto stava andando poi così male. Non so perché ma, a volte, mi sento come la protettrice di quei 8 ragazzi, comprendo anche l'uomo-capra..che c'è? Mi devo ancora abituare all'idea che alla mattina quando mi sveglio vedo una mezza capra che sgranocchia una lattina...comunque tutte cose normali. Comunque si, ho questo senso di protezione verso di loro che non mi riesco a togliere, non perché non li voglio proteggere e che sono messa così male che potrei causarli solo danni.
« Visto Ariet? » mi disse mentre mi mostrava la scia di luce emessa della sua spada Vortice dal greco Anakalusmos, si questo stranamente lo ricordo.
Presi anche la mia spada Tornado (che non deriva da nessuna lingua strana) e feci luce. Osservai ciò che mi circondava: il mare da blu era verde direi verde melma e potete capire il mio schifo. Tutta la natura, coralli, sassi ecc. era ricoperta di muschio e qualche macchia nera. Di specie animali nessuna vista, solo io e Percy, se si può chiamare essere vivente. Andando in basso si vedeva solo del gran nero che non é neanche il mio colore preferito, potete capire quanto mi andava a genio questo posto.
Percy iniziò a nuotare verso quel nero e ciò non mi entusiasmava per niente. Lo seguii comune dato che io non avevo idea di dove andare e poi non volevo rimanere da sola.
Arrivammo poi in una distesa di sabbia che ora sembrava una distesa di muschio.
« Senti Percy io col cavolo che ci cammino qui! » gli feci notare.
Lui mi fece una faccia come per dire " schizzinosa ", ma ti ci voglio vedere a te a camminare !
Continuammo a nuotare e per fortuna che avevamo la luce delle spade sennò non so come avremmo fatto. Intravidi un pesce palla ma mi sembrò un miraggio dato che era improbabile che qualsiasi pesce sopravvivi a tale inquinamento.
Andammo più avanti e vidi davanti un palazzo alto pieno di colonne e tutto ricoperto di corallo. Immagino che, se non fosse stato per quel muschio che lo ricopriva, avrei adorato quel posto.
Qualcuno mi toccò la schiena, lo riconobbi subito e gli saltai addosso (se così si può dire qua sotto).
« Tyson » dissi « Che ci fai qua? ».
Appena Percy sentì il nome Tyson si girò di scatto. I 2 si abbracciarono teneramente ed mi unii all'abbraccio.
« Tyson é venuto qua perché qua é dove sta di solito, Tyson capo dei ciclopi » ci spiegò il nostro fratellone ciclopino.
« Ha ragione; Tyson é stato nominato da Zeus in persona "capo dei ciclopi" e da allora passa la maggior parte del tempo qua con i suoi compari » mi " chiarò di più le idee " Percy.
« Tyson dov'è papa? » chiese Percy.
« Venite, venite con me » ci rispose il ciclope.
Ci portò proprio davanti a quel palazzo che prima intrevedevo solo. Vidi un trono bianco anch'esso ricoperto di muschio. Sopra quel trono c'era un signore anziano con una barba lunga grigia e in lui ingravidò qualcosa di familiare.
« Padre? » chiesi sconcertata.
L'uomo annuì a testa bassa.
In quell'istante mi ricordai di un uomo più giovane dalla tipica aria di un "spiaggista" (che tradotto nella vostra lingua é uno che va sempre al mare, scusatemi a volte mi sorprendo anch'io della mia grammatica così "corretta") con una camicia hawaiana e pantaloncini corti, cappello di paglia e una canna da pesca per non dimenticare i suoi mitici occhiali da sole come se dessero senso a tutto il resto, va bhe. Il punto é che io ricordo quest'uomo mica un uomo invecchiato di 30 anni, sono confusa.
« Ariet, figlia mia, vedi io rappresento le condizioni del mio regno. Se esso é bello e pulito sono più giovane ma come puoi vedere non é questo il caso » Poseidone aveva un tono rattristato, non ricordo molto di lui ma é pur sempre mio padre e non mi piace vederlo così.
« Padre che é successo qui? » domandò Percy.
Poseidone era troppo triste per rispondere e così intervenne Tyson: « Quelle due dee mmm... Ora non ricordo il nome..... »
« Nemesi e Discordia? » non so come ma questi nomi uscirono da soli nella mia bocca.
Tyson annuì e continuò: « Si quelle hanno mandato una specie di male...male? Ah si maledizione e quindi tutto questo ».
Maledette ste 2, appena mi capitano sott'occhio so io cosa fare.
Guardai in direzione di mio padre e lo vidi ancora più afflitto.
« Padre ci deve essere una soluzione » dissi.
« C'è » mi interruppe lui « Ma é troppo rischioso, non posso ».
« Dicci padre » lo invogliai.
Lui scosse la testa e, dopo miei numerosi interventi, lo convinsi a parlare.
« Si tratta del corallo magico » ci spiegò il dio « Si trova a Nord di qua. Tyson sarebbe capace di guidarvi, a loro piacciono cose del genere. Ma il problema non é arrivarci, é entrare. Infatti all'inizio della grotta in cui si trova il corallo si trova il granchio Carcino ».
« Ca che? » chiese Percy confuso.
« Carcino Percy Carcino! É il granchio che apparve nel combattimento tra Ercole e l'Idra di Ledra e che poi Era trasformò nella costellazione del Cancro » precisai io, pure senza memoria ne so più di lui.
Poseidone sembrava proprio disperato e tanto.
Percy concluse: « Bene allora partiamo per quest'avventura a polpa di granchio! ».

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