L'inizio di una fine

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KATIE
Sono fuori da un po'. Passeggio con alcune ragazze in centro. Si parla del più e del meno, scambiandosi finti complimenti, finti sorrisi. Patetico.
Ma la verità è che ci hanno costretto a passare del tempo insieme; per conoscerci. Secondo lo Stato, le persone dotate di alcuni "doni" devono frequentarsi, mettendo questi strani poteri a confronto per poi imparare a padroneggiarli. E usarli per proteggere lo Stato. Ovviamente. Da cosa non si sa. La maggior parte dei doni ha a che fare con i quattro elementi, utili per qualsiasi scopo voglia lo Stato. Tutti tranne il mio. Ci penso spesso ma per quanto ci provi non capisco davvero come il mio "dono" possa servire. Ammesso che lo si possa chiamare così.
-Katie?
-Sì? - rispondo distratta alzando lo sguardo dalle mie scarpe.
-Ho detto che ti sta bene quella maglietta.
-Ah... sì, grazie. - bofonchio cercando di rispondere al sorriso falso di una ragazza bionda... Anne mi pare? Sul serio queste situazioni mi mettono ad estremo disagio.
Non mi viene in mente nient'altro da dire, così me ne sto lì impalata finché non riprendiamo a camminare. Anne riprende con un sorriso un po' incerto a parlare con un'altra ragazza ed io sospiro sollevata, felice di riprendere il filo dei miei pensieri solitari.
Ad una certa svoltiamo in una strada che segna il confine della città, l'inizio di un bosco che si estende a perdita d'occhio, con alberi grandi dalle chiome così piene da non lasciar trapelare nulla.
-Chissà cosa c'è dall'altra parte... -mi ritrovo a dire a voce alta. Me lo sono sempre chiesta. Perché avere un bosco tanto grande per segnare un confine? Da cosa ci tiene separati?
-E chi se ne importa! Di sicuro cose pericolose, altrimenti lo Stato non ci avrebbe proibito di andarci. - risponde un'altra ragazza a disagio alla vista di tutto quel verde scuro e tenebroso.
La maggior parte degli abitanti crede fermamente in ciò che lo Stato dice. Se lo Stato dice che una cosa non si fa, non si fa e fine della storia, non ci si chiede il perché. Lo Stato sa cosa è meglio per i suoi abitanti. Io faccio parte della minoranza.
-Katie! -mi richiama Anne.
-Cosa c'è? - sospiro infastidita.
-Fermati.
Seguo il suo sguardo e noto, vicino ad un lampione al confine col bosco, una sagoma piccola e rannicchiata.
-Andiamocene. -sussurra una ragazza.
Smetto di ascoltarla e mi avvio in quella direzione. Le ragazze tentano invano di dissuadermi ma poco m'importa di loro, ne ho abbastanza di cortesie inutili e prive di sostanza. Le sento che rinunciano ed iniziano ad allontanarsi, non ci è permesso avvicinarci tanto al bosco.
Man mano che mi dirigo verso la sagoma scorgo dei capelli, un corpo...magro. Molto magro. Trattengo il fiato e guardo più attentamente.
La testa della sagoma accasciata al suolo si muove piano ed io, riluttante, mi avvicino per vedere meglio.
-Mio Dio...chiamo l'ambulanza. -sussurro guardando...lo scheletro vivente che ho davanti. Letteralmente.
È un ragazzo. Ma magro, magro da morire; posso vedere senza sforzi tutte le sue ossa nonostante i vestiti logori che porta. È rannicchiato con le ginocchia al petto, in posizione fetale, la testa china, un ammasso di capelli neri e sporchi sparpagliati sull'asfalto.
Faccio per estrarre il cellulare e comporre il numero dei soccorsi ma una mano scheletrica, la sua mano, afferra la mia ed il ragazzo mi guarda con due occhi grandi, grigi e pieni di terrore.
-Okay. Niente ambulanza. -dico titubante. -Però chiamo i miei, non posso lasciarti qui.
La sua mano scivola a terra con un tonfo sordo e lui chiude gli occhi, il petto che si solleva appena.
Spiego velocemente a mio padre la situazione pregandolo di venire il prima possibile mentre lo guardo respirare piano e a fatica.
Chiudo la chiamata e lo guardo di nuovo, stavolta più attentamente. Un brivido mi corre lungo la schiena mentre noto le ferite sulle braccia, gli zigomi sporgenti, le guance scavate, il taglio sul collo e l'intero suo corpo torturato e distrutto. Mi fa paura.
Chi è? Penso mentre mio padre arriva con la macchina e lo posiziona sul sedile posteriore. Da dove viene? Chi lo ha ridotto in questo stato? Com'è riuscito ad arrivare qui, vivo?
Una cosa so, però. Una parte della sua vita si è conclusa; un'altra è appena iniziata. L'inizio di una fine in un certo senso.

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