JEM
Apro gli occhi. Sbadiglio stendendo le braccia. Oddio,sono così tranquillo,così riposato! Non ricordo di aver avuto incubi dopo la chiacchierata con Katie. Katie! Mi giro su un fianco e guardo giù. Un lieve bagliore di luce penetra dalla finestra illuminandole i capelli,il viso. Mi soffermo a guardarla:il sole gioca con i suoi capelli creando sfumature rossastre in contrasto con la sua pelle diafana. Il simbolo sullo zigomo è appena accennato,ma visibile.
Mi piace stare a guardarla,è molto bella. E dolce. Scuoto la testa:ma a cosa penso? Sospiro mentre scosto le coperte di lato. Guardo l'orologio: le 6:50. Mi dirigo in bagno,non so perché ma voglio vedermi. Quando sono davanti allo specchio mi guardo. Un ragazzo ancora troppo magro ma meno pieno di lividi e dal volto un po' meno scavato mi restituisce lo sguardo. Provo a sorridere. Il ragazzo mi imita con una smorfia. So che dovrei essere contento,ma non lo sono. Mi aspettavo di più,mi aspettavo di trovare un riflesso molto più simile a me versione essere umano,non scheletro vivente. Mi sciaquo la faccia energicamente ed esco dal bagno. Che fare? Mi dirigo verso la porta-finestra del soggiorno.
-Apriti. -ordino toccando il vetro.
Quando lo fa esco nel giardino. Non è molto grande ma è così verde! Il recinto di ferro è coperto da fiori di ogni tipo e due alberelli ai lati. Mi piace,davvero. Mi tolgo le ciabatte,voglio camminare sull'erba bagnata a piedi nudi. È stata sempre una cosa che ho desiderato fare,il giardino -come la vita in città- è un lusso dei dotati.
L'erba mi solletica piano la pianta del piede ma è dannatamente rilassante. Non resisto e mi sdraio completamente sul prato,lasciando che i sottili fili d'erba mi accarezzino il viso. Chiudo gli occhi e cerco di assorbire dal sole quanta più melanina possibile. Questa è vita. La vita di Katie,la vita di un dotato.
-Cosa fai,Jem?
Mi giro di scatto. Katie è sulla soglia della porta,che mi sorride anche se non è ancora sveglia del tutto. Devo sembrarle matto. Chi si sdraia sull'erba alle 7 del mattino?
-Pensavo di rotolarmi un po' nell'erba, come i cani.
Katie ride piano e si sdraia al mio fianco,i capelli che le creano un'aureola di cioccolato.
-Anche a me piace stare sull'erba,mi rilassa.
Rimaniamo in silenzio,a guardare il cielo limpido.
-Mi fai vedere il tuo dono? - le chiedo cautamente.
Lei si acciglia.
-Voglio capire. -mi giustifico.
-Non ci riesco,Jem.
-Ieri sera però stavi muovendo il libro sulla scrivania.
Lei non dice niente e io la incito ad attirare la foglia secca che sta in fondo al giardino.
-E va bene.- sbuffa lei.
Chiude gli occhi e si concentra. Il simbolo sullo zigomo si scurisce fino a diventare color bronzo. Guardo la foglia. Trema.
-Ce la puoi fare. -le sussurro ma non per incoraggiarla,ma perché so che può farcela davvero.
La foglia si alza da terra e viene verso di noi.
-Concentrati di più,sta troppo vicino al terreno.
-Mi sto concentrando abbastanza. -mi risponde a denti stretti.
-Be' non basta.
Non so,forse si è arrabbiata o si è infastidita,fatto sta che la foglia è sparita in alto,come se fosse stata risucchiata da un aspirapolvere enorme.
-Per la miseria!-esclamo guardando in alto.
È davvero una Rara. E il suo dono è tanto raro quanto potente.
-La foglia è leggera. -si giustifica lei.
Non ha molta fiducia in se stessa. O forse non trova un motivo valido per usare il suo dono. Glielo chiedo,tanto per capire.
Katie fa un sorriso di scherno e guarda da un'altra parte.
-Io...non ne parlo volentieri. E poi,non so,qui siamo all'aperto...
Capisco. Lo Stato ha delle spie in giro per la città:persone,telecamere,microfoni piccolissimi e altre cose che la mia mente umana neanche immagina. Ma io voglio saperlo.
-Be' difficilmente troveremo un posto sicuro in cui parlare.
Katie sembra pensarci. Poi mi si avvicina notevolmente e io mi irrigidisco d'istinto. Lei fa finta di nulla,avvicina le labbra al mio orecchio e confessa:
-Non mi piace l'idea di essere sfruttata per il mio dono. Il mio lavoro è stato deciso a priori:verrò arruolata nell'Esercito Ufficiale. Non voglio essere usata come una macchina da guerra,non voglio ferire o uccidere delle persone. Certo,non combattiamo una guerra da 55 anni,ma i tempi possono cambiare. Perciò all'inizio mi rifiutavo di usare il mio dono,pensavo che così mi avrebbero lasciato in pace,ma poi ho compreso che lo Stato non avrebbe mai rinunciato a me. Solo che...dopo aver impedito al mio dono di essere usato per 3 anni,non riesco ad usarlo più se non per oggetti molto leggeri. Ho 17 anni e di questo passo potrei morire tra 3 anni!
La guardo fisso. -Non dire questo.
-Jem,tutti sono riusciti a passare l'esame. Io non posso farcela,non posso arrivare a 20 anni al livello di quelli che usano il proprio dono da 5. E ho l'impressione che lo Stato non mi permetterà di vivere.
-Tu non vuoi essere sfruttata,giusto?
-Giusto.
-Hai mai cercato di vedere la situazione da un altro punto di vista?
-Cioè?
Fermati! Ti stai esponendo troppo! Ignoro la voce della mia coscienza e continuo:
-E se imparassi ad usare il tuo dono per non sottometterti e per rimanere in vita? E se provassi a ribellarti?
Katie mi guarda come se le avessi appena detto che le stanno spuntando 4 braccia.
-Nessuno nella storia dello Stato è mai riuscito a ribellarsi. Credi che possa riuscirci io,una mocciosa di 17 anni? Io contro l'intera autorità,l'intero esercito? Devi essere uscito di testa.
Rimango a bocca aperta.
-Forse lo sono davvero.
Ho passato l'ultimo anno a pianificare la mia evasione dal centro,e con essa la mia vendetta. Forse sono stato accecato dalla rabbia o forse sono solo impazzito lì dentro. Katie ha ragione:non possiamo organizzare una rivolta senza una ribellione. E tale ribellione non ci sarà fino a quando là verità starà nelle mani di due adolescenti e di quelle degli umani racchiusi nel centro.
Vorrei propagare tutto quello che so, ma come? Come faccio a dire la verità a migliaia di dotati se non riesco a dirla neanche alla ragazza al mio fianco? Ci vuole coraggio.
-Voglio raccontarti la mia storia.
Katie mi guarda,lo stupore dipinto negli occhi. Apre la bocca ma io la interrompo.
-Lo voglio,okay? Però voglio che la sappiano anche i tuoi.
Lei mima un 'Okay' con le labbra,ancora sopraffatta dalla,non so,gioia? Da quanto attende la verità? E io perché voglio raccontargliela? Solo perché così avrò qualche supporto per la mia vendetta? Sono davvero così egoista? Mi viene il volta-stomaco solo a pensarci.-Dicci,ragazzo. -mi incita il padre di Katie.
Siamo in riva al lago,all'altra estremità della città. È una bella giornata,i dotati si godono il bel tempo stando sdraiati sull'erba. Nessuno fa caso a noi,a me;siamo seduti su una coperta all'ombra di un salice un po' in disparte dagli altri. C'è un po' di vento,ideale per parlare senza paura di essere ascoltati. Traggo un profondo respiro. Ecco la mia storia:
-Ho 18 anni. Mi chiamo James Christopher Olson. Sono nato nel South Carolina. Mia...madre era rimasta incinta di me all'età di 23 anni;lei e mio padre scapparono dalla piccola città dove abitavano e andarono a vivere insieme. Passarono 4 anni,poi mio padre fu chiamato in difesa della città,totalmente abitata dagli umani. Era l'Esercito dello Stato,venuto a prenderci. Naturalmente le armi degli umani sono parecchio arretrate di quelle dello Stato,quindi la resistenza non durò più di 2-3 giorni. Esatto,Katie,ci sono state altre battaglie dopo quella di 55 anni fa,battaglie che lo Stato ha omesso dalla sua storia. La battaglia di cui sto parlando terminò con la morte di 2.000 persone. Tra queste mio padre. Le altre 1.500 furono portate via. Io e mia madre eravamo nascosti in un piccolo sgabuzzino;mi ricordo che mi ripeteva di stare tranquillo,papà sarebbe ritornato.
Fui cresciuto da mia madre fino all'età di 14 anni. Cambiammo spesso città,vivevamo nascosti ma eravamo felici. Mia madre aveva il dono di vedere sempre il lato positivo delle cose;quando non avevamo da mangiare,mi diceva che perlomeno avevamo un tetto sopra la testa e che il tempo speso a mangiare poteva essere usato per divertirci,per parlare. Segnata dal dolore com'era,riusciva sempre a regalare sorrisi. Era meravigliosa.
Poi,una sera del 16 dicembre,delle guardie bussarono alla nostra porta. La città in cui vivevamo era abitata sia da umani che da dotati. Qualcuno ci aveva denunciati. Mia madre andò ad aprire. Il suo corpo venne immediatamente attraversato da 4 proiettili. La fucilarono davanti a me! Non ha avuto neanche il tempo di emettere qualche suono. Ho visto morire l'unica persona che amavo.
Le guardie oltrepassarono il suo corpo,mi presero e mi trascinarono fuori,caricandomi su un camion,al buio. Mi lasciarono in un luogo,il Centro Produzione Armamenti Speciali. Ero totalmente paralizzato,confuso,spaventato. Venni buttato in una cella con altri 3 ragazzi. Mi spiegarono il posto dove mi trovavo. Era un centro in cui gli umani costruivano le armi per i dotati,armi e in genere qualsiasi cosa necessaria allo Stato. C'era una sola regola: eseguire gli ordini del generale. Disobbedienza uguale punizione.
Lavorai come uno schiavo. Mi furono addossate tutte le colpe di questo mondo per la mia natura di umano,mi fu detto che ero inferiore ai dotati,perciò dovevo prestare servizio a loro. Dovevo essere pronto a morire per loro. La prima fila dell'Esercito Ufficiale è costituita dagli umani,infatti. Umani messi là senza l'ombra di un'arma per difendersi.
Iniziai a perdere peso,a indebolirmi,cercai di disobbedire agli ordini. Fui punito diverse volte. La stanza delle punizioni preferita del generale era la stanza 3A. Prima di entrare lì mi iniettavano un siero che cancellava tutte le sensazioni e le emozioni per far spazio ad un'unica cosa. Al dolore. Non so descrivere con esattezza quello che capita lì,perché capita tutt'ora,forse torturano con l'elettroshock forse con qualcos'altro. Ma non auguro a nessuno di entrare là. Molti umani sono morti. Ho passato due anni in quel posto e un anno fa cercai di farla finita. Un ragazzo sui 15 anni mi fermò;mi disse che la vita era ancora bella,con le sue ombre sì,ma anche con i suoi colori. Mi aiutò a scappare. Non dimenticherò mai Albert. Gli devo la vita.
Una volta fuori mi misi a correre,inseguito dalle guardie. Mi inoltrai nel bosco e finii per terra accanto al lampione. Dove mi hai trovato tu,Katie.
Lascio che le mie parole vengano portate via dal vento. Mi sento svuotato.
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I Doni immortali
AdventureKatie Connor è tutto tranne che una docile marionetta nelle mani dello Stato. E il suo incontro con Jem non è affatto gradito dal governo. I due ragazzi saranno costretti a cavarsela da soli, ad affrontare un "Titano" moderno invincibile, ad assiste...