JEM
Cammino frettolosamente per le strade deserte. Ultimamente lo sono sempre,immagino che la gente preferisca rimanere in casa,al sicuro dalle malattie. Trascino una Katie incredibilmente nervosa e ansiosa. La paura è più che evidente nei suoi occhi verdi e non riesco a pensare a niente per tranquillizzarla.
-Siamo quasi arrivati.-dico stupidamente:lo sa meglio di me quanto manca alla nostra meta.
Quando ci avviciniamo la sento risucchiare un respiro.
-E se è...
-No.-la interrompo bruscamente.-Guarirà.
-Non puoi saperlo,Jem. Io...non riesco neanche a pensare che...
Mi giro e la blocco prendendole il viso nelle mie mani. Punto i miei occhi nei suoi. -Andrà tutto bene.-mi assicuro che mi stia ascoltando attentamente. -Tuo padre,i medici... la guariranno.
-E se non riescono a farlo?
-Andremo da colui che ha creato il problema e ci faremo aiutare.
-E se...
-Andrà tutto bene.-le ripeto passandole il pollice sullo zigomo.
Lei annuisce piano,mi prende per mano e iniziamo ad avviarci di nuovo verso l'ospedale.
Quando siamo abbastanza vicini,Katie chiama suo padre per avvisarlo. Lei entrerà normalmente,io dalla finestra.
Katie è terrorizzata dall'idea di me che vado in giro in un luogo stracontrollato,da solo. E a dire la verità anch'io ma non posso darlo a vedere,non abbiamo piano migliore.
-Eccoci.-sussurra Katie,lo sguardo fisso sull'ospedale. -La finestra è...
-...la quinta sulla destra,sì.-la interrompo.
-Stai attento.
-Non mi accadrà nulla.
-Tu stai comunque attento. Se ti dovesse succedere qualcosa...
-Katie,so cavarmela da solo.
Katie serra i pugni lungo i fianchi e si gira per guardarmi. -Non è questo il punto. È solo che...non voglio perderti,Jem.
-Non mi perderai. E io non perderò te. Ci vediamo tra 10 minuti nella stanza,okay?
Annuisce e io la stringo al mio petto baciandole la guancia. Katie afferra la mia maglietta per tirarmi più vicino a lei. Il calore del suo corpo si trasmette al mio e l'idea di separarmi da lei,anche solo per poco tempo,inizia a farmi male davvero. È incredibile come sia riuscita ad abbattere la barriera che mi impediva di essere anche solo sfiorato,figuriamoci abbracciato. La allontano prima che le faccia cambiare idea riguardo al piano e le do' le spalle,avviandomi verso l'edificio più vicino. Quando mi sono nascosto la guardo camminare verso l'entrata con il suo passo leggero. Si ferma vicino allo scanner e poi entra.
Aspetto.
Una guardia mi passa quasi di fianco. Aspetto ancora. Dopo quelle che mi sembrano ore sbircio sulla strada. Non c'è nessuno,le guardie sono tutte a ovest dell'ospedale a me serve l'est ed è libero. Perfetto.
Esco fuori e mi muovo svelto fino alla siepe lì vicino aiutato dal buio della notte. Mi accovaccio e aspetto prima di avanzare di nuovo. Quando arrivo vicino all'ospedale cammino lungo il muro facendo attenzione a non affacciarmi alle finestre. Prima,seconda,terza... altre due finestre. Mi fermo ad ascoltare. L'unico rumore proviene dal mio petto,il cuore che batte forte contro la gabbia toracica. Avanzo di nuovo. Quarta...quinta. Ci sono. Alzo la mano e mi ritrovo a terra. Sbatto le palpebre confuso quando mi arriva un calcio sulla mascella. Cerco di reagire ma sono troppo sbalordito per fare qualsiasi mossa. Vengo alzato da terra e sbattuto contro il muro:il sangue mi cola a fiotti dal naso.
Qualcuno mi gira e mi sbatte di nuovo contro l'edificio. Nell'istante in cui apro la bocca mi ficca dentro un pezzo di stoffa,impedendomi di urlare.
-Dove credevi di andare,ragazzino?
Non riesco a vedere bene ma non sembrano soldati.
-Portiamolo via,stiamo attirando troppa attenzione. -sento dire a qualcuno vicino a noi.
L'uomo che mi tiene fermo mi da' una spinta per avanzare. Non ci sto.
Strattono il braccio e con una scarica di adrenalina mi avvento su di lui spingendolo a terra. Mi rialzo,sputo la stoffa dalla bocca,mi giro verso la finestra e colpisco il vetro con tutta la forza che ho nel corpo. L'uomo mi tira una gamba facendomi perdere l'equilibrio. Mi aggrappo al davanzale e colpisco di nuovo il vetro,ripetutamente. Perché non apre nessuno?
-Basta! -ringhia l'altro uomo prendendomi per i capelli e tirandomi un pugno nel fianco. Boccheggio per la mancanza d'aria e lui ne approfitta colpendo ancora, e ancora,e ancora.
Quando cado in ginocchio mi sussurra con voce fredda nell'orecchio: -Ora fai il bravo e vieni con noi o ti ammazzo sul posto,capito?
Non attende risposta e mi molla un colpo secco sulla tempia sinistra. Crollo a terra e il silenzio ritorna. Solo un grido viene registrato dal mio cervello. Un urlo così lacerante che mi rifugio dentro il mio stato di incoscienza pur di sfuggire al dolore che emana.

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I Doni immortali
MaceraKatie Connor è tutto tranne che una docile marionetta nelle mani dello Stato. E il suo incontro con Jem non è affatto gradito dal governo. I due ragazzi saranno costretti a cavarsela da soli, ad affrontare un "Titano" moderno invincibile, ad assiste...