neuf

411 39 25
                                    




    neuf; i wake up, i'm afraid, somebody else please take my place.

In questo capitolo troverete una parola che probabilmente non sapete cosa significhi. Non ne sono sicura ma vorrei comunque dirvi cosa sia. Amigdala, una parte del cervello che gestisce l'emozioni e in particolar modo la paura. Gestisce anche i ricordi e le emozioni provate in passato e niente, volevo solo dirvelo.

Buona lettura.

-

    Le 15 e 25 del pomeriggio. Le sembra un attimo, un momento solo, persino pensa di non aver nemmeno mai dormito e aver dimenticato tutto. Harry? Sparito, come il suo solito. Aileen? Stanca e confusa, come il suo monotono solito.

Ha aperto gli occhi con uno scatto, senza sentire il calore di un altro corpo, nessun anima unita alla sua ma solo il freddo di un materasso mezzo vuoto.

I suoi vestiti sono ancora per terra, lasciati lì da quella notte di fuoco e no, gente, non sto parlando di avvenimenti piccanti, sto parlando del loro amore che basta.

Harry era sparito. Non sto qui a dirvi come si sta sentendo quella povera ragazza, il suo entusiasmo si è spento e la passione di ieri notte l'aveva travolta così tanto che le manca persino sentire il cuore battere nel suo fragile petto e sentire il suo amigdala elaborare emozioni che nemmeno io, bambina quale sono, avrei saputo descrivere.

Si alza e scende lentamente le scale, decisa ad andare in cucina. Camminando, un oggetto in pezzi attira la sua attenzione. Un bicchiere è ridotto in pezzi sul pavimento e ls sua attenzione subito si concentra su quei pezzi che a momenti scambierebbe come quelli del suo cuore. Corre verso loro, come fossero la sua ancora di salvataggio e pensa. Oh no, mia fragile creatura, non commettere queste cose. Non farlo. No! Non mi sente. Sono solo una voce immaginaria nella vostra mente, lettrici, lei non può ascoltare. Mi sento in colpa, la penna si ferma e vorrei fermare con me anche le sue azioni, ma lei continua senza ostacoli. Il suo pensiero è un libro aperto per me, lo leggo e lascio che le sue parole vaghino nella mia mente.

Sta pensando, lo so. Vuole farlo. Si sente morta, vuole farlo davvero. Prende quel pezzo di vetro appuntito e si siede, su quel pavimento scheggiato.

Lo stringe tra le mani, bisognosa. 
Ordina agli occhi di tacere e lascia piangere il cuore. È sicura che, lì, non la avrebbe guardata nessuno, che Harry non avrebbe pensato che fosse debole e insignificante di nuovo. Il sangue nelle sue labbra pulsa, le rende rosee come se avesse appena mangiato una ciliegia.

Oh, mie care, magari avesse mangiato una ciliegia.

La sensazione della sua mano bruciante la manda in tilt e il suo cervello non ragiona. Ne vuole ancora di più. È come se il dolore la mantenesse viva e energica, come se il dolore per lei fosse come la vostra canzone preferita: non ve ne stanchate mai. Infatti, il dolore non la stanca. Il dolore la accompagna nei momenti in cui le sue emozioni si manifestano in modo forte. Potrebbe considerarlo il suo migliore amico, si affida sempre a lui.

Quel pezzo di vetro le segna la mano sinistra come se fosse il muro di una stanza di un carcerato, tappezzato di segni. Pieno di esperienze e ricordi di giorni orribili.

E la mano è anche la sua tela, il vetro il suo pennello e lei l'artista. Eppure, quel sangue non sembra un colore ad olio.

AnxiousDove le storie prendono vita. Scoprilo ora