vingt-trois

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VINGT-TROIS: take a deep breath and let it go.

ed eccoci ad un nuovo capitolo,
mi scuso per l'attesa. oggi l'argomento principale sarà il coraggio, assieme alla disperazione.
spero che vi piaccia, come sempre dico, questo capitolo.
buona lettura,
angelica.

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Harry preso dal nervosismo si era lasciato andare, aveva distrutto la casa. Lui era ormai dormiente nel letto, e io non avevo chiuso occhio. Mi alzai dal pavimento del salotto malandato e toccai con piedi nudi il parquet danneggiato e ormai pieno di schegge di vetro. Le nostre foto incorniciate avevano trovato il loro posto per terra, distrutte. Il tavolo di legno era spezzato in due, il divano  era ormai non più usabile. Il muro aveva subito i pugni di Harry, forti e violenti, e c'erano i segni visibili del sangue. Piansi di nuovo, bagnando la pianta del mio piede con alcune lacrime. I miei piedi bruciavano, sapevo di aver pestato delle schegge, ma non mi importava. Volevo soffrire e allo stesso tempo volevo stare bene. Volevo morire e allo stesso tempo volevo dormire.

Il mio occhio catturò la giacca di Harry, buttata sul pavimento a causa della rabbia del possessore, che dalla tasca faceva trasparire una piccola bustina con dei cristalli.

Mi precipitai a prendere quella bustina, curiosa. Aprii la confezione di plastica e un'odore chimico mi arrivò al cervello senza filtri, mandandomi in tilt. Era droga, ormai era ovvio.

Nella mia testa, i miei pensieri scoppiavano ed esplodevano. C'era una parte di me, quella malata, che mi diceva di provare e che magari sarei morta. La parte sana di me mi diceva di buttare la droga, sia per me sia per Harry, anche se dopo lui mi avrebbe ammazzato.

E quale parte di me prevalse?

Presi un pezzo di legno, del tavolino rotto, affianco a me e con le dita presi un cristallo e lo poggiai sul pavimento. Con il pezzetto di legno distrussi il cristallo, facendolo diventare polvere. Il cuore palpitava, non volevo farlo. Non dovevo, ma potevo. Il mio cervello stava esplodendo, non sentivo più sensibilità alle dita nè tantomeno alle braccia. Volevo morire e forse drogandomi ci sarei riuscita. Volevo perdere peso fino a scomparire, perchè occupavo troppo spazio. Volevo avere il cervello fottuto dalla droga, così un giorno presa dall'euforia di farmi sarei morta di overdose. Ma respirai, mi alzai e lasciai lì quel cristallo maciullato come il mio fragile cuore. Mi alzai e lasciai lì la mia morte – che stavo quasi per sfiorare ma, dalla paura, non toccai.

Mi alzai e andai da Harry, a guardarlo dormire mentre le mie ossa si consumavano.

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