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Grazie ancora se continuate a leggere la mia storia, grazie per i voti, per i commenti, grazie. 

Buona lettura, 

Angelica.

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No, non vuole uccidersi. Non lo farebbe mai. Harry penserebbe di lei come quella debole persona che non ha resistito, che non ce l'ha fatta. Non vuole. Il suo intento è solo di sentirsi soddisfatta, ha bisogno di quella sensazione fuocosa e ardente, di quel battito accellerato, della sensazione di caldo quando si percepisce il sangue concentrarsi su un solo punto e le mani che tremano, pallide. Si alza, buttando quel vetro sanguinante per terra, a formare una striscia dal rosso chiaro al rosso scuro gradualmente mentre scivola sul pavimento bianco. Estrae lentamente se scheggie rimaste sotto l'acqua che il rubinetto di acciaio lascia uscire. 

Boom, uno scatto. Ragazze, ho paura. Il colpo risuona come una schioppettata e in risposta Aileen sobbalza, sa che è Harry. Chiude subito il rubinetto, lui non deve vedere cosa ha fatto. Si china per terra e pulisce con la propria mano quel sangue sul pavimento, prende il vetro e dalla mano ancora le gocciola il sangue. Lo butta e corre verso il rubinetto, con il cuore battere per l'adrenalina, apre l'acqua e si lascia uscire un sospiro.

"Ho visto tutto," una voce rude e severa gli arriva proprio dritta all'orecchio e subito sente il braccio dell'altra persona arrivarle al collo e stringere. La sensazione che prova Aileen è inspiegabile, sente il respiro mancarle ogni stretta di più e pensa di doverla finire, quindi chiude gli occhi e cerca di reprimere l'ossigeno di cui ha bisogno. Poi ricorda una cosa: Harry. "Sapevo che avresti voluto che lo facessi, mia cara," lascia la presa Harry, girandola verso di lui. La osserva con un espressione severa e delusa, arrabbiata. "adesso ascolta bene le mie parole." Ordina. A lei tremano le mani, mentre osserva il pugno del ragazzo stringersi e le nocche diventare bianche. I suoi occhi si chiudono all'impatto del suo pugno collidersi con la sua guancia destra. "Solo io posso farti del male, hai capito?" urla Harry, spingendola a terra. Lei annuisce freneticamente, spaventata. 

"Ora vieni qua, rammollita." Le dice Harry, osservandola alzarsi. "E muoviti, cazzo!" Le continua ad urlare mentre lei raccoglie le sue poche forze per poterlo raggiungere. Lui le indica la sua gamba, e lei ricorda la sera prima sorridente, con la guancia arrossata che a momenti non sentiva più. Si siede sulla sua gamba, come da ordinato, e lui la tiene per la vita. Vi sembrerà una cosa dolce, carina, ma no. Lui la stringe. Vuole farle del male, quasi. Lei resiste però, crede di essere forte. No, lei non lo è. Lei è talmente debole che crede di essere forte. 

Quando lui caccia una bustina piena di polverina bianca dalla tasca, lei fa svanire il suo sorriso. Caccia una carta di un supermercato rovinata e un piccolo pezzo di carta spessa. Posa la bustina piena di quella polvere strana, candida e pulita che ad Aileen sembra zucchero filato. Quanto sei ingenua, piccola mia.

Lui arrotola quel pezzo di carta e lo posa poi accanto alla bustina. Prende di nuovo la bustina e manda un'occhiata ad Aileen, "Prendi un piatto di argento." Le ordina, lei scatta in piedi e prende quei piatti ormai non più lucenti che le aveva regalato la madre. Lo mette sul tavolo, accanto alla mano di Harry e lui sorride desideroso. Si siede di nuovo sulla sua gamba, Aileen, e lo osserva fare la sua arte. 

Non aveva una tela, un pennello, un pezzo di vetro, colori ad olio, o altro. Aveva delle semplici dita ed un piatto di argento. 


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