vingt-deux

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VINGT-DEUX: you deserve it.

ciao care lettrici,
inanzitutto grazie per non lasciarmi mai. spero che questo capitolo sia di gradimento e scusate l'attesa per il precendente, scusate anche se il capitolo di ieri era corto ma mi serviva un po' di suspance per questo nuovo arrivato. siamo arrivati già al ventiduesimo capitolo, quante cose sono cambiate dagli inizi. spero, di nuovo, che vi piaccia questa nuova piccola parte della storia di Harry e Aileen e vi auguro una buona lettura.
baci,
angelica.

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Appena pronunciai quella parola, Harry mi fissò. Dritto negli occhi, senza espressione, senza emozioni che traspiravano dai suoi bellissimi occhi smeraldo.

"Con chi sei stata?" chiese semplicemente. La sua voce era neutra, sembrava che si fosse magicamente tranquillizzata.

Non risposi e abbassai lo sguardo. Lui iniziò ad innervosirsi, mi mise la mano destra sul collo — perchè precedentemente l'aveva tolta — e la tenne solo lì. Sapevo, d'altronde, che da un momento all'altro quella mano sarebbe stata quella sporca del mio sangue.

"Con chi cazzo sei stata?" ripetè più rudemente e cominciando a stringere sempre più forte il mio collo.

Sudavo, con le mani cercavo di togliere la sua dal mio collo, piangevo, mi dimenavo; più lo facevo più perdevo essenziale ossigeno per la mia sopravvivenza. Le cose da fare erano due, le opzioni per salvarmi erano soltanto due: o mi dimenavo o stavo ferma e cercavo di resistere il più possibile. Più provavo ad essere razionale, più ero nei guai.

In un secondo, guardai la cima delle mie dita: rosso scuro. Mi allarmai, cominciai a urlare ma niente poteva ormai salvarmi. Sentivo l'ossigeno abbandonarmi, le mie palpebre diventare più pesanti, chiusi gli occhi... fu lì che lasciò la presa. Fu lì, che si rese conto che la sua mano si stava macchiando inesorabilmente di un omicidio.

Mi guardò, guardò le sue mani e successivamente se le mise nei capelli. "Cosa devo fare con te? Ti devo uccidere davvero? Dimmi con chi sei stata, parla."

Risposi parlando velocemente e con labbra tremanti, "Un ragazzo."

I suoi occhi uscirono dalle orbite, "E scommetto che ci hai pure scopato, lurida puttana."

Non ebbi il coraggio di espormi, di guardarlo negli occhi, di semplicemente parlare; la paura era grande e incontrollabile, spietata e distruttiva.

Mi bruciava con il suo sguardo e se avesse potuto accoltellarmi lo avrebbe fatto, lo sapevo. "Mi fai schifo." Disse.

Quando mosse il suo piede per venirmi accanto mi allarmai e una domanda mi lacerava la mente, mi avrebbe picchiato?

Si fermò e mi sputò addosso.

Ero incredula, ma me lo meritavo. Era colpa mia, se mi avesse ucciso ne sarei stata contenta. Io non dovevo guardare nessuno oltre lui, non dovevo pensare nessun'altro se non lui e non dovevo parlare con nessuno, a parte lui. Mi sentivo così sporca, indegna di una sua singola parola. Ero così, fragile. Letale con me stessa, sottomessa agli altri; me ne sarei accorta troppo tardi – però – che ero io quella malata, non lui.

Harry si avvicinò al divano, lo ribaltò e ruppe il tavolo di legno che era di fronte. Prese l'appendiabiti e lo spinse per terra, diede un pugno al muro e poi si avvicinò a me. Io ero in lacrime, avevo paura che mi facesse del male, ma ormai la mia pelle aveva perso sensibilità al suo tocco. Con un calcio, mi fece scivolare per terra dal dolore. Con un pugno, mi fece sanguinare il naso. Con uno schiaffo, sputai sangue. E con un calcio, due, tre, quattro, cinque, dieci, nello stomaco mi fece contorcere dalla sofferenza. Ma me lo meritavo.

Tutto ciò che mi dicevo da sola era "Zitta e subisci. Te lo meriti."

Me lo ripetevo ad ogni colpo, a ogni fitta lancinante. Me lo ripetevo a ogni striscetta di eroina che sniffava. Me lo ripetevo a ogni livido sul mio corpo. Me lo ripetevo a ogni sguardo assassino che mi consumava. Me lo ripetevo a ogni chilo perso, a ogni osso che sporgeva, a ogni centimetro di pelle che si faceva più chiaro, a ogni vena ormai in cerca di sangue, a ogni risveglio sul pavimento freddo, a ogni bacio che invece di guarirmi mi faceva ammalare.

Zitta e subisci, te lo meriti.

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