Si limitò ad osservarla anche il giorno successivo fin quando la notte non colorò il cielo di un blu caldo e corposo. Dal terrazzo della sua suite riusciva a vedere le luci della parte opposta del lago mentre la brezza marina pizzicava la sua pelle. Non aveva parlato con Steven, bastava solo guardarlo per capire cosa il suo sguardo continuasse ad intimargli. Era inutile, non smaniava di fare da balia ad una ragazzina e soprattutto una ragazzina che non aspettava altro che la migliore occasione per staccargli qualche arto. Aveva esaminato sospettosamente il suo atteggiamento pacifico nei confronti di tutti gli altri ma era sicuro che non appena avesse sentito pronunciare il suo nome, il tenero e dolce agnellino coccolato e vezzeggiato da tutti si sarebbe trasformato in un drago sputafuoco che niente altro voleva se non la sua testa come pasto. Niall era quello che più le dava retta, perdendosi con lei in lunghe chiacchierate, chissà cosa avevano da dirsi, ma la cosa strana era che lei sembrava non cercare compagnia, anzi, appena poteva si ritirava nella sua stanza, restando chiusa lì dentro quanto più a lungo potesse. Anche quello era sospetto. Sbuffò, era imprigionato in una situazione alla quale praticamente si era legato da solo, stringendo i nodi con le sue stesse mani, ed ora da qualunque lato avesse tirato non avrebbe fatto altro che peggiorare la sua condizione. La cosa peggiore era che non sembravano esserci vie d'uscita. Per un momento i suoi occhi si persero nella luce fioca della luna che s'infrangeva sulle creste appena accennate del lago e fu in quel momento che il suo cervello formulò l'espressione della sua salvezza.
Non aveva detto nulla ai suoi genitori dell'incidente, conoscendoli si sarebbero preoccupati tantissimo, per questo lei e sua zia avevano pattuito una piccola bugia: quella settimana lei era ospite di una sua amica di Milano e fortunatamente sembravano averci creduto. Arrivava ancora a fatica verso il letto, anche se risultava più facile grazie alle spiegazioni incredibilmente dettagliate di Niall, quello biondo, aveva detto per descriversi, avrebbe dovuto credergli sulla parola. Stranamente lui si era dimostrato il più gentile ed attento, notava che cercava di metterla a suo agio in ogni modo, ma nonostante questo non riusciva a sentirsi serena quando parlava con le persone, e appena poteva decideva sempre di ritirarsi nella quiete della sua stanza. Aveva imparato che il letto era sulla sinistra, testa alla parete di sinistra, ai lati due comodini e di fronte un tavolo. Invece entrando subito a sinistra l'armadio e a destra il bagno. La camera, in quel caso sfortunatamente, si era rivelata essere molto spaziosa e per lei un continuo brancolare nel buio. Sapeva di avere un terrazzo ma qualcuno aveva avuto la geniale idea di chiudere la porta finestra a chiave per impedirle di rischiare una disastrosa fine. Idioti, non si sarebbe mai affacciata, al massimo desiderava solo aprire per respirare l'odore del lago. Grugnì cercando invano di prendere sonno, sembrava che più cercasse di dormire e meno ci riuscisse! Desiderava solo che quei giorni passassero veloci come folate di vento improvvise, brusche ma che non lasciassero traccia del loro passaggio. Ecco. Desiderava solo questo.
Finalmente Morfeo si era deciso ad accoglierla nel suo abbraccio, sentiva i muscoli rilassarsi e la mente a poco a poco svuotarsi di ogni pensiero, solo un continuo sbattere alla porta riportò alla realtà i suoi sensi. Chi diavolo era a quell'ora? Ma soprattutto...che diavolo di ore erano?Se quella dannata ragazzina non si fosse sbrigata ad aprire avrebbe buttato giù la porta. Anche perché se non si fosse sbrigato a mettere in atto quel piano follemente diabolico al più presto possibile, era sicuro che l'indomani avrebbe desistito. Bussò con maggiore foga ogni volta, facendo tremare perfino le pareti sotto la tenacia della sua forza. Di colpo la porta si schiuse lasciandolo quasi interdetto.
- Che cosa sta succedendo? - la banshee non aveva perso il suo solito tono aggressivo seppure la voce fosse meno squillante e appuntita. Involontariamente i suoi occhi vagarono sulla sua misé da notte, la vestaglia di seta color sabbia copriva metà delle cosce tremolanti per la fatica di arrivare il più velocemente che potesse alla porta, per il resto completamente libere, come anche i piedi scalzi. Era magra, ma non eccessivamente, non ci aveva mai fatto caso, i capelli ricadevano arruffati sulle spalle e parte della frangia sulla fronte. La metà alta del viso era oscurata da spesse bende bianche. Si accorse di essere rimasto imbambolato solo quando la sentì blaterare qualcosa di vagamente incomprensibile e subito dopo tentare di sbattergli la porta in faccia.
- Volevo sapere come stavi - disse di colpo e lei si bloccò raccogliendo tutta la sua attenzione.
- Chi sei? - chiese sospettosa, Harry ignorò la possibilità remota che potesse riconoscere la sua voce e proseguì.
- Ma come, non mi riconosci? - lei restava immobile e tetramente silenziosa davanti a lui, aspettando una risposta che evidentemente la soddisfasse - Sono Louis - da un lato si ritrovò a sperare che si bevesse quella balla. L'aveva vista parlare con lui molto poco e supponeva che il suo udito non fosse ancora così sviluppato da riconoscere le voci soprattutto quelle meno ascoltate.
- Che ci fai qui? - chiese ancora con il vago sentore di sospetto.
- Te l'ho detto - riprovò tentando di essere più convincente questa volta.
- Non credevo che la mia salute ti stesse così a cuore -
- Infatti - si rese conto delle parole solo una volta pronunciate - Solo che ti vedo tornare in camera sempre presto e avevo pensato di farti compagnia - snocciolò simulando estrema nonchalance.
Lene rimase interdetta, ancora appoggiata alla porta e per niente tentata di lasciare il suo appiglio sicuro. Quanto presto tornava in camera e soprattutto perché lui doveva essersene accorto?
- Quanto presto? - chiese di getto
- Come? -
- Che intendi per presto? - cercò di non sembrare aggressiva ma tutta quella situazione per lei era imbarazzante.
- Perché non chiedi che ore sono direttamente? - lei serrò le labbra impreparata a quella domanda.
- Perché non me lo dici direttamente? -
- Presto - rispose sbrigativo prima di superarla ed entrare nella stanza mentre lei muoveva la testa cercando di ricordare da quale parte dovesse muoversi - Non puoi andare a letto come le galline -
- Credevo si dicesse mangiare come le galline -
- Pignola e puntigliosa - commentò dando perfettamente voce ai suoi pensieri - Il succo è lo stesso -
Lene sapeva che era andato al centro della stanza, il problema era come raggiungerlo. Ma che cosa gli era venuto in mente? Piombare in camera sua in piena, beh relativamente, notte per fare cosa poi? Criticarla!
- Superficiale e sbrigativo! - replicò mentre tremolante cercava di avvicinarsi alla sedia di fronte al letto. Certo...una parola! Si era appoggiata alla parete di destra, esitando sulla porta del bagno per poi superarla e giungere con sollievo alla meta. Harry la osservava silenzioso. Sembrava aver abboccato e non voleva fare nulla per compromettere il suo piano.
- Vuoi una mano? -
- No grazie! - rispose secca - Ce la faccio da sola - aveva finalmente poggiato le mani sullo schienale della sedia. Il peggio era superato, pensò entusiasta.
- Scusa eh cercavo solo di aiutarti - sbuffò lui, quella ragazza era incorreggibile.
- Invece di blaterare idiozie mi spieghi per quale motivo...ooooh - ecco quello che più temeva: finire con il sedere a terra. Harry si alzò di scatto, avvicinandosi a lei in maniera cauta.
- Ti sei fatta male? -
Lene rimase in silenzio massaggiandosi il sedere per qualche secondo prima di scoppiare in una fragorosa risata. Harry la osservò basito, quella doveva essere tutta matta, cosa diavolo ci trovava di divertente?
- No! - disse infine tra le risate. Non gli piaceva la sua risata, ma doveva ammettere che in qualche modo le donava. Senza preoccuparsi di chiedere la prese per le braccia e la accompagnò al primo angolo del letto. Da come si agitava alla sua presa immaginò che non fosse felice di essere aiutata. Ovvio, chi mai potrebbe essere felice di dipendere completamente da qualcun altro? - Grazie - sussurrò con uno strano tatto di dolcezza che lo colpì.
- Di nulla - la guardò tastare il materasso con le mani prima di cominciare a girare la testa da tutte le parti, per un attimo si fermò nella sua direzione e lui temette quasi che potesse vederlo. Evitò di soffermarsi sulla strana sensazione che si imbrigliò nello stomaco.
Da quando era piccola le cadute avevano avuto sempre un effetto comico su di lei, non sapeva il motivo ma la facevano ridere, erano buffe e imprevedibili. Peccato che in quel caso lei perdeva completamente l'orientamento e poi doveva faticare sette camice per ritrovarlo. Fortuna che lui era li e...no momento, fortuna un corno! Se non fosse entrato nella sua stanza non sarebbe mai caduta! Magari stava già dormendo! E ora perché se ne stava in silenzio? Era inquietante!
- Facciamo qualcosa - propose di colpo. Certo...una partita a carte.
- A quest'ora? -
- Ma se non sai che ore sono! -
- Se me lo dicessi! - riprovò ancora con la tattica della psicologia inversa, senza risultati.
- Presto per dormire! - si alzò dal letto risoluto - Andiamo ti porto a fare un giro - Lene sobbalzò sorpresa. Cosa?!
- Ma ti senti? Non sono un cane! -
- Smettila di adagiarti su questa situazione e commiserarti! Mettiti le scarpe! - tutta quella sicurezza e dominanza non le piaceva affatto.
- Pensi davvero che mi stia commiserando?! - sbraitò. Eppure desiderava tanto uscire!
- Penso che ti stia nascondendo inutilmente tra l'altro! - entrambi si domandarono da dove fosse nata tutta quella saggezza. Lui stesso ne rimase stupito, ma pensò che si trattasse solo di spirito di sopravvivenza. - Prendere aria ti farà bene. Andiamo -
- La mia opinione conta qualcosa? -
- A meno che non sia favorevole no! - sbuffò nel vederla immobile davanti a lui - Allora? -
Fu il suo turno di sbuffare ma fece come le aveva detto, alzandosi poi in piedi con cautela e dirigendosi verso la porta accompagnata solo dalla sua testardaggine. Harry la seguì con attenzione fin quando non fu fuori dalla camere e lui potè chiudere la porta alle sue spalle con un ghigno di soddisfazione stampato in faccia. Inutile, tutte le donne facevano quello che diceva. Lei rimase immobile aspettando la prossima mossa di quello strano individuo.
- Allora? -
- Comunque sono le dieci - disse di colpo - Ho ritenuto opportuno informarti - terminò con strafottenza . Lene imbronciò il viso in una smorfia capricciosa. Quel brutto pomposo essere! Presto un piffero!
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Crush
FanfictionUn incidente inaspettato porterà due mondi opposti a conoscersi e scontrarsi. Harry: cantante famoso, amato e ammirato da tutti; Elene: ragazza qualunque, amata dalla sua famiglia e dei suoi amici, felice di vivere la sua normalissima e banalissima...