25.

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Nonostante l'orario poco comodo, Sandra si presentò da lei veloce come un fulmine. Solitamente si era auto imposta di non disturbarla dopo le 19, ma quel caso era uno dei classici che lei usava chiamare: emergenze.

Sandra però aveva un difetto, quando decideva di imporre la sua idea, non andava contraddetta. E se quella sera aveva deciso che doveva abbandonare la comodità e affidabilità dei jeans, per qualcosa di più precario e lontanamente comodo, come un vestito, seppur morbido, lei non avrebbe avuto più alcun diritto di veto. Aveva detto:
- Tu andare ragazzo vestito carina, vero? - avrebbe potuto anche offendersi. Ma Sandra, la donna dal cognome impronunciabile dello Sri Lanka, poteva permettersi di dirle qualsiasi cosa senza rischio di  mala interpretazione. In realtà l'interpretazione era diventata qualcosa di davvero complesso, ma quella donnina non era davvero capace di arrecare offese al prossimo e gradualmente era riuscita a conquistarsi il suo affetto.

Non ricordava neanche più di aver messo quel vestito in valigia, era bianco a fiorellini azzurri, sbracciato, stretto in vita e morbido sui fianchi, con un leggero volant alla fine. Infantile e poco, pochissimo sexy, le avevano sempre detto i suoi amici. Ma Sandra non era il classico tipo che badava al lato....provocatorio. Lei era semplice. Esattamente come quel vestito.
- Sei pronta! - ridacchiò Sandra elettrizzata come una bambina. Neanche stesse andando ad un ballo. Si sentiva lontana mille miglia da Cenerentola. Sospirò, era il momento di attuare la seconda parte del piano. Bastò poca pressione per sfilare le informazioni che le servivano dal receptionist, anche se aveva giocato in maniera sleale. Sembrava che il manager, di cui continuava a non ricordare il nome, avesse avvisato tutto l'albergo delle sue condizioni e tutti sembravano essere particolarmente attenti ai suoi bisogni. Ergo non era stato difficile ottenere ciò che le serviva. Il numero e piano della stanza dei ragazzi.

La terza parte del piano sarebbe stata decisamente più complessa. Aveva detto a Sandra di non aver bisogno del suo aiuto, ma ora, mentre avanzava lenta lungo la parete del corridoio, alla ricerca dell'ascensore, si era estremamente pentita. Che diavolo di stupida! Volavano insulti tra i tentativi di promemoria: ascensore uscendo dalla sua stanza a sinistra, nel piano sesto a sinistra di nuovo. Quinta porta di fronte all'ascensore. Che strano gioco del destino, anche la sua era la quinta dall'ascensore! Facile. Una passeggiata.
Un spirale d'ansia, come un mulinello era emersa fino a gonfiarle i polmoni, madidi d'aria crescente e insistente tensione. Buttò fuori il respiro decisa a non farsi prendere dal panico. Si era lanciata da sola in quella fantastica impresa. Certo che avrebbe potuto almeno farsi accompagnare davanti alla loro porta! La salita in ascensore era stata il momento più inquietante. Sarebbe stato buffo se avesse sbagliato piano e fosse entrata nella stanza di qualcun altro con la temeraria intenzione di cantargliene quattro. Buffo, se fosse stata uno spettatore e non la protagonista della colossale figuraccia. Con un leggero quanto allarmante sobbalzo, l'ascensore arrestò la sua salita e le porte elettriche si aprirono. Prese un respiro profondo, raccogliendo più aria potesse. Il suono d'avviso di chiusura imminente delle porte  fu il segnale che doveva muoversi se non voleva finire dispersa per i piani dell'hotel. Si catapultò con la solita caratteristica mala grazia, rischiando di inciampare su esattamente nulla se non i suoi stessi piedi. Istintivamente portò le mani in avanti e forse troppo velocemente si ritrovò a sbattere contro la parete. L'immagine di Sid il bradipo che sbatteva di qua e di là, saettò nella sua testa come un flash, solo che al posto del simpatico bradipo c'era proprio lei. Si spostò lentamente verso la sinistra, tastando con il palmo della mano la morbida parete di qualcosa simile al velluto, fin quando una diversa consistenza scontrò la sua mano. La prima porta! Sorrise appena per la consapevolezza che forse sarebbe riuscita ad arrivare....in qualche stanza! Affrettò il passo impaziente di poter sentire ancora quella voce profonda e virile. In realtà era lui a dover sentire la sua, che di virile non aveva nulla, per fortuna!

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