Gli occhi puntati di Niall durante il suo minaccioso tragitto verso di loro, non lo toccarono affatto, nemmeno lo distrassero dal suo intento. Concentrò di nuovo tutta la sua attenzione su di lei, seduta al tavolo, proprio di fronte al suo amico, che continuava a parlare incurante.
L'afferrò da sotto le braccia come si faceva per tirare su un bambino da terra, solo con meno grazia e tatto. La sentì sussultare ed i muscoli si tesero sotto le sue mani.
- Andiamo - Elene sobbalzò ed il suo corpo si irrigidì riconoscendo quella voce. La sua voce. Niall non disse nulla, e una volta che fu in piedi, lui cominciò a trascinarla verso...chissà dove. Gli andò dietro con ancora il cuore in subbuglio, con ancora il desiderio crescente di lui che batteva sulla sua pelle, con ancora la forza del suo orgoglio ad ostacolarla.
Il tempo ancora tornò ad affacciarsi tra i suoi pensieri. Minuti forse, che sembravano ore, mentre lei continuava ad andargli dietro rispondendo al suo silenzio senza fiatare. Fin quando non ne potè più.
- Quanto ancora vorrai trascinarmi? - la sua voce ora era leggermente irritata, certo non si sarebbe mai aspettata che l'avrebbe portata via dalla festa, tirandosela dietro come una bambina capricciosa e pensante, in sacrosanto silenzio per giunta! Silenzio che la fece innervosire mentre continuava a camminare dietro di lui come se non avesse mai neanche parlato - Mi vuoi rispondere? - borbottò un istante prima che lui bloccasse di colpo l'avanzata, e di conseguenza anche la sua in maniera irruenta, facendola scontrare contro di lui.
- Insomma! - scattò in maniera poco diplomatica, tenendola ancora per un braccio - Sei peggio di un insetto fastidioso - quella ragazza aveva davvero un carattere insopportabile. Era una di quelle precise maestrine maniache del controllo che lui detestava. Acide. Non poteva limitarsi a seguirlo e basta? La situazione era complicata di per sé, lei e quel suo caratteraccio avevano reso ancora più difficile quella sorta di babysitteraggio forzato. Lei ed il suo caratteraccio stavano ancora minando la decisione che lui si stava sforzando di seguire. Doveva odiarla, per quella situazione, per le bugie, per le insicurezze, per la paura, per quella forza che nonostante continuasse a sfidare come un cieco, pazzo e stolto, persisteva nel vincerlo, trasformando e plasmando perfino la sua stessa volontà.
- Potresti limitarti a rispondere invece di offendere? - incalzò indispettita. Si sarebbe tirata i capelli dal nervoso, anzi i suoi! Quel ragazzo la stava mandando lentamente al manicomio, era frustrante, quel suo atteggiamento da pazzo prima o poi l'avrebbe contagiata. Cercò di contenersi, almeno apparentemente - Sarebbe apprezzabile -
- Potresti limitarti a non scassarmi le palle? - rispose con un tono piccato e sfrontato, ancora una volta fu incapace di provocarla - Sarebbe apprezzabile -
Elene sentì un moto di rabbia mischiarsi al flusso di sangue e raggiungere immediatamente il cervello. Faceva anche lo spiritoso?! Brutto pomposo pallone gonfiato!
- Si può sapere qual'è il problema? - allontanò le mani di lui dal suo corpo quasi bruciassero. Come si permetteva?!
- Nessuno - sputò lui risentito da quell'improvviso scatto d'ira.
- Credi sia stupida? Sono sprovvista della vista non del cervello! Credi che non mi renda conto di come mi stai trattando, di come continui a trattarmi? - si morse la lingua per evitare di continuare e poter apparire patetica.Harry ringhiò frustrato. Lei non gli avrebbe mai reso le cose facili. Sembrava essere stata creata per rendergli la vita impossibile.
- Devo solo portarti in camera! Perché devi rendere sempre tutto più difficile!? -
- Ti avevo detto di lasciarmi in pace! E con te non vado da nessuna parte! - replicò accigliata, finendo per domandarsi il motivo per cui la volesse lontana dalla festa, lontana da lui. Incassò un altro colpo lanciatole dalla sua ragione. Stava diventando patetica.
Invece devi, pensò lui, limitandosi a rispondere nella sua testa.
- Forse tu non ti rendi conto della situazione! - urlò a quel punto, tentando perfino di coprire la voce dei suoi stessi pensieri.
Elene tremò. La situazione. Lei era solo una situazione per lui, un provvisorio ostacolo alla sua vita brillante e fluorescente. Un ostacolo al suo futuro. Il dolore allo stomaco si fece più persistente quando capì chiaramente che era stato tutto un bluff. Perfino ciò che si ostinava ancora a sognare prima di addormentarsi. Le lacrime uscirono, questa volta senza che alcun freno si opponesse alla loro caduta. Senza che la ragione, l'orgoglio, perfino la vergogna, potesse nasconderle.
- Perfettamente - abbassò la testa di colpo, serrò i pugni mentre le gambe si mossero da sole in passi decisi, indietro. Voleva allontanarsi da lì il prima possibile. Accelerò il suo indietreggiare, ma fino a quel momento non le era passato neanche per l'anticamera del cervello che non avesse la benché minima idea di dove fosse e soprattutto non aveva nessun appiglio in mano. Improvvisamente si sentì spaesata. Si voltò senza neanche sapere dove e affrettò i passi fin quando le sue mani di lì a poco non si scontrarono malamente contro qualcosa di duro, che immaginò potesse essere il muro. La sua presa intorno al braccio la fermò di nuovo, costringendola a tornare ancora davanti a lui.
- Dove accidenti vai? - le urlò contro - Ma sei stupida! -
- Non ne voglio più sapere di te! Adesso basta! - la sua voce tremò, così come ogni cellula del suo corpo.
Harry sbattè le palpebre come se si fosse appena svegliato da un sogno, come se gli fosse stata appena sbattuta in faccia una realtà che fino ad allora aveva cercato in tutti i modi di ignorare.
- Piangi? - domandò spalancando gli occhi per la sorpresa. L'aveva sempre creduta forte e tenace come un drago sputa fuoco, si era sempre sciolto ogni qual volta l'aveva sentita chiedere sommessamente il suo aiuto, anche senza parole. Ma vederla piangere davanti a lui e per lui, fu qualcosa che neppure il suo cuore riuscì a controllare, lanciandogli improvvisamente la preghiera di ascoltarlo. Aveva respinto quel desiderio con tutte le sue forze. Aveva cercato di sopprimerlo sotto una coltre di risentimento e paura, perchè aveva davvero paura. Aveva avuto la possibilità di avere modelle, attrici, cantanti, ragazze di ogni nazionalità e bellezza, ma niente sarebbe potuto essere più complicato di lei. Lei che lentamente si era fatta strada in lui, a suon di botte, insulti assurdi e litigi. Lei che lo aveva ascoltato non perchè era una star, ma semplicemente perchè era lui. Era sbagliato, era tutto dannatamente sbagliato, ma per la prima volta, forse, non gli importò. Avrebbe seguito quell'impulso, spinto dalla curiosità di poterla conoscere e vivere ancora sulla sua pelle. Spinto dalla voglia di scoprire dove tutta quella follia lo avrebbe condotto. E se la sua prigione o il suo manicomio avessero portato quel nome, allora lui sarebbe stato un pazzo felice. Perchè per la prima volta dopo tanto tempo, aveva riscoperto la consistenza della più semplice felicità. Per un dono d'amore.
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Crush
FanfictionUn incidente inaspettato porterà due mondi opposti a conoscersi e scontrarsi. Harry: cantante famoso, amato e ammirato da tutti; Elene: ragazza qualunque, amata dalla sua famiglia e dei suoi amici, felice di vivere la sua normalissima e banalissima...