Si era sentita come un'adolescente mentre aveva continuato a baciarlo sulla porta della sua camera. Avrebbe dovuto mandarlo a dormire, eppure quando lo aveva sentito entrare con lei e chiudersi la porta alle spalle, tra un bacio e l'altro, il suo cuore aveva rimbalzato di felicità da un estremo all'altro della cassa toracica. Assecondalo, sembrava dirle, semmai avesse desiderato opporsi.
Era stata una bomba, una bomba che esplodeva ad ogni bacio, ad ogni carezza, ad ogni passo. Quel vestito era diventato un terribile ingombro e dovette trattenersi per non strapparlo con le sue mani. L'impazienza si era trasformata in assordante desiderio. La fece scontrare di nuovo contro la parete, schiacciandosela addosso, non voleva nascondere la sua eccitazione, anzi voleva che la sentisse tutta. Il suo gemito fu musica per lui, che cominciò a saccheggiarle il collo, mentre le mani cercavano i luoghi più proibiti, sparendo sotto la morbida stoffa del suo vestito. Quanto aveva desiderato toccare quella pelle. Sentì le sue mani impossessarsi dei suoi capelli con forza mentre lui si chinava a baciarle la clavicola.
- Louis... - ansimò cominciando a far scorrere le mani sul suo corpo. Ma qualcosa in lui si ruppe. La sua bocca fermò l'avanzata e le sue mani tornarono sopra al vestito. A lei dovette sembrare un invito per passare al contrattacco, cominciò a baciargli il collo sensuale come una gatta. Un altro gemito gli era sfuggito quando l'aveva sentita baciare la parte alta del petto. La mandibola si contrasse. Inutile, voleva sentirla pronunciare il suo nome e si sarebbe trattenuto fin quando non sarebbe stata disposta a concedersi a lui, senza credere che fosse un altro.
Cominciò a dosare l'irruenza dei suoi baci fino a trasformali in tenui carezze, ammorbidendo il passaggio delle sue mani, la rudezza del suo tocco.
- Che succede? - gli domandò ancora ansimante. Poteva percepire perfino il ritmo dei loro cuori sovrastare quel silenzio.
- Forse è meglio se ci fermiamo - disse fingendosi deciso, quando in realtà moriva dalla voglia di rimangiarsi tutto.
- E' successo qualcosa? - chiese di nuovo lei guardinga. Non sarebbe stato facile ingannarla. Ancora una volta il paradosso di quella storia lo aveva imbrigliato nelle sue menzogne, nei suoi scambi di identità. Perché in realtà non voleva ingannarla.
- Vorrei che tu potessi vedermi - disse solo, con una dolcezza che stupì perfino se stesso. Era la verità, ed era convinto che lei se ne sarebbe accorta. Quello che non si sarebbe aspettato fu l'abbraccio di slancio che lo travolse. Inspirò il suo profumo e si lasciò cullare dalle sue braccia, sforzandosi di spegnere quella selvaggia eccitazione che si era impossessata di lui, che lei aveva fatto nascere dentro di lui.
- Anche io vorrei che tu potessi vedermi - sussurrò timidamente.
- Ma io ti vedo - disse accarezzandole il viso, perfino dalle bende, come se potesse comunque percepire il calore del suo tocco.
- No....non tutto -
- Allora aspettiamo fin quando potremmo guardarci negli occhi - lei rimase immobile, come se stesse assorbendo poco a poco le sue parole, poi la vide sorridere nella penombra. Solo la luce dalla porta finestra a squarciare il buio della stanza.La testa sembrò vorticarle ancora, colpita da un marasma di emozioni. Lo abbracciò di nuovo, poggiando la testa sul suo petto. Desiderò come non mai di poter vedere quegli occhi verdi. Era convinta fossero incantevoli. Il martellio del suo cuore sotto all' orecchio era una melodia unica che avrebbe voluto ascoltare per sempre. Si era sentita in imbarazzo quando lui si era fermato. Era stata travolta così profondamente da lui che se le avesse strappato il vestito e l'avesse presa su quel muro, lei sarebbe stata felice di trovarsi i suoi segni addosso il giorno successivo! Probabilmente sarebbe dovuta essere stata lei ad opporre resistenza a quel suo attacco, forse, ma in quel momento la parola 'fermare' era totalmente sconosciuta al suo vocabolario, compresi i sinonimi. Quel che ne restava erano solo una serie di fluttuanti e pomposi aggettivi tutti estremamente sdolcinati e amorevoli. Sindrome degli occhi a cuoricino, l'avrebbe chiamata. La facilità con cui erano riusciti a passare dagli insulti ai baci e....va bene, a quello, era stata disarmante, come se non avessero aspettato altro se non quello, come se avessero trovato l'incastro perfetto, e gli insulti fossero stati il loro singolare mezzo per raggiungerlo. Le baciò i capelli e lei come al solito non pensò prima di parlare.
- Potresti comunque restare... - affermò titubante.
- Pensavi che me ne sarei andato? -
- Sono seria - prese un respiro profondo alzando la testa. Aveva bisogno di chiarire le cose una volta per tutte. Aveva bisogno di sapere che finalmente poteva fidarsi di lui - Non voglio più vivere le scene che abbiamo fatto fin ora. Un pò si, poi no, poi ti odio, poi ti voglio. Vorrei solo sincerità d'ora in poi - acquisì crescente sicurezza durante il suo ragionamento. Harry non ne rimase sorpreso. Aveva scelto ormai, come aveva anche scelto di non rivelarle ancora chi realmente fosse.
- Sono serio anche io - le rispose accarezzandole ancora i capelli e lei tirò un leggero sospiro, poggiando di nuovo la testa su di lui. La vista non era sempre indispensabile per imprimere alcuni momenti nella mente. Era sicura che quella notte non sarebbe mai stata dimenticata. Era dentro di lei.
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Crush
FanfictionUn incidente inaspettato porterà due mondi opposti a conoscersi e scontrarsi. Harry: cantante famoso, amato e ammirato da tutti; Elene: ragazza qualunque, amata dalla sua famiglia e dei suoi amici, felice di vivere la sua normalissima e banalissima...