19.

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Per poco non gli sbattè la porta sul naso.
- Vattene - sussurrò quel perentorio e affilato ordine non appena riconobbe la sua voce.
- No! - replicó lui con decisione, bloccando prontamente la porta con un piede, dandosi lo spazio necessario per parlare. Perché voleva veramente parlare.
- Come sei entrato? - domandò poi lei con prepotenza. Era da quel pomeriggio nel bagno che voleva domandarglielo! Si era scervellata immaginando di non aver chiuso correttamente la porta ma poi le era sembrato troppo strano...ci stava attentissima!
-Ho scoperto che Steven ha una chiave di scorta di questa stanza - lo spiegò come se fosse stata una cosa normale mentre Elene scattò sorpresa e indignata.
- Ma è violazione della privacy! -
- L'avrá ritenuto opportuno per controllarti -
- Non c'è proprio niente da controllare! - brontolò seccata, lui sembrava ancora non cogliere la gravità della situazione. E se fossero entrate altre persone a spiarla?! Troppe spazzole avrebbe dovuto lanciare! Che amarezza! Un rumore improvviso fece tornare la sua attenzione sulla presenza dietro la sua porta. Ma perché era ancora lì? - Si può sapere cosa vuoi? - era esausta di tutta quelle storia e delle continue intromissioni notturne nella sua camera! Ma come si erano permessi di dare la seconda chiave in giro?! Era inammissibile! Quell'idiota aveva perfino bussato svegliandola e poi si era aperto da solo! Per fortuna era appena arrivata, con passi sempre meno traballanti, alla porta giusto in tempo per sentire la serratura scattare e buttarsi a spingerla indietro con tutto il peso del suo corpo.
- Mi dispiace - ammise Harry  in un soffio e lei tremò come se un vento gelido l'avesse appena travolta nella sua pungente forza. Quello sicuramente non se lo sarebbe aspettato. Come non si sarebbe mai aspettata che quello sarebbe bastato a far vacillare la sua collera, come se fosse stato solo un castello di carte. Nessuno dei due spingeva più la porta nelle direzioni opposte, solo il piede di Harry ancora a tenerla aperta, lei ancora appoggiata al lato interno, immobile e senza forza.

Nessuno aveva menzionato lei nè l'incidente quella sera, ma quando un giornalista gli aveva chiesto a cosa fosse dovuto il suo labbro gonfio e rosso, immediatamente i suoi pensieri si erano catapultati su di lei. L'aveva lasciato in quel bagno caldo e umido come un idiota, e quando aveva notato il suo risentimento in qualche modo ne era stato toccato anche lui. Non l'aveva mai vista ritirarsi in quel modo, era letteralmente fuggita dal bagno, a tastoni e con la lentezza di una lumaca, ma non gli si era avventata contro con la sua solita furia. Era semplicemente andata via, lasciandolo solo con le sue parole e i suoi pensieri. Non appena si era chiuso la porta della sua camera alle spalle, insieme ad un silenzio tetro e tombale, una straziante amarezza si era attaccata alla sua pelle, non era riuscito a scrollarsela di dosso.
- Tutto bene? - quella sera, aveva liquidato ogni curiosa domanda del biondo con uno "sta bene" prima che lui potesse solo cominciare a porle.
- A meraviglia - rispose con un cenno della mano vagamente scontroso, che più che altro sembrava dire "per niente".
- Dal tuo aspetto non si direbbe - Niall si appoggiò alla parete della terrazza inspirando l'aria pulita del lago. Quella situazione cominciava a preoccuparlo seriamente. Harry sembrava non aver ascoltato nessuno dei suoi consigli, continuava a litigare con Elene come un cane e un gatto. Sembrava che quei due fossero incapaci di trovare un punto di accordo sensato per quella provvisoria convivenza. Possibile che non avessero ancora capito come accettarsi? Erano dei testoni! E pensare che sarebbe bastato poco per capirsi e conoscersi. Quando l'aveva visto presentarsi nella sala dei congressi con il labbro livido e una leggera protuberanza sulla fronte, la sua immaginazione aveva galoppato verso le più improbabili vicissitudini. Era tutta la sera che si domandava cosa avevano combinato! Per di più sembrava essere più scontroso del solito, o almeno da quando era cominciata tutta quella faccenda. Steven spesso era opprimente, soprattutto per le sue paure che i paparazzi scoprissero l'accaduto e lo rendessero pubblico ipotizzando le storie più strampalate e fantasiose. Harry stava accumulando troppa tensione e temeva che sfogarla sulla ragazza non fosse la più geniale delle soluzioni.
- Non è colpa mia se quella è violenta - protestò toccandosi ancora il labbro, era gonfio ma non doleva quasi più. Niall strabuzzò gli occhi sorpreso.
- Io mi riferivo al tuo umore, sembra che la tua testa non sia qui stasera, ma se vuoi dirmelo, cosa ti ha fatto al labbro? - parlò cautamente.
- Niente di grave, ho solo... - tentennò - Ho litigato di nuovo con lei - il biondo sospirò quasi divertito. Non aveva dubbi al riguardo.
- Ma è possibile che non siate capaci di fare altro? Lei con me è un amore! - Harry stranamente si accigliò a quelle parole. Aggrottò le sopracciglia contrariato e la mascella si contrasse. Di amorevole quella non aveva davvero nulla. - È a questo che pensi? - s'irrigidì di colpo - Alle discussioni? - tirò un sospiro, buttando fuori con forza l'aria che sembrava in eccesso nei polmoni. Ovvio, altrimenti lei non sarebbe neanche entrata nei suoi pensieri. Come un flash le immagini che aveva irregolarmente spiato nel  bagno emersero nella sua testa e sembravano gridargli: bugiardo. Anche se non rispose Niall sembrò leggergli nel pensiero - Vai da lei allora -
- Per litigare ancora? - scattò improvvisamente, facile per lui! Ma ormai era inutile tentare ancora di nascondersi - Non ce la faccio più, questa situazione mi sta facendo scoppiare! - si portò le mani sul viso, trascinandole meccanicamente verso l'alto, fino a scompigliare istericamente i capelli, colto dal nervosismo.
- Secondo me sbagli solo a prenderla di petto - sbuffò sonoramente, ancora Niall s'impuntava su quella storia. Si voltò verso di lui, liberando i capelli dalle sue dita, gli ricaddero ai lati del viso prima che il vento li ondeggiasse tra i suoi fiotti. Spalancò i suoi occhi e sembrò incapace di contenere i tormenti che lo affliggevano.
- Ma io non conosco altri modi per avvicinarmi a lei! - chiuse la bocca di colpo, non era quello che voleva dire. Non erano quelle le parole che avrebbe dovuto usare, non era giusto, non era....niente. Sospirò ancora riportando lo sguardo davanti a se - Lascia stare... -
- Ho capito, potresti cominciare a non trattarla male - certo che aveva capito, era bastato quello sguardo terrorizzato per comprenderlo. Harry ridacchiò nervosamente.
- È la cosa che mi viene meglio -
- Devi solo imparare a toccare i punti giusti - capì che stava per replicare quando lo vide aprire la bocca - Lo so lo so, non t'interessa, ma è solo per rendere questa convivenza un più pacifica e meno asfissiante. Così facendo vi distruggerete a vicenda. Solo pensaci - gli posò una mano sulla spalla prima di andarsene, convinto che avrebbe riflettuto sulle sue parole.
Osservò per qualche istante la luce della luna infrangersi sulle creste del lago, immergendolo nella falsa pace di quel momento. La terrazza della sala era il doppio, se non il triplo, di quella della loro suite, ma la vista da quella camera era qualcosa di unico. Poteva vedere tutto il perimetro del lago e la luna, da lassù, appariva ancora più splendente e spavalda, fiera e indomita mentre dominava la notte come la più longeva e incontrastata delle sovrane. La guardò un'ultima volta prima di tornare a percorrere i passi che l'avrebbero condotto per l'ennesima volta dove non sarebbe voluto andare.

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