- Saresti così gentile da dirmi dove stiamo andando? - domandò con il respiro affannato mentre tentava di non farsi trascinare come un sacco dalla camminata poderosa del ragazzo.
- No - rispose lui seccato continuando a trascinarla per un braccio nei corridoi dell'hotel, Elene sbuffò in rimando.
- Ma perché no? - Harry grugnì alla sua insistenza. Quella ragazza era la petulanza a tutto tondo.
- Perché non lo so neanche io! - si fermò di colpo e lei sussultò colta alla sprovvista. Stava per dargli una risposta poco carina ma decise di trattenersi. Le sembrava stranamente troppo poco cordiale a differenza delle poche precedenti volte in cui avevano parlato. Mordendosi la lingua decretò che era meglio lasciarlo riflettere in pace. In quel momento pensò al suo abbigliamento: era in pigiama e converse, e non un pigiama qualsiasi, la maglietta bianca cadeva morbida ed era abbellita da un disegno grigio di Bambi e Tamburino, i pantaloncini neri forse erano un pò corti per uscire a passeggio, fortuna che il trench nero, unica cosa che aveva fatto in tempo a mettere perché era a portata di mano, e le scarpe, le copriva metà coscia, tanto da nascondere la sua tenuta puerile da notte. Non che al momento le importasse particolarmente dato che neanche poteva vedersi. Louis sembrava ancora perso nei suoi pensieri, aveva la certezza che fosse ancora vicino a lei solo perché la sua presa non si era mai staccata dal braccio.
- Potremmo prendere un gelato - propose infine cautamente, aspettando che il silenzio si trasformasse in assenso.
Si era fermato di colpo. Non aveva la minima idea di dove poter andare, in una piccola cittadina sconosciuta, con una ragazzina momentaneamente non vedente accanto, che non conosceva, possibilmente senza essere visto né tantomeno fotografato. Un piano geniale era stato! Si stava continuando a maledire quando di colpo la sua voce lo aveva fatto ritornare al presente. Aveva notato che era stata più velata e bassa delle altre volte, una proposta pacifica e timida, poco si addiceva a lei. Il gelato non era una cattiva idea, la notte era fresca, forse sarebbe stato meglio qualcosa di meno ghiacciato, ma poteva essere un'idea.
- Aspettami qui - le ordinò prima di abbandonare la presa sul suo braccio ed allontanarsi ignorando le sue proteste minatorie.
Elene era sbiancata. E se l'avesse lasciata lì? Non disse nulla per non far trapelare le sue paure, poggiò la schiena con forza al muro e sperò che quella situazione di perenne oscurità finisse il prima possibile.
Sobbalzò spaventata quando avvertì una presa ferrea su un braccio e una mano sulla schiena, ma prima che potesse urlare una mano le coprì prontamente la bocca, appena socchiusa.
- Sono io - quella voce roca e profonda giunse al suo orecchio come una vellutata carezza, aromatizzata di liquore e tinta di sensualità, tanto che sentì i muscoli tendersi e la pelle rabbrividire. Era coperta di un caldo conforto.
Dopo aver avuto dal receptionist le informazioni che voleva, l'aveva ritrovata immobile come l'aveva lasciata. Certo, cos'altro avrebbe potuto fare. Non appena l'aveva toccata l'aveva sentita tesa come una corda di vìolino, era subito scattata sulla difensiva pronta ad urlare. L'aveva fermata per un pelo. Era spaventata, e nonostante cercasse di nasconderlo, per lui era evidente. Non sapeva per quale motivo, ma aveva sentito la necessità di tranquillizzarla, e averla sentita sciogliersi sotto il suo tocco ed il suono della sua voce era stato stranamente appagante.
Si sciolse lentamente, affidandosi alle sue mani, affidandosi ai suoi occhi, lasciandosi guidare verso una meta sconosciuta.
- Di che colore hai gli occhi? - chiese di getto. Non ricordava nessun dettaglio di quei ragazzi nonostante la cugina avesse cercato di farglieli memorizzare un miliardo di volte.
- Verdi - rispose vagamente sorpreso da quella domanda - Perché? -
- Mi sembra ovvio -- Dove siamo? - chiese non appena il ragazzo aveva frenato la loro avanzata. Sentiva caldo e un brusio flessuoso di voci in sottofondo.
- In una famosa caffetteria - lo sentì rispondere poco prima che le mani gli scivolassero lentamente sui suoi fianchi, per guidarla ancora verso l'ignoto. Non ne conosceva il motivo, ma qualcosa nel suo tocco caldo era stranamente rilassante confortante e...vagamente eccitante. Sicuramente era uno di quei ragazzi che avevano avuto miriadi di avventure, amanti focosi ma che spegnevano in fretta il proprio interesse. Quelli che non concedevano accesso al loro cuore. Quelli da evitare. Era presto per dirlo, ma lei era stata già fregata in passato da quel genere di uomo. Il tocco esperto, l'aria da cattivo dannato, che sicuramente aveva, il tono scontroso e arrogante della voce, incredibilmente sicuro di se. Avrebbe riconosciuto quel genere di ragazzo tra mille. Il problema era che le prime e pochissime volte che si era limitata a scambiare due parole con lui, non le era mai sembrato "quel" tipo di ragazzo. Non ricordava il timbro, probabilmente non ci aveva neanche fatto caso, ma non le aveva dato quel genere di impressione, era gentile.
L'aveva fatta sedere con poco garbo. Lei aveva espresso lamentele con qualche strano verso. Era nervoso. Nessuno sembrava prestare attenzione a loro, ma lui era famoso e non poco, la sua faccia era ben riconoscibile e il modo in cui lei...beh...era conciata non poteva passare inosservato. Le bende erano spesse e visibili.
- Ma fanno i gelati? - chiese lei di colpo, la voce era mutata, sembrava quella di una bambina eccitata. Ghignò allentando impercettibilmente la tensione.
- Fa freddo per il gelato, ma fanno ottime cioccolate calde - spiegò mesto, ripetendo le parole che avevano usato all'albergo, lei parve ammutolirsi, come se fosse pensierosa.
- Non fa mai freddo per il gelato! - borbottò poi con aria contrariata che lo infastidì. Voleva sempre l'ultima parola.
- Non potresti limitarti a prendere qualcosa senza protestare? -
- Se non mi leggi il menù come faccio, genio? -
Harry sghignazzò, e stranamente ubbidì senza repliche poco garbate.
Scelse la cioccolata calda con gelato e panna velocemente, senza neanche fargli finire di leggere il menù. Era talmente sicura e soddisfatta della sua scelta che lui la copiò.
- Hai una fissazione per il gelato - constatò dopo aver ordinato. Lei sembrò non prenderla come un offesa.
- Lo adoro! - rispose sorridendo, le guance le si gonfiarono in maniera golosa, da quel poco che vedeva da sotto le bende. Tacque qualche istante, guardandosi intorno per accertarsi che nessuno facesse caso a lui, soprattutto a lei. - Non sei obbligato a stare in mia compagnia - frecciò lei pacata, improvvisamente colpendo la sua attenzione in pieno. Questo lo dici tu, pensò lui.
- Mi va - si limitò alzando le spalle con svogliatezza. In realtà non sapeva cosa dirle, non aveva interesse a cominciare un discorso, era banale, come tutte le donne, neanche particolarmente attraente, e solitamente conversare lo annoiava. Lei sbuffò.
- Come a me va di galoppare uno struzzo - era terribile pensare che l'avesse portata in giro per pietà...non si sforzava neanche di trattarla come un essere umano. Harry rimase colpito. - Louis parliamoci chiaro - cominciò mesta e lui trasalì ricordandosi che non era Harry per lei, ma Louis - Se ti pesa la mia...compagnia, lascia stare, non ho bisogno della tua pietà -
Non rispose, non avrebbe saputo cosa dire, era obbligato a farlo e non gli piaceva, non sarebbe mai riuscito a farsi piacere quella situazione nè lei. La cameriera arrivata in suo soccorso.
- È arrivata la cioccolata -
Elene odiava dover fare quel discorso, e lui non aveva detto una parola a riguardo. Dimostrava solo che aveva ragione. Non potendo prendere i piedi ed andarsene, decise di lasciar passare quella serata così...sfogando le sue frustrazioni sulla cioccolata e ripromettendosi che non avrebbe più acconsentito ad accettare l'elemosina della compagnia di qualcuno.
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Crush
FanfictionUn incidente inaspettato porterà due mondi opposti a conoscersi e scontrarsi. Harry: cantante famoso, amato e ammirato da tutti; Elene: ragazza qualunque, amata dalla sua famiglia e dei suoi amici, felice di vivere la sua normalissima e banalissima...