11.

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- Hanno un bell'aspetto - lei era rimasta in silenzio, limitandosi a togliere le mani dal tavolo. Sembrava si stesse pregustando l'odore del cioccolato come se fosse la più potente delle droghe.
- Ti dovrò credere sulla parola - borbottò infine, prima di lanciare un sorriso sghembo, quasi divertito - Ma l'importante al momento è il sapore! - detto ciò non perse altro tempo e afferrò il cucchiaino.
Il potere del cioccolato era indescrivibile, la prova dell'esistenza della magia. Era bastato che l'odore le arrivasse potente alle narici per azzerare ogni brutto pensiero, cancellato dall'unico ed incontrollabile desiderio di tramutare quel l'odore in gusto. Stranamente aveva trovato subito il cucchiaino, aveva girato il gelato e la panna in modo che si amalgamassero con la cioccolata calda, e poi si era fermata. Come diavolo avrebbe fatto a mangiarlo?!
- Cos'hai? - lei tacque imbarazzata e al contempo frustrata. Harry aveva assistito stranamente interessato ai suoi movimenti, ed era rimasto sorpreso quando l'aveva vista immobilizzarsi senza però abbandonare la presa sul cucchiaino - Avanti - cercò di esortarla a mostrargli il problema.
- Come faccio a mangiarla? - domandò tanto frustrata e amareggiata che quasi lui sghignazzò.
- Vorresti essere imboccata? - una nota provocatoria tinse involontariamente la sua voce. Lei fece una smorfia.
- Idiota -  cercò di sistemare i tovaglioli alla meglio per evitare di sporcarsi e lentamente cominciò a pregustare l'agognata cioccolata.
Harry sghignazzò osservandola sporcarsi continuamente il naso e i lati della bocca. - Si può sapere cosa ci trovi di divertente? - lo rimproverò lei solo una volta terminato.
- Sei tutta sporca - le rispose con fare disinteressato. Elene prese immediatamente il tovagliolo e lo strofinò sulla faccia ripulendosi velocemente.
- Potevi dirmelo prima! -
- Sei ancora sporca - lei sbuffò
- Saresti anche così premuroso da dirmi dove? - Harry le lanciò un altro tovagliolo sulla faccia, zittendola - Ma che modi! - borbottò e senza pensarci due volte, appallottolò il pezzo di carta e glielo ritirò mentre lui sghignazzando spostava la testa con disinvoltura, evitando di essere colpito.
Peccato che il pezzo di carta incriminato finì proprio nel tavolo dietro di loro. Il ragazzo se ne accorse solo quando uno dei due ceffi poco raccomandabili e, a quanto sembrava, rissosi, gli posò con non molto garbo una mano sulla spalla.
- Ragazzini, cercate rogne? - Elene trasalì al suono di quella voce sconosciuta, gutturale e poco, pochissimo amichevole - Vi sembra il caso di lanciare carta negli altri tavoli? - la calma studiata che emanava quell'uomo era ancora più inquietante. Si preoccupò maggiormente quando sentì il ragazzo con lei spostare la sedia senza proferire parola.
- Non l'abbiamo fatto apposta - sputò lui in maniera poco garbata. A quel punto Elene capì che o prendeva in mano la situazione facendo leva sui due punti a suo favore oppure la serata rischiava di finire in un modo poco carino e piacevole. Doveva giocare sul lato femminile e sulla sua momentanea mancanza.
Harry era scattato sulla difensiva senza pensare alle conseguenze. Quell'uomo era il doppio di lui di statura e stazza, per non parlare dell'età, avrà avuto il quadruplo dei suoi anni. Un omaccione pelato con pizzetto e vestito da rockettaro. Peccato perché amava quella musica. Continuava a guardarlo con aria minacciosa e di sfida fin quando una voce femminile catturò l'attenzione di entrambi.
- Mi scusi signore - Elene si era alzata in piedi - È stata colpa mia, volevo giocare ma non ho pensato che...data la situazione... - cominciò a tremare la voce - Non avrei mai dovuto farlo - singhiozzò sonoramente - Mi perdoni per favore! -
Harry sgranò gli occhi stupito. Ci mancava solo che quella stupida cominciasse a frignare! L'uomo invece sembrò cessare ogni ostilità. Guardò lei quasi con rammarico per poi tornare su di lui.
- Lo faccio solo per la pupa - grugnì prima di allontanarsi lasciandolo con un fagotto piangente davanti. Wow, che galant'uomo!
La trascinò con forza fuori dal locale, tutti avevano assistito alla scena e lui sperava che nessuno, nessuno, lo avesse riconosciuto. Ma quella stupida sì era messa a piagnere rumorosamente attirando l'attenzione di tutti, dannazione! E sembrava non smetterla!
- La vuoi piantare! - strillò tra i denti per evitare di alzare la voce. Immediatamente la sentì sghignazzare.
- Certo che sei più cafone tu di quel signore! - si lamentò lei, nessuna traccia di pianto nella voce - Almeno lui ha avuto la decenza di non trattarmi male! -
- Stavi fingendo? - chiese lui stupito.
- Certo, altrimenti non saremo più usciti li, giusto una rissa manca per completare questa bizzarra situazione! -
- Perché sei così acida ora? -
- Perché forse tu non ti rendi conto di come mi tratti! Non sono una ragazzina senza cervello! - alzò di più la voce. Era stufa.
- Non l'ho mai detto -
- Ma da come mi tratti sembra proprio che lo pensi! Sul serio Louis, sono stufa! - detto questo Elene cominciò a camminare, una mano contro il muro, dritta verso una direzione sconosciuta.
- Ma che stai facendo?! -
- Ho il numero dei taxi! - gridò prima di svoltare l'angolo.
Era delusa. Sconsolata e terribilmente sola. Quel cretino non aveva fatto che trattarla male per tutta la serata. Ma perché? Che accidenti gli aveva fatto?! Non appena sentì le lacrime bruciarle gli occhi strinse i denti. Non era da lei commiserarsi. Eppure la rabbia non faceva altro che alimentare il desiderio di recuperare la vista e andarsene da quel posto il prima possibile, lontano da loro. E pensare che fino a poco tempo prima era nel suo letto, senza dare fastidio a nessuno! Ora si ritrovava per le strade, senza avere la benché minima idea di dove andare e soprattutto come! Convenne con la sua incolumità che il suo gesto eroico per preservare la dignità poteva volgere alla fine e affidarlo ad un taxi.

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