16.

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- Come ti senti? - era Liam. Stavano facendo tutti allegramente colazione nella terrazza della loro suite. Gli scoppiava la testa. Il martellio alle tempie era costante e ricadeva a ritmo lento e rimbombante, trapassandogli una parte e l'altra del cervello come un eco infinito. Grugnì scontroso, per loro era solo una vacanza prolungata.
- Mi hanno detto che stai usando il mio nome - Harry scattò e i suoi occhi saettarono immediatamente sull'amico. Non sembrava offeso o irritato, piuttosto quasi divertito. Certo, pensò amaramente, non era lui a rischiare la pelle.
- Se ti crea problemi... -
- No puoi usarlo come vuoi - lo interruppe - Ma ricordati di non fare cavolate altrimenti Eleonor mi ammazza! - ridacchiò Louis. Harry sbattè le palpebre confuso.
- Che intendi? - domandò senza nessun filo di sospetto. Gli amici si scambiarono un'occhiata complice.
- Se te la devi scopare a mio nome, almeno vedi di essere discreto - la faccia sorpresa e schifata che doveva aver creato fece ridere sonoramente i ragazzi. Idioti.
- Non lo farei neanche fosse l'ultima donna rimasta sulla terra - decretò infine per niente divertito, abbandonando la terrazza, il sole, e l'aria serena del lago, prima di lanciarsi a pancia in giù sul letto con la seria intenzione di restarci per le successive cinque ore. Era troppo stanco per pensare.

- Secondo me sta complicando le cose - sussurrò Niall pensieroso.
- In che senso? -
- Ma fingendosi te no? - sospirò. Aveva conosciuto quella ragazza per puro caso, si era ritrovato a parlare con lei per un puro atto di altruismo e gentilezza ma poi era rimasto seriamente colpito. Era simpatica e allegra, diversa nelle sue stramberie, ma fin da subito aveva sentito nascere un'affinità reciproca. Sapeva che Harry cercava solo di placare Steven, ma cominciava a temere seriamente che quella storia potesse ritorcersi contro di lui. Elene non era una ragazza facile, aveva un carattere acceso e poco comprensivo in alcuni casi, ricordò vagamente che non aveva speso parole carine per il suo amico. E come poteva darle torto? Temeva l'esito della visita oculistica che sembrava avvicinarsi sempre di più, per lei, ma anche per Harry. La situazione era drammatica e lui stava giocando con il fuoco, a quanto aveva capito non scorreva comunque buon sangue tra loro.
- Tutto questo non promette niente di
buono -
Nessuno ebbe il coraggio di replicare.

Decise di alzarsi quando quel maledetto bussare alla porta si fece insopportabile, impossibile da ignorare.
- Era ora - cosa diamine aveva da essere così allegro? - Ho visto che ti stai lavorando la ragazza - pff, Harry ridacchiò, "lavorando" non era il termine esatto che avrebbe utilizzato. Steven lo guardò senza il minimo sospetto, certo, a lui interessava solo che seguisse i suoi maledetti ordini.
- Che vuoi? -
- Ricordati che stasera avete l'intervista, vedi di essere carino e sfoderare il solito sorriso che fa impazzire tutti - gli diede una leggera pacca sulla spalla prima di andarsene ed Harry si limitò a ricadere sul letto a peso morto.
- Ah sarebbe carino passare da lei prima - sobbalzò improvvisamente, saltando dal letto come se l'avesse morso un alligatore nel deretano. Steven ridacchiò alla sua reazione prima di sparire definitivamente dalla sua vista.
Evviva!

- Harry, sei stato da Elene? - ancora?
- Perché? - ringhiò quasi. Basta, ne aveva davvero abbastanza di lei, dei suoi problemi, del suo dover essere preoccupato per lei. Della sua colpa. Era una ragazza insopportabile, sicuramente single, chi poteva sopportare un tale infantile impiastro! Neanche un santo. Era puntigliosa e testarda, voleva sempre avere l'ultima parola e sembrava volesse imporre le sue idee al mondo. Migliore degli altri, illusa. Come se non bastasse lei non mancava occasione di sventolargli in faccia la sua problematica facendo riemergere continuamente quel dannato senso di colpa. Infine, tutti si preoccupavano per lei, mentre nessuno si era mai interessato a domandargli come si sentisse. In quel momento la odiava.
- Da quando sei andato via è sparita - Niall sembrava preoccupato, gesticolava muovendo le mani in aria senza logica - Non risponde al telefono, nè in camera nè al cellulare, ho provato a bussare ma niente! - neanche un grammo di quell'ansia l'avrebbe toccato, pensò.
- Stamattina l'ho lasciata in camera sua - rispose con noncuranza finendo di infilarsi la camicia. La doccia era stata terapeutica. - Chiedi a Steven -
- Ma lui ha detto di chiedere a te! - borbottò l'amico sbuffando - Aiutami a cercarla - Harry inarcò il sopracciglio in un misto di sorpresa e ironia.
- Pensi che m'importi? -
- Per favore! -
- Perché accidenti ti preoccupi tanto? - qualcosa dentro di se lo costrinse a quella domanda. Perché sembrava che tutti non facessero altro che pendere da lei e correre da lei?
- Harry, come fai a non capirlo - Niall riprese una calma studiata. Come quando si spiega ad un bambino testardo dove ha sbagliato, con pazienza e dolcezza - È sola, in un posto che non conosce, con gente che non conosce e non aggiungo altro perché lo sai da te -
- Giusto, è in un albergo extra lusso insieme ai cantanti più famosi, pagati e desiderati del mondo - sputò sarcastico - Deve stare proprio male -
- Ma non capisci che non gliene importa nulla? -
- Questo è quello che fa credere a te! - alzò la voce di colpo - Tu come un allocco credi a chiunque -
- È questo che ti preoccupa? - il suo sguardo mutò improvvisamente, come se avesse colto un tassello mancante - È questo che ti spaventa? -
- Non mi spaventa un bel niente! - urlò come risucchiato dall'ira. Sbattè un pugno sulla porta dando le spalle all'amico. Era stufo di quella situazione!
- Facciamo una cosa - la calma che ostentava la voce di Niall si scontrava come una fiamma impavida contro la burrasca del suo risentimento - Nel tempo che passerai con lei, prova a conoscerla, fatti una tua idea senza lasciarti influenzare dai pregiudizi. Poi mi dirai - Harry si voltò lentamente a guardarlo e lui sorrise - Sono sicuro che anche la tua coscienza si placherà - sbarrò gli occhi colpito. Come aveva...? Come se avesse potuto leggergli nel pensiero Niall lo precedette - Si vede dal modo in cui ti comporti. Posso immaginare come ti senti, e sono sicuro che avvicinandola, anche il tuo senso di colpa si placherà - come se spasimasse per trascorrere del tempo con quella.
- Come fai a dirlo - ridusse gli occhi a due fessure mentre la voce uscì come un sussurro piatto e assetato.
- Intuito - rispose solo prima di avvicinarsi a lui e regalargli un abbraccio provvisto di sonore pacche sulla schiena. Harry gli fu grato, in qualche modo era riuscito a capirlo senza che lui si dovesse spiegare, senza che lui si dovesse confidare. Sorrise ancora, ma questa volta non fu confortante - Allora mi aiuti a cercarla? -
Appunto.

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