9 - I suoi occhi erano cambiati.

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Taylor
La giornata non era cominciata nel migliore dei modi, ma stava comunque andando per il verso giusto.
Dopo esserci divertiti sulle montagne russe, l'ultima attrazione che provammo, tornammo alla macchina, distrutti da quella giornata piena di emozioni.
Atena era cambiata, sembrava più affettuosa nei miei confronti, e mi sentivo sempre più dipendente da lei.
Era strano, non mi ero mai sentito così in vita mia, a parte una volta.

Ero seduto sul divano di casa Cullen mentre aspettavo che la persona che credevo di amare partorisse e perdesse la vita.
Ero così furioso, come potevano lasciare che questo accadesse?
Come poteva Edward stare a guardare, mentre lei moriva a causa di quell'essere che forse sarebbe stata l'unica cosa a salvarsi appartenente a lei.
Mi alzai e andai a controllare la situazione: c'era sangue ovunque, lei oramai stava scomparendo, non era più tra noi.
Mi sedetti vicino a lei per tenerle la mano, oramai era troppo tardi, nulla si poteva fare se non starle accanto negli ultimi istanti della sua breve vita.
Lei mimò un sorriso, e ci lasciò.
Edward iniziò ad urlare, io non riuscivo nemmeno a fare quello, ero sconvolto.
Scoppiai in un pianto silenzioso, mentre Edward la mordeva senza alcun risultato apparente.
Era distrutto, come me d'altronde, ma continuava senza fermarsi.
Come si dice 'la speranza è l'ultima a morire.'
Lui è l'opposto di me, lotta anche quando è tutto finito, io sapevo già che sarebbe andata così.
Misi una mano sulla sua spalla, cercando di tranquillizzarlo, e lui mi abbracciò, lasciandomi di stucco.
"Edward, adesso non puoi fare di più, aspettiamo che il morso faccia effetto." Disse Rosalie per consolarlo.
Lei le era stata vicino tutto il periodo della gravidanza e del parto, e nonostante i nostri battibecchi, la ammiravo.
Edward chiese di essere lasciato solo con il corpo della sua amata, e così facemmo.
Era successo tutto così velocemente, anche se non ero stato presente durante tutto il parto perché credevo fosse una follia.
Ci aveva lasciato troppo presto.
Tutti andarono nelle loro stanze, sconvolti, tranne me e Rosalie.
Era in sala, davanti al camino, con una copertina in mano, e una bambina.
La rabbia percorse ogni singolo centimetro del mio corpo, e per un attimo pensai di uccidere quella specie di mostro che aveva portato via la mia Bella.
Rosalie si girò verso di me, avendo sentito dei passi vicino a lei.
Sul suo viso comparve un sorriso mostrandomi il volto della bambina, e da quel momento tutto cambiò.
Mi sorrise, e un sentimento strano si fece spazio dentro di me.
Delle immagini percorsero la mia mente, mostrandomi il futuro di cui faceva parte anche Bella.
Ma non era lei la donna che mi stava accanto, era quella meravigliosa creatura.
Rimasi senza parole per qualche minuto, vedendo delle immagini confuse, ma piene di significato.
L'imprinting, ecco cos'era.
Le parole che avevo usato per spiegare a Bella cos'era questo 'colpo di fulmine' mi tornarono in mente, e improvvisamente m'inginocchiai per terra, davanti al mio imprinting.
"Che ti succede, cane?" Chiese Rosalie, sempre molto simpatica.
"Non dirmi che..hai avuto l'imprinting con Renesmee?" Mi domandò sorpresa.
Renesmee, ecco qual era il suo nome.

Tutto mi tornò in mente, ricordai quelle immagini impresse nella mia testa con gioia e nostalgia.
Lei mi guardava come a suo tempo mi aveva guardato quella bellissima bambina, ma era diversa, gli occhi non erano quelli.
Mi rattristai al pensiero di aver trovato un'altra volta la persona sbagliata, ma sembrava davvero lei.
Mi concentrai nuovamente sulla guida, e poi ripensandoci mi girai verso di lei, ma la vidi diversa.
Quei suoi occhi stavano cambiando, diventavano più profondi e più a mandorla, come ce li aveva lei.
Pensai che stessi delirando, così mi distrassi mettendo un po' di musica e cercando di non pensarci più.

Arrivammo davanti a casa e lei si era addormentata, così la presi in braccio e la portai dentro.
Fu abbastanza difficile aprire la porta, la feci quasi cadere, ma poi riuscimmo ad entrare e la posai delicatamente sul suo letto.
Lei non si mosse, continuando a dormire, e mi scappò un sorriso.
Decisi di terminare la giornata e di andare a dormire, sennò avrei torturato ancora la mia mente con i ricordi.

La giornata seguente mi svegliai sentendo un urlo.
Corsi nella stanza accanto, capendo a chi appartenesse la voce.
Non la vidi a letto, così la cercai in giro per la casa, quando un altro urlo mi fece comprendere la sua posizione.
Mi affrettai ad andare nel suo bagno, dove lei si stava guardando allo specchio.
"Che hai da urlare alle sette del mattino?" Chiesi, ancora assonnato.
Era girata in modo tale che io non le vedessi il viso, ma quando poi si girò, capii.
I suoi occhi erano cambiati, come avevo notato la sera prima dopo aver ricordato quelle scene.
Si indicò il viso dicendo:
"Come è potuto succedere? Sono molto belli così, ma cosa mi sta capitando?" Chiese, sconvolta.
Cercai una risposta, ma non la trovai.
Feci spallucce e lei si innervosì un pochino, pensava che non m'importasse, invece io stavo cercando disperatamente una soluzione, reputandomi colpevole della sua trasformazione se possiamo chiamarla così.
Pensai persino di essere diventato uno stregone, ad esempio quelli della mia tribù, ma poi scartai il pensiero, reputandolo ridicolo.
Dovevo chiamare casa.
La liquidai con un 'non ne ho idea' e me ne andai, anche se mi costò molto essere scortese con lei.
Chiamai immediatamente il mio branco, avevo ancora intenzione di tenere segreta l'esistenza di Atena ai Cullen, non volevo infondere false speranze.
Chiamai Embry.
"Pronto?"
"Oh, chi non muore si rivede, o si risente." Disse sarcastico.
"Ciao Embry." Dissi sorridendo.
"È successo qualcosa?" Chiese.
"Si, è una cosa molto strana.
Premetto: non voglio che i Cullen lo sappiano.
Allora da quasi una settimana e mezzo questa ragazza alloggia a casa mia.
L'ho invitata perché era senza una casa, in lacrime, con una valigia pesante, e cosa più importante, era uguale a lei." Dissi, lasciandolo in sospeso.
"Ah, questa è una cosa seria." Disse in tono autorevole.
"Già, comunque.
In questi giorni mi sono accorto che non ci assomiglia molto, ma oggi, tornando in macchina da un parco divertimenti, mi è tornata in mente quella sera, la sera dell'imprinting.
Tutto si è fatto strano, ricordavo i suoi occhi, il suo sguardo.
Mi girai verso di lei e i suoi occhi erano cambiati, erano più simili a quelli di..Renesmee." Raccontai, diventando sempre più agitato.
"Ehi, piano amico, non fantasticare troppo. Non ti illudere." Disse, cercando di non darmi false speranze.
"Ci ho pensato anche io, ma stamattina mi sono svegliato a causa di un urlo, un suo urlo. Se n'è accorta anche lei che i suoi occhi sono cambiati." Spiegai, stranito.
"Che razza di magia è mai questa?" Esclamò, spaventato.
"Non lo so, per questo ti ho chiamato." Dissi con tono di ovvietà.
"Chiederò a tutti quelli che conosco, tranquillo, informerò tuo padre e il resto del branco." Disse deciso.
"Come sta mio padre?" Chiesi, preoccupato, non lo vedevo da mesi.
"Starebbe meglio se fossi qui amico, non vorrei pressarti ma è un po' noioso senza di te." Affermò.
"Quando avrò risolto questa faccenda tornerò, promesso." Risposi, mancavano anche a me.
"Beh, allora mi sbrigherò anche io. A presto amico." Disse scherzoso.
"A presto." Risposi, nostalgico.
La mia famiglia era composta da alcune persone con cui avevo un legame di sangue, ma la maggior parte erano fratelli che non avevano bisogno di avere un legame di sangue per esserlo, e mi volevano bene più di quanto io potessi immaginare.

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