32 - Perchè Jacob Black è solo mio.

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Leah
Non avrei mai permesso che lei commettesse lo stesso sbaglio in cui io ero già caduta in passato: allontanarsi dalle uniche persone che avrebbero solo migliorato la sua vita perché non conosceva il piano che era stato scritto per lei.
Sapevo ciò che sarebbe stato giusto fare, ma preferivo che ci arrivasse lei, con la sua mente brillante, forse con un piccolo aiuto e sostegno da parte di un'amica fidata che non l'avrebbe mai fatta sentire sola.
Qualcuno che io non avevo mai avuto, un appoggio per i momenti di difficoltà o di crollo, che la incoraggiasse e la spronasse a proseguire quella meravigliosa vita che aveva il privilegio di vivere.
Qualcuno che sapesse come funzionano queste situazioni, questi cambiamenti, queste delusioni.
Qualcuno che come lei non avesse mai avuto nessuno come punto di riferimento, solo se stessa, perché nessuno le dava la possibilità di esserlo per lei, alle persone non era mai importato di come stesse una ragazza lupo con un carattere difficile e soprattutto sola.
Mi ero sentita costretta ad abbandonare la mia cittadina, i miei amici, la mia famiglia a cui non era mai importato molto di me.
Avevo un carattere difficile, anche ora è così, ma adesso ho Embry, ed è davvero l'unica persona con cui sto migliorando decisamente, avevo solo bisogno di essere capita e amata.
La sua vita è stata davvero complicata e disordinata, ed è normale voler ricominciare, ma una vita intera non si può cominciare da capo, quando le ferite che il tuo cuore ha subito sono ancora aperte e non guariranno mai, resteranno cicatrici.
Avevo meditato molto su questa notizia che mi avevano riferito i Cullen, ed avevo deciso che in questa storia anche io avrei avuto un ruolo, il mio passato sarebbe servito da testimonianza per questa ragazza persa che, come me, aveva solo bisogno di amore e comprensione.
Non comunicai nulla alla sua famiglia e ad Embry dissi felicemente che avevo capito il mio ruolo in quella storia dopo tanti sforzi, sacrifici e sofferenze, ne era valsa la pena.
Lui aveva capito e mi aveva lasciato iniziare quest'avventura o missione che mi aspettava, avevo il suo appoggio, mi sosteneva come sempre.
Volevo che anche lei avesse una persona che 'come sempre' la sostenesse, in ogni momento di gioia o di dolore.

Decisi così di fare una pazzia, l'aspettai agli arrivi dell'aeroporto finché una figura di statura media, con i capelli più lunghi di quanto ricordassi, più ramati di quanto ricordassi, gli occhi più grandi e scuri, il naso all'insù e le labbra carnose, si presentò di fronte a me.
Dal suo sguardo si intuiva che avesse pianto un po' durante il viaggio, che fosse triste, che avesse bisogno di me.
Corse ad abbracciarmi, non avrebbe mai voluto fare quella scelta, andarsene.
Aveva seguito il suo cuore spezzato e la sua mente non sana per il dolore subito tutto in una volta, che insieme le regalavano una sofferenza infinita.
Ciò che confermava la mia scelta era il fatto che stesse tornando la Renesmee che avrebbe dovuto diventare, il suo aspetto fisico si stava ritrasformando in quel che avrebbe sempre dovuto essere la sua immagine.
L'imprinting stava facendo il suo lavoro, ma non riusciva a compiere il suo destino a causa del forzato trattenimento che lei aveva nei suoi confronti.
Come me, aveva sempre odiato l'imprinting e lottava con tutte le sue forze contro questo concentrato di potere che cercava di portare avanti il suo lavoro, il compito che ha sempre avuto in dovere di svolgere per far compiere il proprio destino anche agli esseri sovrannaturali come noi.

Mi abbracciava e piangeva, piena di dolore e disperazione, dato che stava finalmente realizzando l'enorme sbaglio che continuava a commettere da quando aveva riscoperto la sua natura qualche tempo prima, non la smetteva di voltarsi contro l'imprinting, contro il suo destino.
Cercai di calmarla con delle piccole carezze sulla schiena, mentre le sussurravo alcune parole all'orecchio.
"Ero qui, sono qui e starò sempre qui, per te.
So cosa stai passando, sai benissimo che ho cercato di evitare in tutti i modi di darla vinta all'amore, alla stabilità, alla famiglia, agli amici, a tutto ciò che in qualche modo porta felicità, ma anche tanta tristezza.
Stando da sola però, non crescerai mai, non sarai felice, non maturerai, non farai nessuna esperienza felice.
Noi siamo comunque esseri umani per una parte, e abbiamo bisogno di socializzare e di avere persone al nostro fianco, anche se ci hanno ferito.
Sai perché ti hanno ferito? Perché tu riponevi troppe speranze in loro, avevi troppa fiducia e non hanno soddisfatto le tue aspettative.
Tu tieni troppo a loro, per questo piangi."
Non avevo mai fatto un discorso del genere e non mi ero mai aperta ad una persona che non fosse Embry, ma sembrò funzionare.
"Ti ricordi quando l'ex di Ta- Ja- non so più come chiamarlo.." Disse, esasperata da tutto.
"Jacob, continua." Cercai di tranquillizzarla con voce calma.
"Quando l'ex di Jake è venuta a 'disturbare'?" Mimò due virgolette in aria, sottolineando il fatto che per lui non fu proprio un disturbo.
Annuii con la testa.
"Bene. In quel momento ho avuto davvero paura. No aspetta, era terrore. Indescrivibile.
Ho avuto un'angoscia interminabile, un dolore straziante che non voleva proprio andarsene, un enorme vuoto, l'ansia si era presa possesso di tutta me stessa.
Mi faceva male la testa, volevo esplodere, scappare.
Questa gelosia non è normale, non è sana, non mi fa stare bene.
Ho avuto paura, ho avuto un enorme terrore perché mentre lei parlava io pensavo a tutti i modi in cui avrei potuto ucciderla, per sbarazzarmi di lei, perché Jacob Black è solo mio.
Per questo ho deciso di andarmene."
La sua voce era diventata quasi diabolica, parlava con una crudeltà anormale, come se rivivesse quei momenti e ripensasse a nuove maniere per tenere Jacob tutto per sé.
"Ti ricordi di quel ragazzo che è venuto a testimoniare nella battaglia contro i Volturi?"
Fece cenno di sì.
"Mi aveva raccontato di alcuni episodi in cui aveva perso il controllo della sua parte vampira. Penso sia questo il tuo problema."
Mi tornò in mente uno dei discorsi più significativi della mia vita: il racconto di un ragazzo abbandonato da tutti che non aveva mai smesso di sperare in una vita migliore.

Evidentemente lei non ci aveva ancora pensato, perché sembrò molto stupita.
Non avendo mai avuto una guida che le insegnasse a controllarsi o a dominare questo suo lato sovrannaturale, le sembrava tutto normale, come se fosse sempre lei.
"Non sempre è la tua parte umana a dominare. Certe volte quel lato che cerchi di sopprimere prende il sopravvento e non te ne accorgi nemmeno."
Abbassò lo sguardo e rimase qualche istante a riflettere.

Aro le mandò un messaggio chiedendole come fosse andato il viaggio e comunicandole che aveva affittato una casa dove avrebbe potuto alloggiare, mandandole l'indirizzo.
Ci dirigemmo verso l'abitazione e ci sistemammo, in silenzio.

Dopo diverso tempo passato in completa tensione non riuscii a non parlare, dovetti farlo.
"Ren, secondo me il tuo problema è che ti stai trattenendo troppo contro l'imprinting e lui si sta imponendo a causa di tutto ciò." Sentenziai, non riuscendo più a fingere che andasse tutto bene.
"So che mi capisci Leah, anche tu lo hai sempre odiato, ma ti sei lasciata andare, dato che ami Embry.
Io so che se mi avvicino a Jacob diventerei pericolosa, dovrei riavvicinarmi forzatamente alla mia famiglia e dovrei fingere di essere qualcuno che non sono mai stata, ma che sarei dovuta diventare.
Non posso tornare adesso, ho bisogno di un periodo di riflessione lontano da tutti, così che nessuno possa influenzare le mie decisioni.
Di te mi fido, so che puoi aiutarmi e starmi vicino, potresti anche farmi da guida o semplicemente insegnarmi."
Chiese in tono speranzoso ma incisivo.
"Sarò felice di aiutarti, Renesmee."

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