28 - Una nuova vita, o forse no?

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La memoria non mi era ancora tornata, ero a conoscenza solo dei particolari raccontati da Aro e da quel ragazzo meraviglioso che aveva solo cercato di proteggermi da tutte quelle bugie.
Non so perché stessi pensando che fosse un ragazzo meraviglioso, non lo conoscevo neanche, al solo pensiero mi si colorarono le guance di rosso.
Sapevo di averlo già visto da qualche parte, ma evidentemente era per il mio passato burrascoso, in teoria avrebbe dovuto essere l'amore della mia vita.
Appena fui venuta a conoscenza del significato della parola 'imprinting' capii che tutto questo non è proprio per me, è davvero qualcosa di insensato, in questo modo l'amore ha perso tutto il proprio fascino.
È bello innamorarsi di una persona senza alcuna imposizione, senza che tu debba forzare questo sentimento, è qualcosa di naturale e meraviglioso.
Solitamente in questi casi, vengono in mente ogni cotta, ogni relazione e ogni innamoramento che si ha vissuto nella propria vita, ma io avevo solo un vuoto, nessun ricordo.
Non avevo ancora ricordato nulla, sapevo solo qualcosa riguardo alla mia famiglia e alle bugie che mi avevano raccontato, ma nulla di più.

Camminavo lentamente per le strade di Volterra, senza una meta precisa, riflettendo su quello che era successo, come fosse cambiato tutto da quando i miei familiari mi avevano abbandonato al mio destino con i Volturi.
Cosa può fare di male una bambina, per meritare tutto quel dolore?
Sono cresciuta con una famiglia non mia, delle persone a cui non appartengo, nella falsità.
Non ero a conoscenza di chi fossero le persone che mi avevano cresciuto, anche se non ero loro figlia, mi avevano accolta come se lo fossi stata.
Avrei voluto ricordare i loro visi, i loro nomi, i momenti passati insieme, ma un vuoto si faceva spazio nella mia mente.
Camminavo ancora senza una meta, non sapevo dove andare, ma di una cosa ero certa: non potevo rimanere lì o mi avrebbero scovata, i Cullen o i Volturi.
Non dovevo farmi trovare, per nessuna ragione al mondo, così pensai ad una soluzione e cercai velocemente su internet un luogo molto lontano da quello in cui mi trovavo in quel momento.
Digitai in fretta sullo schermo dell'unico telefono che avevo trovato mentre scappavo da quel manicomio, trovando diversi suggerimenti su luoghi differenti e interessanti degli Stati Uniti.
Scorsi tra le capitali Americane, ma alcune erano troppo famose o troppo popolate per vivere una vita tranquilla e senza interferenze da parte del mio passato.
Dopo qualche minuto, trovai quella che poteva essere la città perfetta per costruire il mio futuro.
Atlanta, Georgia.
Ci pensai su, ma d'altronde, non avevo nulla da perdere, anzi, avrei cominciato una nuova vita, dimenticando gli orrori del mio passato.
Le uniche persone di cui mi ero completamente fidata, i Volturi, mi avevano tradita, mi avevano raccontato solo bugie, mi sarei scelta io la vita che avrei preferito.
Avevo ancora quella bruttissima 'uniforme' addosso, anche se non era del tutto inutile, dato che era abbastanza calda da potermi proteggere dal freddo immane di quella giornata di Novembre.
Cercai tra i voli con destinazione Atlanta, ma l'unico disponibile era per l'indomani, prevedevo una notte lunga e complicata.
La vera domanda era dove avrei passato la notte, come avrei dormito.
Scacciai quel pensiero dalla mia mente, avrei sicuramente trovato un modo, e mi diressi verso l'aeroporto per comprare il biglietto tanto atteso.
Frugai in ogni tasca presente nella 'divisa', avrei preso il portafogli per capire se avessi abbastanza denaro con me, temevo di non potermi permettere un biglietto per gli Stati Uniti.
Cercai in tutte la tasche possibili che quella divisa possedeva, trovando solamente una busta con un biglietto.
Lo aprii, vi erano una carta di credito e un foglio di carta scritto in maniera perfetta, la calligrafia era a dir poco scritta con molta cura, il foglio era ripiegato in maniera ordinata tanto da non averlo stropicciato.
Lo lessi, era un messaggio di Aro.

Cara Atena,
Sono a conoscenza dei tuoi pensieri di odio nei miei confronti, ma spero che un giorno potrai perdonarmi.
Non era mia intenzione quella di strapparti dalla tua casa, dalla tua famiglia e da quello che doveva essere il tuo meraviglioso futuro accompagnata dalle persone a te care.
Da quando tu fai parte della mia vita, non ho esitato un momento per aiutarti in ogni difficoltà a cui andavi in contro, ormai mi hai cambiato.
Molte persone mi hanno fatto notare questo nuovo aspetto del mio carattere, non riesco più a far del male, il lavoro sporco lo devono sempre fare gli altri membri del clan.
Perdonami ancora se ti ho fatta soffrire in qualche maniera, ma non era assolutamente mia intenzione, questa volta avrei davvero voluto prenderti come figlia e proteggerti da ogni male, come un padre fa con la sua creatura.
Sappi che io ci sarò sempre per te, non esitare a contattarmi,
Spero di vederti presto bambina mia,
Aro.

Non mi sarei mai aspettata una lettera così sentimentale da parte del malvagio e temuto Aro.
Era davvero una sorpresa, e infondo io gli volevo bene, ma in quel momento desideravo solo allontanarmi da tutto il male della mia vita e cominciare un nuovo capitolo della mia esistenza con persone che mi avrebbero amata senza menzogne né bugie, senza inganno o segreti.
Ringraziai con la mente il gesto di Aro, sapevo che avrebbe voluto solamente il meglio per la mia vita, con quei soldi avrei potuto iniziare da capo, quello che avevo sempre sognato.
Presi coraggio e mi avviai verso l'aeroporto, carica ed entusiasta di quello che stava per succedere.
Arrivai alla stazione dove poi avrei preso il treno per avviarmi all'aeroporto, tutto sembrava tranquillo.
Ogni cosa andava per il meglio, avevo la mia vittoria.
Comprai il biglietto del treno con la carta di credito che mi aveva dato Aro, inserendo il codice scritto infondo al suo biglietto.
Il treno arrivò dopo pochi minuti, senza farmi aspettare oltre, portandomi dritta alla mia destinazione.
Il tragitto non era lungo, ma ero molto stanca a causa di tutto il movimento degli ultimi giorni, di tutte le emozioni provate allo stesso tempo.
Mi addormentai ancora, e, come ogni volta, feci un sogno molto strano.

Ero in una stanza, buia.
Non vi era nessuno intorno a me, le mie parole riecheggiavano nell'oscurità, non potevano sentirmi.
Sapevo di essere sola.
Ero sola contro tutti, non avrei potuto farcela, erano troppe.
Troppe erano le voci che sussurravano frasi incomprensibili nella mia mente, poche erano le forze che mi erano rimaste.
Forse era quello che mi aspettava, una vita completamente sola con i fantasmi del mio passato che ogni giorno mi rendevano più debole, mi rinfacciavano gli sbagli, tutte le volte in cui mi ero sentita sbagliata per le persone, semplicemente perché ero diversa.
Ma la sensazione più importante e dolorosa era quella dell'abbandono.
Ero stata abbandonata da tutti, o ero stata costretta a lasciarli.
Forse il mio posto non era da nessuna parte, sarei stata per sempre triste e sola, senza nessuno da amare e da cui essere amata.

Mi svegliai con l'urlo finale del mio sogno, in cui sfogavo tutta la mia tristezza e la mia rabbia.
Se nessuno mi voleva, se nessuno si era mai veramente preso cura di me, non capivo il senso della mia esistenza.
Perché mettere al mondo una bambina che sai di rendere infelice, perché condannare una creatura innocente a questo destino crudele.

La voce dell'altoparlante che annunciava l'arrivo all'aeroporto di Firenze, mi fece distrarre dal mio dolore per qualche istante, facendomi scendere dal treno.
Camminai velocemente per arrivare e comprare il biglietto, senza valige o borse, a causa di cui molti mi guardarono in maniera strana.
Arrivata in biglietteria, seppi che i voli da Firenze con destinazione Atlanta o qualsiasi città degli Stati Uniti, erano stati solo una questione di pochi giorni, perché l'aeroporto di Milano era stato chiuso per un mese.
Così dovetti tornare in stazione e prendere un treno per Milano, che città meravigliosa.
Non potevo chiudere occhio, non dovevo farlo assolutamente o avrei sognato un'altra volta quelle immagini orribili, così rimasi sveglia a guardare fuori dal finestrino, qualcosa che mi faceva riflettere molto, che mi rilassava.
Pensai ai bellissimi occhi di quel ragazzo, il mio 'imprinting'.
Non ero a conoscenza del motivo per cui persistevo nel continuare a pensarlo ma riuscivo a sentirmi bene, e in qualche modo protetta.
Piano piano senza accorgermene mi addormentai, riuscendo a riposare senza sognare, un evento molto raro.

Mi svegliai all'incirca quattro ore dopo, ancora assonnata e un po' confusa per la durata del mio sonno, era veramente insolito.
Era ormai tardo pomeriggio, il sole non batteva così forte e nessuno più era presente sul treno.
Mi alzai da quello scomodo sedile e mi guardai attorno, non potevo essere rimasta da sola.
I miei muscoli erano un po' indolenziti, mi ero addormentata in una posizione non di certo comoda.
Mi guardai intorno, fuori dal finestrino il cartello con l'enorme scritta 'Milano' mi fece capire che ero arrivata a destinazione, così camminai verso le porte d'uscita, ma quelle presenti tra il corridoio con i sedili, dove la gente trascorreva tutto il proprio viaggio, e quel piccolo spazio in cui la gente che deve scendere attente, erano chiuse, come bloccate.
Avrebbero dovuto aprirsi automaticamente, così feci un passo indietro e poi uno avanti, cercando un modo per farle muovere.
Non si spalancarono com'era normale che facessero, ma rimasero immobili, chiuse.
Pensai ad un modo per aprirle, ma non mi venne in mente nulla di utile.
Mentre pensavo, dei rumori mi distrassero dal mio intento di trovare una soluzione a quel problema, stavo per avere un attacco di panico.
Mi guardai intorno, ma non vidi nessuno, ero da sola.
Stavo impazzendo, sentivo anche delle voci, dei rumori strani.
Sentii improvvisamente una mano che si poggiava sulla mia bocca, non potei chiamare aiuto.
Altre mani mi immobilizzarono, non potevo muovermi.
Uno strano odore mi fece perdere i sensi.

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