Atena
Taylor mi svegliò molto agitato, dicendomi di preparare la borsa per partire, saremmo andati qualche giorno da Embry e Leah.
Gli chiesi perché proprio in quel momento e non la mattina seguente ma non mi rispose, era troppo impegnato a preparare tutto l'occorrente per quel viaggio dell'ultimo momento, ponendo tutti i vestiti che vedeva per casa in borsa.
Mi alzai dolorante dal letto, mettendo a fatica qualche vestito in valigia, per poi avviarmi verso la macchina, fu lì che crollai, distrutta.Mi ritrovai in macchina quando mi risvegliai.
Non ricordavo niente di quello che era successo, assolutamente niente.
Mi alzai disorientata, mettendomi a sedere e mi guardai intorno, cercando di capire dove fossi.
Guardai nello specchietto della macchina: avevo il trucco colato, i capelli spettinati e i vestiti tutti stropicciati.
E fu a quel punto che lo vidi, era Taylor.
"Dove mi stai portando?" Chiesi arrabbiata, ma anche spaventata.
"Al sicuro.
Al sicuro da tutti quei ragazzi schifosi che non fanno altro oltre a guardarti e a fare pensieri sconci su di te." Rispose lui, non lo riconoscevo, gli tremavano le mani, era molto agitato, nervoso e aveva le nocche bianche.
"Che ti prende?" Chiesi un po' impaurita.
"Lo scoprirai." Disse, in modo spaventoso.
"Dammi una spiegazione. Dove stiamo andando?!" Esclamai, furiosa.
Lui non rispose, anzi, rise.
Rise di me.
"Spiegami perché ora stai ridendo." Dissi, furibonda.
"Prometto che non ti sto rapendo" Rispose, ridendo ancora, sembrava isterico.
Mi accasciai nei sedili posteriori, iniziando persino a pensare a come scappare, ma soprattutto a dove mi stesse portando.
Non sembrava lui, non assomigliava al ragazzo che avevo conosciuto, ma aveva un espressione furiosa e provocatoria, con i nervi a fior di pelle.
Stava per dire qualcosa, ma si fermò.
Non gli chiesi cosa stesse per dire, ma sembrava che il ragazzo che avevo conosciuto si fosse manifestato per qualche secondo, per poi tornare come prima.Dopo sei ore di viaggio..
Dopo molte ore di viaggio, che passai a dormire, trovai Taylor nella stessa condizione di come l'avevo lasciato, ma con un'espressione più tranquilla.
"Stiamo arrivando all'aeroporto di Phoenix, da dove prenderemo l'aereo e arriveremo a Seattle." Mi informò lui, calmo.
Sbuffai, arrendendomi.
Sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male, erano passati molti mesi da quando ci conoscevamo.
È vero, sarà anche un bravo attore, ma ormai capisco quando mente.
Arrivammo all'aeroporto, scaricammo le valigie e ci imbarcammo.
Non mi sentivo ancora tanto bene, mi girava la testa e mi era difficile stare in piedi.
Non mi ricordavo nemmeno quello che era successo quella notte, né quando eravamo saliti in macchina.
"Quanto tempo ci mettiamo da Phoenix a Seattle?" Chiesi, annoiata.
"Probabilmente cinque ore." Rispose lui, schivo.
"Ma aspetta, perché non siamo partiti da Los Angeles o da lì vicino?" Chiesi, disorientata.
"Avevo bisogno di tempo per sbollire la rabbia." Rispose lui, tagliando il discorso.
Non risposi, era tutto così strano.
Mi riaddormentai, stravolta, lasciando spazio ai sogni e ai pensieri.Si sentì un ululato che spezzò il silenzio della stanza, era Jacob.
Ero impaurita, Sam mi aveva rapita e mi avrebbe consegnata ai Volturi, pensai che fosse solo un incubo, ma poi mi resi conto che era la realtà.
Ero in una camera della casa del branco, era fredda, e mi avevano legata con una corda per terra.
Piangevo, piangevo e avevo paura, ero una bambina piccola e indifesa, ma con un destino molto più grande di quanto immaginassi.
Non era mia la colpa, ma di quello che ero e della persona di cui mi ero innamorata, anche essendo ancora una bambina.
Volevo sempre che lui fosse accanto a me e sapevo che in quel momento mi stesse cercando, ma non mi sarei mai immaginata che fossi il suo imprinting.
Avevo sentito Sam parlare con alcuni componenti del branco circa quello che avrebbero dovuto fare di me, sarei finita nelle mani dei Volturi, che chissà cosa avrebbero fatto di me.
Quella gente era l'unica mia paura, mi avevano sempre protetta da loro, ma ora ero da sola, ed ero indifesa.
Piangevo ancora, incontrollata, aspettando la mia famiglia che mi venisse a prendere.
Nessuno si avvicinava alla mia stanza, sapevo che qualcuno era contrario a questo scambio, ma si erano semplicemente tirati fuori dalla questione, andandosene da quella casa, l'avevo sentito.
Non sapevo cosa fare, provavo a slegarmi dalle corde ma non ero ancora forte abbastanza per liberarmene.
Era notte e il pavimento era freddo, non riuscivo a muovermi a causa delle corde e non volevo rimanere lì un momento di più.
Poi cercai di aprire la finestra in qualche modo, ma Sam venne a prendermi e mi portò all'incontro con i Volturi, liberandosi di me prima che potessero trovarmi.Mi svegliai di soprassalto, ma Taylor ancora dormiva.
Cosa significava quel sogno?
In quel periodo nulla era normale, stavo cambiando, i miei sentimenti erano mutati e avevo fatto questo sogno molto insolito.
Guardai Taylor mentre dormiva, ma sembrava che stesse dormendo beatamente, così non lo svegliai, ma gli accarezzai la guancia e mi appoggiai alla sua spalla, tornando a dormire.Dopo altre quattro ore di viaggio
Ormai quel giorno l'avevo passato solo a dormire, mentre la notte scorsa non me la ricordavo nemmeno.
Riaffioravano man mano i ricordi, Justin che mi invitava alla festa, bevevo, ballavamo. Poi basta, non ricordavo più nulla.
"Taylor." dissi, svegliandolo.
"Che c'è." Rispose, sbadigliando e stiracchiandosi per la stanchezza.
"Cosa è successo dopo che ho bevuto, che cosa ho combinato? Raccontami tutto. Perché sei venuto a prendermi? Come sapevi che ero lì?" Iniziai ad agitarmi, parlai a raffica, volevo sapere cosa avevo fatto.
"Okay, una domanda alla volta." Rispose lui, ancora assonnato.
"Ieri sera sei stata invitata alla festa di compleanno di Ariana e ci sei andata con Justin. Avete ballato, bevuto e poi siete saliti in camera. Quando vi ho beccati, lui ti stava spogliando, ma l'ho fermato. Questo è tutto ciò che so." Disse, calmo.
"Non capisco. Perché mi hai cercata?Un momento, sono andata alla festa con Justin?"
Chiesi disorientata, mentre la testa mi pulsava ancora.
"Perché avevo visto le foto che avevano pubblicato e conoscendo Bieber sapevo cosa avrebbe fatto.
Non so perché tu ci sia andata con Justin, ma ho trovato una lettera anonima nella tua stanza, probabilmente era sua."
Si fece rosso in viso, le nocche gli si sbiancarono di nuovo, il volto era furioso.
"Taylor, tranquillo, so che ci tieni molto a me, ma non fare così." Non so che cosa stessi dicendo, provavo a rassicurarlo, omettendo il fatto che fosse entrato a cercare delle prove nella mia stanza.
"Tu non capisci." Esclamò, serio.
"Cosa non capisco?" Chiesi, confusa.'Signore e Signori vi informiamo che tra qualche minuto atterreremo all'aeroporto di Seattle. Vi invitiamo a controllare che i bagagli siano stivati correttamente, il tavolino di fronte a voi sia chiuso, lo schienale della poltrona sia in posizione verticale con i braccioli abbassati e le cinture siano allacciate. Il Comandante informa che da questo momento, e fino alla riapertura delle porte, non è più consentito l'utilizzo di alcuna apparecchiatura elettronica. Grazie'
L'atterraggio era arrivato.
Dopo pochi minuti dall'annuncio, atterrammo all'aeroporto di Seattle, dove faceva davvero freddo.
Pioveva, come sempre in quel luogo e l'aria era fredda e umida.
Non c'era un filo di sole, ma di vento ce n'era eccome.
Scendemmo dall'aereo con cautela, mi girava la testa dopo tutto quell'alcool della sera prima, non ero abituata a tutto questo.
Dopo tante lotte per portare il mio bagaglio, Taylor lo prese e lo portò con sé, evitando di farmi cadere insieme ad esso.
"Da qui ci sono venute a prendere delle persone speciali." Spiegò Taylor.
Dopo aver preso l'ultima valigia, uscimmo dall'aeroporto, dove ci aspettavano persone che non avrei mai pensato di conoscere.
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The Truth
FanfictionAtena ha sempre vissuto in una bugia. Dovrà scoprire le proprie origini, combattere per il proprio amore e vivere una vita completamente diversa da quella che ha sempre vissuto. Scoprirà l'esistenza di vampiri e licantropi, e, insieme ad essi, comba...