26 - È Renesmee

135 6 0
                                    

Atena
Ero finalmente salita sull'aereo che mi avrebbe portata a Firenze, da cui poi avrei preso un treno per arrivare a Volterra, dove si trovava l'indirizzo scritto nella cartella che avevo scoperto in ospedale.
Arrivai lì dopo molte ore di viaggio, pronta a trovare le persone che forse mi avrebbero raccontato del mio passato.
Quella foto mi era familiare, mi ricordava molto me da piccola e presa dalla follia del momento partii, non riuscivo a stare in quel luogo un giorno di più, impazzivo con le menzogne che mi raccontavano e che sapevo non fossero vere.
Ero molto impaziente di trovarli e di scoprire quale fosse la verità, così, quando fui sul treno per arrivare a Volterra, mi addormentai per far passare il tempo più velocemente.

Ero lì, presente a quel parto straziante che stava uccidendo quella donna.
Mi sembrò di conoscerla, ma non ne ricordavo nulla.
Vedevo come stava dando la vita per la sua bambina, come si stesse sacrificando per partorire una creatura che l'aveva distrutta durante i mesi di gravidanza.
Non seppi come conoscessi tutte queste informazioni, stetti solamente a guardare la scena senza riuscire ad aiutare in nessun modo, inerme.
Ammiravo il coraggio di quella donna che stava morendo, il dolore del marito nel vederla in quello stato e della famiglia che non poteva far nulla per salvarla.
Il marito fece di tutto per compiere la sua volontà, facendo uscire la piccola dal corpo ormai morente della madre.
La prese in braccio e, prima che la madre morisse, la informò che era una femmina.
'È Renesmee.'

Al suono di quel nome mi svegliai di soprassalto, domandandomi il senso di quel sogno e il motivo per cui lo ebbi sognato.
Dopo pochi minuti arrivammo alla stazione e riuscii a non pensarci più molto, finendo di torturarmi per capire cosa significasse.
Presi i pochi oggetti che portai con me e scesi dal treno, impostando il navigatore per cercare il luogo da me tanto ricercato.
Non era molto lontano, così iniziai a camminare velocemente, entusiasta e in cerca di risposte, che forse loro avrebbero saputo darmi.
Trovai la via, Vicolo del Forno, 9.
Non era una via molto lunga da percorrere, né tantomeno era in vista e affollata, così chiesi ai pochi passanti se conoscessero i genitori di quella bambina o se fossero a conoscenza di qualche sparizione.
Mi risposero tutti allo stesso modo, nessuno conosceva il volto di quell'adorabile bambina, ma tutti confermavano certe sparizioni insolite che da anni avvenivano in quella città.
Cercai informazioni ovunque, girai per la città, chiesi a moltissime persone, mi informai su internet, ma nulla e nessuno che potesse aiutarmi.
Tornai all'indirizzo di partenza, quello che mi avrebbe portato dalle persone che avrebbero potuto darmi delle risposte, ma ancora niente.
Mi stancai e pensai di tornare indietro, dopo tutto ciò che avevo fatto per arrivare in quel luogo, questa era stata la mia ricompensa.
Feci per andarmene ma una mano si posò sulla mia spalla.
Mi girai, vedendo un uomo molto alto, occhi e capelli castani, di un pallore esagerato in volto.
Mi guardava con un'espressione che non trasmetteva emozioni, cominciando a parlare.
"Io mi chiamo Felix, sono qui per ordine di Aro, se vuoi seguirmi ti porterò nel luogo che tanto speravi di trovare." Mi disse, facendomi incuriosire sempre di più.
Non sapevo se fidarmi di quell'uomo, ma in quel momento era l'unica informazione che mi potesse interessare, così accettai e lo seguii.
Entrammo in un complesso enorme e molto antico, con delle statue di molte età diverse: greche, romane, egizie, erano davvero affascinanti per chi come me ama la storia.
Quell'edificio era come se comprendesse antichi oggetti di molte popolazioni vissute prima di noi, pareva un museo.
"Questi antichi manufatti appartengono a tutte le età in cui abbiamo vissuto, vedo che ne sei affascinata quanto noi." Disse, ridacchiando, sembrava che sapesse qualcosa a me sconosciuta.
"Sì, sono veramente colpita da tutti questi oggetti meravigliosi." Risposi, senza badare molto a ciò che aveva detto prima.
Il tragitto era lungo, non era un complesso molto grande da come si poteva ammirare all'esterno, ma all'interno era completamente scavato sottoterra, sotto la città.
Mi sembrò di essere finalmente arrivata quando Felix bussò all'imponente porta che si presentava davanti ai nostri occhi, e fu lì che divenni inspiegabilmente ansiosa.
Quando la porta si aprì, entrammo in una sala gigantesca, piena di affreschi e sculture, figure intagliate nelle colonne e capitelli dai motivi precisamente perfetti.
La stanza aveva un alto soffitto, era arredata in uno stile che poteva assomigliare a quello greco azzarderei, con tre troni posti in fondo ad essa.
Tre altri uomini si presentarono, erano veramente insoliti e soprattutto, avevano gli occhi inspiegabilmente rossi.
"È un piacere rivederti Renesmee." Disse lo strano uomo al centro, meno alto di Felix, con dei lunghi capelli neri neri, dal portamento estremamente elegante.
Quel nome mi colpì in pieno, che cosa significava tutto quello che stava succedendo?
"Il mio nome è Aro, loro sono Caius e Marcus." Continuò, presentandosi e informandomi dei loro nomi.
Gli altri due mi salutarono cordialmente.
Caius era un uomo stranamente affascinante, alto più di Aro, con i capelli di un biondo ossigenato, gli occhi erano rossi come quelli degli altri, era il più giovane dei tre.
Marcus invece era un uomo abbastanza avanti con l'età, come gli altri aveva i capelli lunghi, castano scuro, e un viso impassibile.
Aro da quando ero entrata in quella stanza presentava un enorme sorriso sulle labbra, quasi inquietante.
"Presumo che tu abbia trovato la foto e l'indirizzo nella cartella clinica." Confermò lui.
Feci cenno di sì con la testa, mi mettevano un po' di paura quei tre, così lasciai che prendessero di nuovo loro la parola.
"Ora starai cercando delle risposte sul tuo passato, non è così, cara?" Proseguì Aro.
"Sì, ne ho bisogno." Risposi, ingenuamente.
Non avrei dovuto mostrare il mio forte desiderio di avere informazioni riguardo al mio passato, ci sarebbe stato un prezzo da pagare.
"Ora ti racconterò una storia, la storia del tuo passato burrascoso." Mi informò.
Aspettai che continuasse, impaziente.
"Dunque, molti anni fa, quando tu nascesti, la tua famiglia ti amava, eri frutto di un amore proibito, che però in quanto amore, e molto forte, era riuscito a congiungere il destino dei tuo genitori.
Lei era umana, lui no.
Ed è qui che ogni cosa si complica, loro non sarebbero dovuti stare insieme, la loro relazione non avrebbe dovuto esistere, era contro ogni legge della natura.
Lo permettemmo per qualche tempo, finché dopo il parto tua madre non si trasformò.
A quel punto, quell'amore proibito diede alla luce dei problemi, una profezia si stava per compiere a causa del frutto di quell'unione, tu.
Un giovane lupo, un tempo amante di tua madre, ebbe l'imprinting con te, ma questo avrebbe permesso alla profezia di continuare il suo destino, ovvero quello di sterminare le nostre razze."
Raccontava la storia in modo molto ammirevole, era davvero un bravo narratore e i miei occhi non si staccarono un attimo da lui.
Fece un attimo di pausa e ricominciò, tutto ciò che disse era molto strano da pensare.
"Tutti ti amavano, e quasi nessuno badava più all'antica profezia costruita dagli sciamani, che avevano predetto ogni cosa, facendo estinguere le due razze, per porre fine alla faida che orami proseguiva da millenni tra il nostro popolo e i lupi mannari.
Il destino però, non è sempre conforme alle tue aspettative e ai tuoi desideri.
Nel lontano Ottobre di diciassette anni fa, fu il giorno decisivo.
Dormivi con il ragazzo dell'imprinting, il ragazzo che diceva di amarti più della sua stessa vita, ma quando successe, non si accorse neanche della tua scomparsa, come la tua famiglia.
Ti lasciarono nelle mani di un giovane ragazzo che aveva il solo desiderio di proteggere la sua famiglia, sacrificando tutto.
Lui ti portò da noi, che ti avremmo protetta per sempre, offrendoti un posto nella nostra casa, dove sei e sarai sempre la benvenuta.
Subito ci siamo affezionati a te, anche se in un primo momento credevamo che tu fossi una bambina immortale, ti auguro di non incontrarne mai, sono pericolosissime, soprattutto le bambine.
Sei stata qui solo qualche mese, perché poi abbiamo sacrificato la nostra felicità per la tua, lasciandoti crescere da una famiglia normale, te lo meritavi, non era assolutamente tua la colpa se eri nata in una famiglia che non avrebbe dovuto esistere.
Ti cambiammo d'aspetto e ti cancellammo la memoria, creandone una nuova anche ai tuoi genitori adottivi, che hanno sempre creduto fossi la loro figlia biologica.
Qualche volta ti venivamo a trovare, ti guardavamo da lontano, e solo da quello sguardo ci trasmettevi un'assoluta felicità.
Ti avevamo dato la possibilità di ricominciare, senza complicazioni dalla tua vera famiglia, che è solo un'egoista.
Loro non si sono mai degnati di cercarti e tantomeno ti hanno trovata, e mi spezza il cuore dirtelo.
Ora che sai tutta la verità, è tua la decisione, ma prima devo dirti cosa siamo noi e cos'è la tua famiglia.
Siamo creature della notte, spietate se si tratta di alcune specie, ad esempio la tua famiglia, incapaci di alcuna pietà o compassione, inermi di fronte agli stermini e ai massacri.
Siamo vampiri." Sospirò.
Tutto ciò che era successo era solo immaginazione, credevo.
Sembrava ancora più assurdo dei racconti di Justin in ospedale, ma di loro mi fidavo di più.
Mi avevano dimostrato quanto tenessero a me, ed ora era mio compito ricambiare il favore.
Non negavo il fatto di essere sorpresa e un po' spaventata, ma in fondo sapevo che non mi avrebbero mai fatto del male, erano loro la mia vera famiglia, 'coloro che hanno preferito la mia felicità alla loro.'
"Anche tu sei una di noi, ma sei un'ibrida, una creatura metà vampira e metà umana, una forza della natura.
Solitamente i vampiri possono avere al massimo un solo dono, ma tu ne hai due.
Il primo consiste nel trasmettere attraverso un contatto i tuoi pensieri, le tue emozioni, solitamente appoggiando una mano sulla guancia della persona a cui vuoi mostrarli.
Il secondo ti permette di penetrare qualsiasi scudo mentale, sono gli esatti opposti dei doni dei tuoi genitori biologici.
Crediamo anche che tu possa evitare di far leggere i tuoi pensieri ai lettori di menti, come tuo padre e me.
Con la tua forza potremmo sconfiggere qualunque male, potremmo essere la famiglia a cui tanto aspiravamo.
Potremmo insegnarti tutto ciò che riguarda il tuo vero mondo, il tuo vero essere, aiutarti in qualunque cosa tu abbia bisogno, siamo la tua famiglia."
Continuò, mostrandomi un grande sorriso che aveva soppresso fino a quel momento, quando era ricolmo di gioia.
Non sapevo cosa dire di tutto quell'amore che mi stavano dimostrando, era qualcosa di totalmente nuovo per me, ma sapevo che era quello che tanto desideravo.
"Io sarei molto onorata di accettare tutto ciò che mi avete proposto.
Specialmente ora, che ho perso nuovamente la memoria, ho bisogno più che mai di persone che mi stiano vicino e che mi raccontino com'era la mia vita di un tempo, cosa amavo fare, insomma, farmi tornare tutti i ricordi.
Vorrei sapere anche tutti i dettagli della storia, tutto ciò che riguarda l'essere vampiro e della profezia, cosa non dovrei fare per farla compiere." Dissi, decisa, pronta a ricominciare con le persone che davvero mi amavano.

Tre ragazzi si presentarono nella stanza, vestiti proprio come i tre uomini sul trono.
"Loro sono parte della nostra famiglia, lei è Jane, lui è Alec e infine lui è Levi." Mi informò, indicandoli.
Jane era una ragazza molto carina dai capelli biondi raccolti in una coda, gli occhi erano rossi come gli altri e presentava un'espressione difficilmente allegra, come Marcus.
Cercò di sorridermi, anche se notai che le fu difficile.
"Come ha detto Aro, io sono Jane, mi fa piacere rivederti dopo così tanto tempo." Disse, quasi commossa.
Non sembrava proprio il tipo di persona che prova emozioni, ma le sorrisi.
Mi girai verso Alec, un ragazzo alto come Jane con i capelli castani, il viso pallido e un'espressione quasi arrabbiata sul volto.
"Sono Alec, fratello di Jane, sei cresciuta molto in questi ultimi anni." Disse, quasi ridendo, gentilmente.
Ricambiai il sorriso, divertita.
Accanto a lui vi era un altro ragazzo, aveva i capelli rossi ed era abbastanza alto, molto carino.
Era un po' spaesato e intimidito, così me lo presentò Alec.
"Lui è Levi, un nuovo membro dei Volturi, non è qui da molto, si sta ancora ambientando." Mi informò.
"È un piacere immenso conoscervi ragazzi, non sapete quanto io abbia desiderato dei fratelli in questi anni, ma non mi sarei mai aspettata di averli un giorno." Risposi alle presentazioni, ricevendo i sorrisi di tutti.
Parlammo ancora un po' del passato, raccontandomi qualche aneddoto della mia permanenza temporanea in quell'enorme casa di molti anni prima, e di come erano sorpresi nel vedermi in giro per quella città.
In seguito Jane mi accompagnò nella mia stanza, promettendomi che saremmo andate a comprare qualche vestito il più presto possibile, non avevo nulla lì con me, avrei indossato per qualche giorno la 'divisa' dei Volturi.
La mia camera era enorme come il resto del complesso, era molto antica e curata nei minimi dettagli.
Il letto era a baldacchino come piaceva a me, con davanti un baule molto grande dove mettere gli oggetti personali.
Vi era un comò con molti cassetti che non avrei mai riempito completamente, intagliato in legno e dipinto con dei magnifici colori.
Era quasi tutta adornata da mobili in legno, armadi, comodini, sedie.
Posai i miei oggetti sul baule, per poi andare a guardare fuori dalla finestra, da dove proveniva un'aria freschissima.
La vista era incredibile, le case avevano un aspetto molto antico, il cielo era azzurro con qualche nuvola qua e là, gli alberi si vedevano di tanto in tanto tra qualche casa e le pianure si potevano intravedere in lontananza.
'Nella vita ci sono rischi che non possiamo permetterci di correre e ci sono rischi che non possiamo permetterci di non correre.'
-Peter F. Drucker 

The Truth Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora