22 - Era una stanza buia e fredda

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Atena
Stavamo uscendo dall'aeroporto, finalmente.
Nonostante tutte le ore passate a dormire, ero ancora distrutta.
Presi il mio bagaglio a mano e lo trascinai a fatica fuori dall'aeroporto.
Mi misi di fianco a Taylor, che, mentre cercava qualcuno che ci avrebbe portati a casa, non mi toglieva gli occhi di dosso, preoccupato di perdermi.
Eravamo arrivati a Seattle durante le vacanze, l'unico periodo dell'anno in cui le persone atterrano in massa in quel luogo umido.
L'aeroporto era molto grande, pieno di gente che non sapeva dove andare e totalmente nel caos.
Taylor ovviamente era ansioso e molto arrabbiato, e per ogni minima cosa si innervosiva ed esagerava come al solito.
Dopo aver telefonato e mandato così tanti messaggi a quelle misteriose persone, si decise a chiedere indicazioni a qualcuno dell'aeroporto.
Io stetti vicino alle valigie, aspettando pazientemente, mentre lui parlava con una signorina del check-in.
Ad un tratto però, un gruppo di persone si frappose tra me e lui, e non lo vidi più.
Mi ritrovai persa tra la gente, e non trovavo più Taylor, che chissà dov'era andato.
Guardai ovunque, ansiosa, ma non vidi altro che turisti di nazionalità diverse e neanche l'ombra di quel tizio.
Nel frattempo non sapevo dove stavo andando, vagavo, non conoscevo l'aeroporto, era la prima volta che viaggiavo in America e non ero mai stata a Seattle prima dall'ora.
Cercai di oltrepassare il gruppo di gente che si era frapposto tra me e lui, ma non lo vidi. Probabilmente mi stava cercando anche lui.
Continuai a camminare per un buon quarto d'ora, ma non vedendo nessuno mi sedetti ad aspettare su una panchina lì vicino.
Il mio telefono era spento, e ce l'aveva lui; tutto quello che potevo fare era aspettare che arrivasse.
Mi passò davanti un ragazzo più o meno dell'età di Taylor che, squadrandomi per bene, mi chiese come mi chiamavo.
"Mi chiamo Atena." risposi, non mi sembrava il caso di dire anche il cognome.
"Ah, l'amica di Ja-Taylor!" Disse lui, entusiasta.
"Si. Lo conosci?" Chiesi, disperata.
"Certo. Vieni, su, ti porto in macchina, Taylor sta prendendo l'altra con altri amici." Disse sorridendomi, sembrava simpatico.
Salii sulla sua auto, l'unico pick-up dell'aeroporto.
"Ma dove stiamo andando?" Chiesi, ancora in ansia per il presunto tizio a fianco a me.
"A Forks." rispose, in tono ovvio.
"Ah. Ma aspetta, la città del film di Twilight?" Chiesi, euforica.
"Esatto." Mi sorrise.
"Ecco perché non mi ha voluto dire niente. Sarà stata una sorpresa." Risposi, euforica.
Lui sorrise ed io mi riaddormentai, ero troppo stanca.

Dopo tre ore.
Dopo tre ore di viaggio mi svegliai ancora assonnata, ma eravamo ancora in macchina.
Stupita, chiesi spiegazioni.
"Come mai non siamo ancora arrivati?" Chiesi preoccupata.
"Oh. C'è molto traffico." Rispose lui, con tono incerto.
Essendo ancora un po' frastornata non risposi niente, tornando a dormire.
Dopo molte altre ore di viaggio mi risvegliai, trovandomi in una camera fredda e umida, come del resto era tutta la città.
Mi alzai a fatica, cercando di notare qualcosa che mi sembrasse familiare, o quasi.
Era una stanza buia e fredda, con colori scuri e trascurata, con molti mobili rotti o altri che per poco non cadevano a pezzi.
Cercai di aprire la porta ma niente da fare, era chiusa.
Sentendomi, un ragazzo si avvicinò alla porta.
"Ciao, io mi chiamo Seth. Tu sei Atena?" Chiese.
Era molto simpatico, aveva la carnagione scura come l'altro suo amico di cui non sapevo neanche il nome.
Riuscivo a vederlo da una fessura presente nella porta: non era molto alto, con degli occhi molto dolci a mandorla, color cioccolato, i capelli erano molto scuri, il volto simpatico e aveva dei vestiti molto rovinati.
"Ciao, sì io sono Atena, ma dove mi trovo?" Chiesi, con tono disperato.
"Mi scuso per le condizioni in cui ti facciamo stare, ma sono delle questioni più grandi di quanto tu possa immaginare. Nemmeno io avrei voluto farti rinchiudere qui, mi ero opposto, ma a Sam non si può dire di no."
Mi rispose, addolorato per la mia condizione.
"Ah. Però mi fa piacere che ci sia tu a farmi compagnia, sei molto simpatico." Gli dissi sorridendo.
Lui ricambiò il sorriso ma non parlò, cambiando subito espressione.
"Ma Taylor? C'entra qualcosa?" Domandai.
"Taylor? Ah. No lui non c'entra niente, è soltanto capitato al momento sbagliato, lui ti sta cercando." Rispose.
"Lo conosci bene?" Chiesi per ammazzare il tempo.
"Eccome. È come un fratello per me.
Ti sembrerà strano, ma fa male tradirlo, lui che si fida completamente di me."
Una lacrima gli rigò il viso.
"Come mai sei così triste per questa storia? Non puoi semplicemente non ascoltare questo Sam e basta?" Gli domandai.
"Beh, non posso tradire il mio capo, sono le nostre leggi. Ma sono stufo di deludere Ja-Taylor." Rispose, iniziando a piangere.
Era molto triste, quello era lo sfogo di molti mesi di sofferenze.
"È frustrante. Perché non ne esci?" Chiesi, non riuscivo a vedere le persone piangere in quel modo.
"Non posso uscirne. Credimi, non è un'organizzazione criminale, è più una questione per orgoglio in questo momento, per questo sei qui e pensi che siamo i 'cattivi', e non posso uscirne. È sigillato con il sangue." Rispose.
Non capivo. Sembrava che dicesse tutte cose insensate, ma in quel momento mi sorse una domanda.
"Perché sembra che sbagliate quando dite il nome di Taylor? Tutto questo mi sembra così assurdo."
Lui rise.
"Questo lo scoprirai in seguito" disse solamente.
Ero molto spaventata, ancora non mi ero resa conto completamente della condizione in cui mi trovavo, ma non vi erano vie di uscita, dovevo rimanere lì.
La conversazione finì quando lo chiamarono, doveva andare, e mi disse che ci saremmo visti presto.
Sentii soltanto: Seth vieni, non è il momento di spifferare i nostri piani alla vittima.

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