Capitolo 10.

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Sono qui dalle 22 di ieri, non ce la faccio più, la caffeina non mi fa più effetto e io potrei addormentarmi ad ogni battito di ciglia. Sascha è accanto a me che sta facendo un pisolino, quando si avvicina una dottoressa con una cartella in mano. 

"Signorina Esposito?" (N.B. È INVENTATO, non molestate quelle che si chiamano così. ) 

 "Sì sono io"

 "Venga, può vedere sua madre."

 "Sveglio il mio ragazzo e vengo" 

scrollo Sascha e seguo la dottoressa.

Mi porta in una stanzetta con le pareti bianche e verdoline. La vedo, sdraiata su un letto, piena di tubi. Vado a sedermi accanto a lei e le prendo la mano.

 "Non sappiamo ancora quale sia stata la causa dello svenimento. Le stiamo facendo un po' di test."

 Mi dice la dottoressa. Annuisco in silenzio e guardo mia mamma dove non avrei mai sperato di vederla. Piena di tubi delle flebo, la cannula dell'ossigeno, e fili di macchinari di cui non so nemmeno la funzione.  Mi siedo su di una sedia accanto al letto dove è sdraiata e lascio cadere la testa sul letto accanto alla sua mano e il suo odore mi ricorda la città dove eravamo prima di trasferirci qui. Vivevamo in una casa in campagna, l'aria profumava di fiori e pane appena sfornato, io e Sara che ci rincorriamo, già.. Sara.. quasi mi scende una lacrima al pensiero di quel periodo.

Alzo la testa e mi rendo conto di aver pianto, e di scatto controllo se c'è qualcuno nella stanza oltre a me e a mamma. Noto sulla porta Sascha, che mi guarda con i suoi due occhioni colmi d'amore e dispiacere, camminare verso di me. Mi stringe forte forte,mentre mi sussurra all'orecchio

 "Shh, sono qui piccola"

al suono di quelle parole inizio a piangere in silenzio contro il suo petto, e per una volta non mi trattengo. Quando mi sono un po' calmata mi stacco da lui e mi volto verso il letto. Vedo mia mamma che mi guarda come se quella che avesse davanti non fosse sua figlia. 

"M..mamma?" 

mi trema la voce e ho paura che non si ricordi chi sono.

 "Lui chi è? State assieme Francesca?"

 Tiro un sospiro di sollievo e sorrido talmente tanto che mi fanno male le guance. Per un momento ho creduto avesse avuto un' amnesia, e che non si ricordasse più di me. Mi si è tolto un peso quando ha pronunciato il mio nome.


Periscope | Sascha BurciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora