Capitolo 20.

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Mi sveglio e c'è un buon profumo nell'aria, di brioches e caffè credo. Allungo la mano ma accanto a me non c'è nessuno; solo lenzuola fredde. Sascha si è alzato da un po'. Mi stiracchio e metto i piedi sul pavimento congelato. Fa veramente freddo! Prendo dal comodino dei calzini antiscivolo con degli orsacchiotti abbastanza imbarazzanti ma ehi, è la mia famiglia. Vado verso la cucina e sento parlare, così mi blocco e li sento parlare. Papà e Sascha che parlano oh mio dio evento del secolo. Mi fermo dietro lo stipite della porta per ascoltare e per intervenire "casualmente" se le cose si mettessero male.

"Allora.. Sascha, Francesca è mia figlia e la conosco e si vede che ti ama con tutto il cuore. Ora che è incinta devi prenderti cura di loro. So dove abiti; non provare a fare il coglione né con lei e il bambino, né con me."

"Certo Signor Marco, e mi creda, non lo dico perché lei mi fa paura. Non dico che lei non sia un tantino inquietante ma va bene... Comunque può stare certo che io amo Francesca come non ho mai amato nessuna, glielo posso assicurare."

"Sarà meglio figliolo, conto sulla tua parola."

A quel punto decido di entrare e vedo Sascha con un grembiule da cucina sporco di farina seduto a tavola e mio padre che si sta alzando dalla sedia.

"Buongiorno a tutti!"

"Non ti ho mai vista con tutta questa felicità in corpo la mattina amore"

Dice Sascha mentre si alza e mi viene ad abbracciare, unendo le nostre labbra in un dolce bacio. Sorrido sulle sue labbra e poi mi stacco per andare in cucina, dove sento mamma trafficare.

"Buongiorno mamma! Ma stai facendo le brioches?"

Guardo nel forno e si, ci sono delle brioches gonfie che emanano un odore che fa venire l'acquolina in bocca. La guardo e sorrido.

"Veramente non le ho fatte io, le ha fatte Sascha."

"Okay allora se le hai fatte tu non le mangio. Non voglio morire per qualche roba strana che ci hai messo dentro."

Dico a Sascha che nel frattempo è arrivato in cucina e mi abbraccia da dietro, tenendo le mani sulla mia pancia.

"Ma non è vero! Sono bravo a cucinare!"

"Certo e perché il novantanove per cento delle volte mangi cibo pre-confezionato?"

"Perchè sono pigro"

Dice e appoggia la testa sulla mia spalla.

"Su questo non ci piove Saschy ahahah"

Mi giro per godermi la sua finta faccia arrabbiata da bambino di tre anni. Dio quando è bello con quei capelli perennemente in quella che non definirei propiamente una cresta,un qualcosa; quegli occhi scuri pieni di amore, quella sua fossetta che si crea quando sorride in quel suo modo strano che amo tanto...

"Non si fissano le persone Francesca"

"Ma io non stavo facendo nulla!"

Rispondo alla ripresa di mia mamma, sento la faccia in fiamme e Sascha mi lascia un bacio in fronte prima di prendere un guantone da forno e tirare fuori le brioches dal forno.

"Apparecchio la tavola?"

"Già fatto"

Risponde mio padre dalla sala da pranzo. Vado a tavola e mi siedo a quello che è solito essere il mio posto e Sascha arriva con la teglia delle brioches e ce ne mette una su ogni piatto. Poi riporta la teglia in cucina e prende le tazze di latte o cappuccini che mia mamma ha preparato. Per un secondo mi chiedo quando le abbia fatte e poi mi rendo conto che ero solo presa dal mio Saschy per cui non mi sono accorta di una beata mazza.

"Buon appetito"

Diciamo tutti e quattro in coro, e poi ognuno inizia a mangiare o a bere. Morsico la brioches e devo dire che è eccezionale.

"Mh, Saschy non pensavo che fossi così bravo, dovresti cucinare di più!"

Lui arrossisce a quel nomignolo e mormora qualcosa di incomprensibile che credo sia un grazie sbiascicato.

"Franci allora oggi cosa vorresti fare? Io e tuo padre sinceramente pensavamo di andare al centro commerciale; se però non volete venire per noi va bene" Dice sorridendo.

"Devo andare a lavorare!"

Mi ricordo tutto ad un tratto; così scatto e mi alzo dalla sedia, corro in camera e mi vesto, non facendo molto caso in realtà a quello che mi sto mettendo. Sascha arriva e si cambia la maglia che è palesemente del pigiama, si mette le scarpe e poi afferra la mia borsa dalla scrivania e il mio giubotto.

"Ti porto io al lavoro con la macchina dei tuoi,muoviti"

Mi metto le scarpe e grido un "Ciao" in ingresso; e poi mi fiondo giù per le scale; quasi come se stessi volando. Ringrazio che nella mia velocità mi sia messa le scarpe da ginnastica e non i tacchi, altrimenti sarei ancora più in ritardo. Sascha sta uscendo dall' ascensore e insieme corriamo nel parcheggio sotto casa, dove c'è la Panda crema di mio padre. Lui la apre dal telecomando e io mi fiondo al posto del passeggiero potendo così finalmente prendere fiato. Sascha arriva subito e partiamo e in men che non si dica siamo davanti al negozio di abbigliamento dove lavoro.

"Grazie amore, ti amo."

Dico afferrando la borsa e il giubotto, per poi scendere dalla macchina ed entrare. Per fortuna sono in ritardo solo di qualche minuto e nessuno sembra essersene accorto.
Il mio turno passa velocemente e quando esco fa parecchio freddo ed è già buio.

Periscope | Sascha BurciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora