Capitolo 18.

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Arriviamo sul pianerottolo e trovo mamma sulla porta ad aspettarci mi corre incontro e mi stringe talmente forte da farmi perdere l'equilibrio per qualche secondo.

 "Mamma dobbiamo parlare" 

le dico mentre entriamo in casa. 

"Oh, dimmi tutto amore" 

"No, dopo cena con calma."

 Annuisce e va in cucina,mentre io vado in salotto a salutare mio padre. Lo abbraccio e inaspettatamente va verso Sascha, che fino ad ora mi ha seguito silenziosamente e lo abbraccia. Sascha posa le borse che ha tenuto in mano tutto questo tempo e ricambia l'abbraccio. 

"I miei ometti!" 

Esclamo andandoli ad abbracciare. Mamma ci viene ad avvisare che è pronta la cena, così ci stacchiamo e ci dirigiamo verso la sala da pranzo. Ci sediamo tutti attorno al tavolo scuro che mi è sempre stato antipatico da piccola perchè era troppo alto per me e le sedie troppo basse. Mi siedo vicino a Sascha e iniziamo a mangiare la pizza che, inaspettatamente si trova sul mio piatto. Nessuno fiata e mamma decide di prendere parola 

"Allora, com'è andato il viaggio?"

 "Bene dai, mi si è un po' squadrato il culo ma va benee"

 Ridiamo tutti e continuiamo a mangiare la pizza chiacchierando del più e del meno. Quando tutti abbiamo finito io e la mamma mandiamo papà e Sascha in salotto mentre noi sparecchiamo. Sto raccogliendo le posate ed i piatti quando sento un dolore che mi parte dalla schiena e va' verso la testa. Barcollo un attimo e mamma se ne accorge e mi toglie i piatti di mano e mi porta in salotto, facendomi sedere.

 "Stai qui e riprenditi un secondo. Se non ti passa andiamo in ospedale"

 "Annuisco e mi sdraio , mettendo la testa sulle gambe di Sascha. Lui mi accarezza una guancia e mi lascia un bacio sulla fronte. Mi assopisco e mi addormento. Quando mi sveglio non dev'essre passato molto tempo, perchè mamma si sta sedendo sul divano. Mi tiro sù e con piacere noto che il dolore alla testa è passato. Mi siedo e guardo mamma che è un po' pallida. 

"Sto bene, mi è passato." 

le dico e lei si tranquillizza.

 "Mamma, papà, dobbiamo dirvi una cosa."

 Dico prendendo la mano di Sascha. Lui trema un pochino e non posso dargli torto.

 "Diteci pure." dice mio padre.

 Mi sistemo sull'altro divano di fronte a quello su cui siamo seduti in modo da essere faccia a faccia, e Sascha mi segue.

"Mamma, papà.." 

dico afferrando la mano di Sascha faccio un respiro profondo e poi sputo d'un fiato le parole: 

"Aspettiamo un bambino".



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