26: La luce in fondo al tunnel

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Parlarono di ogni cosa possibile: la prima cotta, come andavano a scuola, rapporto con i genitori, eventuali fidanzati... Non si accorsero neanche di dove stavano andando. Poi si resero conto che le loro voci femminili, avevano un sottofondo maschile. Si zittirono subito e notarono che c'erano 2 ragazzi della squadra bianca che parlavano. Calcio? Rugby? Boh, non si sentiva. Capirono che quei due ragazzi, non erano dentro il Labirinto, ma stavano sorvegliando l'uscita: ciò significava che erano arrivate.
Carla fece segno di allontanarsi per poter decidere cosa fare, si misero in cerchio chine, e sussurrarono.
"Sgambetto e scappiamo via?"
Chiese ironicamente Carola.
"Naahhh... Ci prenderebbero. Sono veloci"
Rispose seria Carla.
"Beh, seduciamoli" sghignazzò Stefania
"Ma anche no...!" Rise Gabriella.
Carola ricambiò la risata ma poi si bloccó. Osservava un ramo abbastanza robusto, lo prese con due mani, fece leva con il piede, e lo spezzó.
"Abbastanza robusto da far male, non troppo spesso da lasciarci le penne...!"
Sorrise consapevole di avere trovato la soluzione.
"È vero... Una botta in testa e boom... Svenuti per circa 5 minuti se non di meno." Concluse orgogliosa Gabriella. Carla prese l'altro pezzo del ramo spezzato in modo che avessero due armi. Stefania si offrì volontaria, insieme a Gabriella, che si avvicinarono lentamente ai due; si guardarono e con il labbiale si dissero:
"Uno... Due... Tre... Vai!"
E diedero un colpo netto sulla nuca. Piano fallito, non erano svenuti. Però notarono che erano parecchio storditi e non riuscivano ad alzarsi. Beh allora... Via libera.
Iniziarono a correre velocissime con l'adrenalina a mille, con ancora i bastoni in mano e gli occhi sbarrati. Stranamente non le stavano rincorrendo, beh con la botta che avevano preso era difficile anche alzarsi...
Riuscirono a varcare la porta della staccionata e a finire in strada;
Continuavano a correre avvicinandosi alla stazione sempre di più, fino ad incontrare una signora che si dirigeva nella loro stessa direzione, con passo tranquillo e sicuro di sè.
"Mi scusi dov'è la caserma? La prego ci dica dov'è!!!!" Accennò con il fiatone Gabriella.
La donna confusa indicò un edificio scuro attaccato alla stazione; le ragazze la ringraziarono e iniziarono a correre verso quella direzione. Entrarono dentro e iniziarono a chiedere aiuto disperate, e per fortuna qualcuno se ne accorse.
"Signorine perpiacere fate silenzio!"
"La... La prego agente ci ascolti!".
Le fece accomodare davanti a una scrivania e si fece raccontare tutto, per filo e per segno. Gabriella fece pure vedere la cicatrice;
L'agente sembrava perplesso e disse:
"Tutto ció mi sembra assurdo. Ma visto che ne ho giá sentito parlare... Posso mandare una pattuglia a controllare. Avverto i vostri genitori che vi vengano a prendere...".
Le ragazze si guardarono e si abbracciarono forte, piangendo, ridendo, e chissá cos'altro! Erano felicissime e ringraziarono decine e decine di volte l'agente: ora l'incubo era finalmente finito.

Il mistero di Rainy StreetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora