Capitolo 25 - Il ladro
Quella notte, mentre sono sdraiato sul letto in dormiveglia, sento un botto. Mi metto le mani sulle orecchie e cerco di non svegliarmi. Ma poi sento rumore di vetri che si rompono e mi sveglio.
La serra. Qualcuno sta invadendo la mia serra. Senza nemmeno vestirmi (tanto sono coperto dalla pelliccia), corro in soggiorno e spalanco la porta che da sul giardino.
"Chi osa disturbare le mie rose?" sbraito. Perché ho detto una cosa del genere?
La serra è inondata dalla luce della luna e dei lampioni, che passa attraverso il buco che qualcuno ha fatto in uno dei pannelli di vetro. Nell'angolo, una figura in ombra. È circondato da rose spezzate e vasi di terra rotti.
"La mia serra!" Mi scaglio su di lui nell'istante in cui lui si precipita verso il buco. Ma le mie gambe da animale sono troppo veloci per lui, e troppo forti. Affondo gli artigli nella morbida carne della sua coscia. Lancia un urlo.
"Lasciami andare!" urla. "Ho una pistola! Ti sparo!"
"Sparami" lo sfido. Non so se sono vulnerabile anche agli spari. Ma la rabbia che mi pulsa e scorre nelle vene come sangue in fiamme, mi rende coraggioso, noncurante del rischio.
Lo getto a terra, poi mi chino su di lui, lo atterro bloccandogli le braccia a terra, e cerco di disarmarlo.
"Volevi spararmi con questo?" ringhio brandendo il piede di poro che gli ho sottratto, la sua unica arma. Lo tengo alto. "Bang!" lo beffeggio.
"Ti prego! Lasciami andare!" urla. "Ti prego, non mangiarmi! Farò quello che vuoi!"
Solo in questo momento mi ricordo del mio aspetto. Pensa che io sia un mostro. Pensa che gli stritolerò le ossa per sfamarmi. E forse sono un mostro e lo farò.
Rido e lo prendo per la testa, mentre cerca di divincolarsi. Tenendogli ferme le braccia con la zampa libera, lo trascino su per le scale, al primo piano, poi al secondo, diretto verso il quinto, verso la finestra.
Gli sporgo la testa di fuori. Alla luce della luna, riesco a vederlo in faccia. Sembra familiare, ma forse l'ho solo visto per strada.
"Che farai?" ansima l'uomo.
Un bel niente. Ma dico: "Ti butto di sotto, coglione."
"Ti prego. Ti prego, no, non voglio morire" mi supplica.
"Come se me ne fregasse qualcosa di quello che vuoi" rispondo.
Non lo butterò di sotto, non dico sul serio. Arriverebbe la polizia, farebbero domande, e non posso permetterlo. Non posso neppure chiamare la polizia per arrestarlo. Ma voglio mettergli paura, farlo spaventare per tutta la vita.
"Lo so che non te ne frega nulla!" Il tizio trema, non solo dalla paura - capisco - ma perché è in astinenza. È un tossico. Gli metto la mano in tasca sapendo di trovare della droga, ed ho ragione. La tiro fuori insieme alla patente.
"Ti prego!" Supplica ancora. "Lasciami vivere! Ti darò tutto!"
"Cosa hai che potrei volere?" chiedo scettico.
Si dimena pensando. "La droga. Puoi prenderla! Posso trovartene dell'altra... tutta quella che vuoi! Ho un sacco di clienti."
"Non mi drogo, stronzo." È vero. Ho troppo paura che sotto effetto delle droghe, potrei fare qualche follia, tipo uscire di casa. Lo sporgo ancora di più dalla finestra.
Urla. "E allora soldi."
Gli stringo il collo. "Che ci faccio coi soldi?"
Sta soffocando e piange. "Ti prego... dev'esserci qualcosa."
Ancora più stretto. "Non hai niente che io possa volere."
Cerca di scalciarmi, di allontanarmi. "Vuoi una fidanzata?" Piange sempre più forte soffocando sempre di più.
"Che?" Quasi mollo la presa, ma affondo di più gli artigli. Urla.
"Una fidanzata. La vuoi una ragazza che si occupi di te, bestia?"
"Non prendermi in giro. Ti avverto..."
Ma capisce che mi interessa. Va avanti e io lo lascio parlare. "Ho una figlia."
"E lei che direbbe?" Allento un po' la presa e l'uomo rientra nella soffitta.
"Mia figlia. Puoi averla. Basta che mi lasci andare."
"Posso che?" Lo guardo.
"Puoi averla. Te la porterò."
Sta mentendo. Mente, così lo lascerò andare. Quale padre darebbe via la propria figlia? A una bestia? Eppure... "Non ti credo."
"È vero. Una figlia. È bella..."
"Parlami di lei. Dimmi qualcosa che mi faccia capire che è vero. Quanti anni ha? Come si chiama?"
Ride come se sapesse di avermi in pugno. "Sedici anni, mi pare. Si chiama Lizzy. Le piacciono... i libri, leggere, cose stupide. Ti prego, prendi lei, fanne quello che ti pare. Prendi mia figlia ma lasciami andare."
Comincia a essere vero. Una ragazza! Una ragazza di sedici anni! La porterebbe qui sul serio? Potrebbe essere la ragazza per me, quella di cui ho bisogno? Ripenso alle parole di Kendra. A volte accadono cose inaspettate.
"Sono sicura che starebbe meglio senza di te" dico. Poi capisco che lo credo sul serio. Chiunque starebbe meglio senza un padre del genere. Sarei d'aiuto anche a lei. O almeno questo è quello che mi dico.
"Hai ragione." Stava piangendo e ridendo. "Starà meglio. Prendila."
Decido. "Tra una settimana poterai qui tua figlia. Vivrà con me."
Adesso sta solo ridendo. "Certo. Assolutamente. Adesso vado e la porto qui."
Ma non mi frega. "Ma non credere di andare via e fregarmi."
Gli spingo la faccia di nuovo fuori dalla finestra, più di prima. Urla come se lo stessi per buttare giù, ma io indico di sotto, verso la videocamera della serra. "La casa è piena di video che dimostrano che sei stato qui. Ho la tua patente, la tua droga. E ho qualcos'altro."
Lo prendo per i capelli lunghi e unti e lo trascino verso il vecchio armadio dove tengo lo specchio. "Voglio vedere tua figlia, Lizzy."
L'immagine dello specchio cambia, dalla mia faccia grottesca a quella di un letto e di una ragazza che ci dorme sopra. L'immagine diventa sempre più grande. Vedo una lunga treccia rossa, poi il viso.
Lisa. Lisa Owens della Tuttle, la ragazza della rosa, quella che avevo guardato allo specchio per settimane, l'anno scorso.
Spingo lo specchio contro la faccia di quell'individuo spregevole. "È lei?"
"Come hai...?"
Adesso dico allo specchio: "Voglio vedere l'indirizzo di casa tua." Lo specchio inquadra la porta di un appartamento, poi il cartello di una strada.
"Non puoi scappare." Glielo mostro. "Ovunque andrai, saprò esattamente dove sei." Guardo la sua patente. "Daniel Owens, se non torni, ti troverò e le conseguenze saranno terribili."
Le conseguenze saranno terribili? Ehi, chi direbbe una cosa del genere?
"Posso andare dalla polizia" dice.
"Ma non vuoi farlo." Lo trascino di nuovo di sotto, nella serra. "Ci siamo capiti?"
Annuisce. "Te la porterò." Allunga un braccio, cercando di prendere la busta di droga e la patente che ho in mano. "Domani."
"Tra una settimana" lo correggo. "Devo preparare tutto. E nel frattempo terrò queste, per essere sicuro che tornerai."
A quel punto lo lascio andare e lui si dilegua nella notte come il ladro che è.
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Beastly || Zayn Malik [INTERROTTA]
FanfictionUna bestia si nasconde nei meandri di New York. E dentro il corpo della bestia, batte silenziosamente un cuore umano. - "Tu sei una bestia. Mio padre... l'aveva detto... pensavo fosse per effetto delle droghe. Dice un sacco di cose deliranti. Pensav...