CAPITOLO 5

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Mi soffermo a pensare a come sia andata la mia giornata e non faccio altro che pensare all'incontro in mensa con Robert e al suo strano comportamento in macchina, all'inizio cercava una conversazione e appena arrivata a casa mi ha letteralmente cacciato dalla sua auto.

Sono contenta di aver conosciuto Sophia, sono sicura che diventeremo grandi amiche, mi piace molto il suo carattere perché nonostante mi abbia conosciuta da poco mi ha messo subito a mio agio e sembra che ci conoscessimo da una vita, infatti mi ha capita al volo.

Senza neanche accorgermene mi addormento, fino a quando la fastidiosa suoneria del mio cellulare non mi sveglia; un po' controvoglia mi alzo per prenderlo dalla scrivania 'numero sconosciuto'

-pronto?- dico mentre rispondo alla chiamata, non si sente nulla oltre a dei singhiozzi ­-pronto?- ripeto scocciata, ancora niente, poi sento il segnale di chiusura della chiamata.

La prima persona che mi viene in mente pensando alla strana non-conversazione di prima è mia madre, ma non saprei che motivo avrebbe per piangere al telefono, avrà litigato con quel George, al solo pensiero che si trovi con quell'uomo, da sola, mi viene l'angoscia.

Poi penso ai miei vecchi 'amici' non ci siamo più parlati dopo quella litigata e non avrebbero nessun motivo per farlo ora, visto che mi trovo a New York.

La mia mente torna di nuovo a Robert, forse è stato lui a chiamarmi, ma cosa sto dicendo, certo che non è stato lui, ci siamo visti poco fa' e mi ha cacciato via, non ha neanche il mio numero e non mi chiamerebbe mai piangendo. Devo togliermelo dalla testa, non è possibile che ogni cosa io faccia mi ritrovi a pensare a quegli occhi verdi e quel sorriso... no ora basta. Lo scaccio via dalla mia testa.

Decido di andare in cucina visto che è quasi ora di cena,

-oh, finalmente ti sei svegliata- dice Nicholas mentre sta guardando uno stupido programma televisivo che sicuramente avrà già visto.

-già, mmh che profumino cosa stai cucinando papà?- chiedo con l'acquolina in bocca.

-pollo al forno con patate- risponde orgoglioso di ciò che sta cucinando.

-buono, allora apparecchio la tavola- dico.

Mentre stiamo mangiando il pollo, chiacchieriamo del primo giorno di college e racconto che ho conosciuto Sophia e i suoi amici e che mi sembrano tutti molto simpatici e amichevoli, ovviamente tralascio l'argomento, Robert e assorbenti.

Anche Nicholas racconta la sua giornata dicendo che ha fatto amicizia con un ragazzo di nome Albert e che i professori sembrano molto qualificati.

Dopo un po'-sapete, oggi ho ricevuto una strana telefonata da un numero sconosciuto, non ha detto nulla ma mi è sembrato che stesse piangendo- spara Nicholas.

-anche io ho ricevuto la stessa chiamata- dico preoccupata; io e mio fratello ci guardiamo e urliamo -MAMMA-

-oh mio dio, non ci posso credere, ragazzi, non può essere lei, le avevo detto di non chiamarvi, per favore se vi chiama di nuovo non rispondete, è meglio per tutti- dice serio nostro padre.

-va bene- risponde Nicholas, io annuisco, non capendo il motivo per il quale debba arrabbiarsi così tanto, in fondo è sempre nostra madre, si ha tradito mio padre ed ha lasciato che io e mio fratello ci trasferissimo qui senza nessuna obiezione ma io le voglio bene.

Dopo cena salgo le scale e busso alla porta di Nicholas, ma non mi risponde, così decido di entrare e lo vedo intento ad ascoltare la musica ad alto volume, quando si accorge della mia presenza si toglie le cuffie

-cosa c'è, Brielle?- mi domanda

-ti volevo chiedere cosa ne pensi di ciò che è successo prima?- chiedo

-non saprei, forse le manchiamo ma non ha coraggio di parlarci, però non ti preoccupare- dice con un sorriso forzato

-io non intendevo la chiamata della mamma, ma della reazione di papà, non credi che abbia esagerato un po', è sempre nostra madre nonostante ciò che ha fatto, io le voglio bene- dico

-bè, un po' si ma credo che lo abbia fatto solo per proteggerci, deve ancora superare il tradimento- dice non molto convinto di ciò che ha appena detto

-io credo che ci sia dell'altro. Qualcosa che sa sulla mamma e che non vuole dirci- affermo

-ooh, e cosa intendi fare detective?- ridacchia

-capire cosa ci nasconde, e tu mi aiuterai- dico in modo teatrale e scoppiamo a ridere.

La mattina seguente mi sveglio e noto che è tardissimo, indosso la prima cosa che trovo, do una sistemata ai capelli ed esco velocemente di casa, essendo tardi cammino direttamente verso il college, sapendo che il bus sarà già passato, arrivo davanti scuola e quando varco l'ingresso noto che è già da parecchi minuti suonata la campanella, così decido di entrare in seconda ora e mettermi seduta su una panchina in giardino ad aspettare, a due panchine da me vedo un ragazzo, Robert, noto che sta fumando una sigaretta così osservo le sue mani che sono veramente belle, può sembrare una cosa stupida ma è una delle prime cose che noto in un ragazzo. Indossa una semplice maglietta a mezze maniche bianca che gli fa risaltare il suo fisico perfetto, un jeans nero e delle Nike bianche. Mi sorprende a fissarlo e mi accenna un sorriso avvicinandosi verso di me

-sempre a fissarmi eh?- mi chiede

Io arrossisco subito e rispondo -come mai non sei in classe?- domando cercando di cambiare discorso

-non si risponde ad una domanda con un'altra domanda- mi sorride malizioso

-comunque, non stavo fissando te, ma la sigaretta, non dovresti fumare, secondo me non ne hai il motivo, di solito ognuno ha la propria filosofia rispetto al fumo oppure lo si fa solamente per sentirsi superiori- dico sicura di me.

-per me ormai è un vizio ma ti posso assicurare che è un ottimo calmante. Non hai mai provato?-

-si, ma sono certa che non prenderò mai questo vizio- rispondo

La campanella della seconda ora suona, mentre gli altri studenti si dirigono alla loro prossima lezione, io e Robert rimaniamo a fissarci per qualche attimo che viene spezzato da lui

-devo andare, ciao- mi dice senza smettere di guardarmi.

-perché fai sempre così? Perché ogni volta che sembra che stiamo parlando come persone normali, devi sempre rovinare il momento cambiando umore come una donna incinta?- gli domando impaziente di sapere la risposta.

Lui mi continua a fissare ancora per un po', poi alza e si dirige verso l'entrata della scuola, senza aggiungere una parola.


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