Avevo 6 anni la prima volta che mi interrogai sul vero significato della parola "felicità".
Era uno dei primi giorni dell'elementari e la maestra per farci conoscere un po' dalla classe, ci fece fare una specie di mappa , un percorso illustrato , con , come punto d'arrivo, "la felicità".
Come ogni bambino che si rispetti tracciai una strada disseminata di dolciumi e unicorni , regali di natali e i personaggi dei miei cartoni animati preferiti .
Le frecce rosa fucsia si interrompevano con un ritratto più che astratto della mia famiglia : tre stick man ,mia madre a destra , mio padre a sinistra e io,in mezzo a loro due.
Pensavo di avere avuto una idea geniale , chi poteva ideare una mappa tanto concentrata di felicità come la mia ? Ma ben presto mi accorsi che l'immagine che la mia classe aveva della felicità era un po tutta uguale, quasi copie di carbone , tutti noi trovavamo come punto d'arrivo i nostri familiari.
Tornata a casa raccontai l'avvenimento meravigliata a mia madre,che indaffarata a cucinare il pranzo ascoltava interessata come un' adulta potrebbe trovare interessante l'inesperienza di vita di una povera bambina .
Ciò che dissi di preciso non me lo ricordo , biascicavo frasi a profusione , veloce di arrivare alla fine, seduta a tavola con le gambe che si muovevano tanto rapide sotto la sedia che quasi rimbalzavo. Fu la risposta di mia madre alla mia esuberanza a stupirmi tanto , e ad accompagnarmi per gran parte della mia crescita psicologica e morale .Queste le sue parole :
<< Tesoro, non c'è bisogno che ti agiti tanto, è normale per la tua età trovare noi come massimo ideale di piacere. Sei piccola ,non ne sai molto della vita , e per la maggiorparte di essa hai conosciuto che poche persone oltre a noi . Per te siamo punti di riferimento , ma quando crescerai il tuo piccolo mondo si ampliera' per quanto possibile , e io e tuo padre verremo sempre più oscurati , fino a diventare immagini sbiadite sulla tua mappa.>>
Ok, come discorso da fare a una bambina di 6 anni , mia mamma si allargò un tantino , ma cosa ci si può aspettare da una psicologa?La mia prima reazione fu quella di lanciarmi in lacrime verso mia madre e gridare che mentiva , che non l'avrei mai rimpiazzata con nessun'altro .
Non volevo sentire le sue parole , rifiutavo un qualsiasi mutamento del presente, perché le cose dovevano cambiare se stavamo tutti cosi tanto bene ? Ancora non sapevo che non sarebbero state le cose intorno a me a cambiare, ma qualcosa dentro di me ,che nei primi anni di liceo inizio a sbocciare , qualcosa che non potevo assolutamente prevedere , proprio come l'arrivo nella mia vita di Luke.
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In viaggio per la felicità
ChickLitI suoi occhi non si potevano descrivere. Riuscireste a spiegare il freddo di un soffio di vento sulla pelle? O l'ebbrezza di una prima esperienza di libertà? Beh, per me quegli occhi rappresentavano un'emozione nuova, vibratile per il mio cuore, un...