Non sono degno di te, Signora Cesso!

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Capitolo 18 – "Non sono degno di te, Signora Cesso!"

Kai lanciò uno sguardo prima a me e poi a Baekhyun, confuso all'ennesima potenza. Povero, quanto lo capisco. «Ma... Voi due... Vi conoscete?», domandò, grattandosi la nuca.

Mi mordicchiai nervosamente il labbro inferiore, alla ricerca di una risposta convincente e, soprattutto, credibile.

"Mia", mormorò l'angioletto. "Posso dirgli che ci siamo conosciuti quando ti ho salvato da un attacco alieno?"

Per poco non caddi dalla sedia. "Ma che dici?!", sbraitai.

Eravamo ancora in un silenzio quasi religioso, Kai aspettava solo una nostra risposta e ci fissava come se fossimo travestiti da salsicce giganti.

"Mia, guarda che gli alieni esistono! E sono anche ottimi attori, basta guardare quel film, 'E.T'!", protestò Baekhyun, incrociando le braccia. Una sola domanda: perché?

"Lascia parlare me", dissi, esasperata.

«Baekhyun ed io siamo amici d'infanzia, i nostri genitori stavano sempre insieme! –esordii, con voce incredibilmente sicura. Potrei fare l'attrice di Telenovelas, stile "Il Segreto"– Però, dopo un paio d'anni, io son dovuta andare in Italia con la mia famiglia per motivi di lavoro. E... Non vedo Baekhyun da allora. Certo, siamo rimasti in contatto, ma non mi aveva detto che sarebbe entrato negli EXO», borbottai l'ultima frase digrignando i denti e fulminandolo con lo sguardo.

Giuro, nemmeno Zeus sarebbe stato in grado di inviare le folgori divine dirette a quell'idiota.

Jongin annuì. «Capisco... Quindi tu sei nata qui, Mia?»

Oh, mamma. Mi sono scavata la fossa da sola. «No, no. Sono arrivata qui quando avevo tre, o quattro anni più o meno», dissi. Stavo iniziando a sudare freddo.

Baekhyun intervenne, cercando di sovrastare il volume altissimo della musica con i suoi acuti da cantante lirica. «Certo, mi ricordo ancora quando ci siamo conosciuti! –"e ora cosa si inventerà? Ho paura"– Io e mio padre stavamo costruendo una casetta sull'albero e tu sei venuta ad aiutarci. Vero?»

«Sì!», squittii, forse un po' troppo velocemente. Avvampai e abbassai lo sguardo sulle mie bellissime scarpe. Che situazione, gente.

Sul viso di Kai apparve un meraviglioso sorriso che avrebbe fatto strage degli innocenti. «Sono davvero contento che vi siate incontrati! Spero di diventare tuo amico, Baekhyun-ssi, dato che entrerai nel mio gruppo», prese il suo bicchiere di the e bevve un lungo sorso.

«Tesoro, sono più grande di te. Chiamami "Hyung"»

Mi battei una mano in fronte.

«Davvero?», fece Jongin, alzando un sopracciglio.

«Certo, ho trecent- diciannove anni». Meno male che si era corretto in tempo, altrimenti lo avrei castrato di brutto.

«D'accordo, Hyung», Kai sorrise e tornò a concentrarsi su di me. «Ti stai divertendo? Ti piace questo posto?», sembrava molto nervoso. Accidenti, quanto era carino e cuccioloso; stavo per perdere una quantità industriale di sangue dal naso. Possibile che avesse la capacità di essere sia adorabile che sexy? Ma io non so.

Gli angoli della mia bocca si incurvarono verso l'alto. «Certo che mi sto divertendo, e poi sei davvero simpatico!», risposi, raggiante.

Baekhyun trascinò una delle sedie e si accomodò tra di noi. Proprio in mezzo. Kai si limitò a sbuffare debolmente, ma sicuramente lo stava uccidendo con le più infami torture cinesi nella sua testa, proprio come me. «Non vi dispiace, vero? Dopo aver ballato così tanto, ho davvero bisogno di un drink. BARISTA! –Non-mi-va-di-sorridere-perché-è-troppo-faticoso (sempre lui, il mitico), alzò lo sguardo dalla rivista che stava leggendo e roteò gli occhi– Vega qui, buon uomo!... Aspettate... Ma ha appena alzato gli occhi al cielo? A me?! Non si deve permettere, questa non è educazione!», l'angioletto scattò in piedi proprio quando quel tizio era pronto a prendere la sua ordinazione.

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