Assassino di pulcini

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Capitolo 19 — Assassino di pulcini

Ci mettemmo a correre come forsennati, diretti verso la porta a vetri che ci avrebbe condotto nelle braccia della libertà. Baekhyun lanciò un urlo da Valchiria mestruata e si gettò ˗ letteralmente ˗ sull'entrata, che esplose in una miriade di schegge appuntite.

L'angioletto giaceva sul marciapiede e si lamentava di tanto in tanto. Kai e quell'altro erano immobili, sgomenti, soprattutto il leader. Avrebbe dovuto pagare il conto dei lavori di ristrutturazione, ma questa è un'altra storia.

Ero senza parole. Anzi, c'era una dolce parolina che lampeggiava nel mio cervello: "cretino". «Bastava aprire la porta, stupido!», ululai, con le mani affondate nei capelli.

Baek si mise a sedere, gemendo come una pecora che veniva castrata. «Mi piace vivere pericolosamente», disse, guardando le stelle con un sorriso da ebete stampato sul viso. Indicò una nuvola, mormorò un flebile: «Vedo Dio», e poi svenne.

«E' fin troppo facile», sghignazzò una di quelle pazze, avanzando verso di noi con incredibile lentezza. Sembrava di essere capitati in un film apocalittico di serie Z, dove gli zombie cercavano di divorare gli ultimi umani rimasti. Umani con il cervello grande quanto una nocciolina, ma pur sempre umani.

YiFan ci sussurrò, abbassandosi alla nostra altezza: «Quello che dovete fare è molto semplice: non urlate, non scappate e state calmi.» Come se fosse facile mantenere il controllo quando un branco di ragazze matte vorrebbe mangiarti il cervello.

Gli lanciai un'occhiata di traverso. «Sembra che tu sia molto pratico di queste cose», sibilai, gelida, per poi puntare gli occhi sulle sasaengs. Davanti ai loro sorrisi maniaci, mi sentii mancare. «Dobbiamo sacrificare qualcuno per sopravvivere, è la legge naturale. ˗ mormorai, con un po' troppa enfasi. Cercai di posare la mano sulla spalla di Kris, ma era davvero troppo alto per me. Così lo guardai e sbattei le ciglia con fare innocente: «Ci mancherai, YiFan.»

«Come?!», muggì lui, indignato.

«Sacrificati per la patria! In fondo, è solo colpa tua se siamo finiti in questo casino», strillai, gesticolando come una pazza. Kai si nascose dietro di me quando una sasaeng gli mandò un bacio volante.

Il leader si portò una mano al petto. «Colpa mia?!», fece, sbarrando gli occhi.

Okay, erano due le cose: o era un pessimo attore, o era stato punto da una zecca.

«No, colpa di mia nonna!», ribattei, sarcastica. Proprio non capiva, la torre qui presente: stavamo così bene senza di lui, ma ovviamente doveva rovinare tutto! Quando stavo iniziando a provare qualcosa per Kai, eccolo che ritornava a scombussolare il mio cervello.

Forse era anche lui uno zombie proveniente da un film apocalittico.

Si sentì l'urlo strozzato di Baekhyun: «Chiedi scusa, nonna di Mia!» Mi girai a rallentatore, con le labbra serrate in una linea retta, pronta a suonargliele; ma l'angelo era di nuovo svenuto.

«Non so di cosa stai parlando, Mia. Io me ne stavo tranquillo˗»

«˗ Nel locale dove sapevi che saremmo andati noi due», continuai al suo posto, indicando prima Jongin e poi me. «Si sono fermate...», sussurrò il main dancer, ma lo ignorai. Ero troppo occupata a litigare con un cretino.

«A leggere il mio giornale˗», soffiò Kris, incazzato.

Alzai le braccia in aria, spazientita. «Era al contrario, genio!» Kai mi toccò la spalla «Mia...», mormorò, a voce più alta. Sembrava terrorizzato.

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