Piccola premessa:
Questo racconto inizia in Russia, all'epoca delle guerre napoleoniche. Il libro è scritto in russo, ma alcune parti sono francese (perché all'epoca i nobili erano soliti parlare anche francese). Io ho riscritto una mia versione opinabile, in italiano, lasciando alcune parti in francese, con la relativa traduzione (sempre opinabile) per chi non sa il francese.
Inizio.
(sarebbe in francese ma lo metto in italiano)
"...Principe! ...Avete visto?! ...Avevo ragione io: Genova e Lucca adesso sono di proprietà della famiglia Bonaparte... Mi raccomando, vi avverto: se dopo questo continuerete a sostenere che non ci dobbiamo ancora considerare in guerra con la Francia... e se vi ostinerete a difendere ancora le angherie e le efferatezze commesse da questo anticristo francese... Perché sono sicura che sia l'anticristo fatto uomo... Beh... Sappiate che non vi considererò più mio amico... Né, come dite voi, il mio "fedele schiavo" ...
In questo modo si esprimeva (nel luglio del 1805) Anna Pavlovna Schérer, damigella d'onore di Sua Maestà l'imperatrice madre Marija Fëdorovna, nonché componente dell'entourage intimo di suo figlio (lo Zar).
Queste parole erano indirizzate al principe Vassilij, un personaggio formale ed impettito, arrivato per primo alla sua soirée.
La signorina Schérer aveva la tosse da qualche giorno, ma lei diceva una "grippe" perché quella parola francese, nuova per l'epoca, era di moda presso l'entourage della corte imperiale russa.
Un domestico in livrea rossa (la livrea della corte imperiale russa) quella mattina aveva disseminato, in tutte le ville, biglietti identici in francese che dicevano:
'Se non avete niente di meglio da fare, signor conte o mio principe, e se la prospettiva di passare la serata a casa di una povera convalescente non vi turba troppo, sarei deliziata di vedervi da me tra le sette e le otto.
Anna Schérer'
Il principe Vassilij indossava calze di seta, scarpine con la fibbia, ed una delle uniformi che usava per andare a corte dell'imperatore (ricamata d'oro e rimpinzata di decorazioni militari).
La sua faccia di tolla sorrideva come se volesse circuire la Schérer, mentre lei proseguiva:
...Ma... Suvvia... buongiorno! ...mio caro principe! ...Mi sembra che le mie parole minacciose vi abbiano messo un po' di ansia... Sedetevi qui, e chiacchieriamo..."
Senza fare una piega per il tipo di accoglienza che aveva ricevuto, lui le rispose:
- Buon Dio! Come siete maliziosa oggi!...
Anche il principe parlava in francese (il francese ricercato che i nostri nonni avevano l'abitudine di utilizzare quando pensavano) e la sua voce aveva la studiata inflessione paternalistico-protettiva di un influente membro di corte, stagionato in quell'ambiente.
Si avvicinò ad Anna Pavlovna, le baciò la mano (porgendole la sua testa calva e profumata) e poi si mise a suo agio sul sofà.
Nota - Anna Schérer é chiamata anche Anna Pavlovna perché in russia le persone venivano chiamate anche col nome del padre (o del marito, se sposate): figlia o moglie di Pavlov diventa "Pavlovna"; figlio di Pavlov diventa "Pávlovich". Altra piccola spiegazione: Vassili le porge la testa perché l'usanza era che il gentiluomo salutasse la dama baciandole la mano, e lei rispondesse baciandogli la testa.
La conversazione proseguì in russo:
- ...Prima di tutto... cher ami... rassicuratemi, di grazia, sul vostro stato di salute...