Julia le aveva scritto (in francese):
"Mia cara amica speciale, quale cosa detestabile e crudele é la lontananza! Continuo a ripetermi che voi siete l'altra metà che completa la mia esistenza, la metà che completa la mia felicità. Mi dico sempre che nonostante la distanza che ci separa i nostri cuori sono uniti da un filo che nessuno può slegare o spezzare. Ma nonostante tutti i piaceri e le distrazioni che mi circondano, il mio cuore si ribella contro questo destino. Non riesco a sconfiggere questa tristezza che sento, segreta, nel fondo della mia anima da quando ci hanno separate. Perché non siamo insieme come quest'estate? Vorrei essere lì nel vostro grande salone, sopra al divano azzurro, il sofà delle confidenze. Perché non posso più, come tre mesi fa, ricevere entusiasmo e forza dai vostri occhi così gentili, calmi e dolci, così penetranti? Mi manca moltissimo il vostro sguardo che ho amato tanto, e che mi sembra di avere qua davanti, adesso, mentre scrivo."
Leggendo questa frase Marja si fermò, emise un sospiro ridendo di se stessa, e si guardò nello specchio del Trumeau che stava alla sua destra.
Lo specchio rifletteva un corpo sgraziato, gracile, ed un viso asciutto. I suoi occhi perennemente tristi si stavano adesso scrutando con particolare disillusione.
"Mi sta sviolinando" pensò la giovane principessa.
Ma ciò che scriveva Julie era vero: in realtà gli occhi di Marja, grandi, luminosi e profondi (a volte era come se da essi si irradiasse un fascio di luce calda) erano così belli che spesso, nonostante i difetti del suo viso, risultavano più attraenti di molte altre cose che solitamente identificano i canoni della bellezza.
Lei però non lo aveva mai potuto vedere il vero aspetto che avevano i suoi occhi quando non stava pensando a se stessa, perché quando si guardava allo specchio, il suo viso (come succede a tutti) acquisiva un espressione artificiale e forzata.
Marja distolse lo sguardo dallo specchio e riprese a leggere:
"Tutta Mosca parla solo di guerra. Uno dei miei fratelli é già partito per l'estero e l'altro é nella guardia nazionale, che sta marciando verso il confine. Il nostro amato imperatore se ne é andato da Pietroburgo e, a quanto dicono, conta di esporsi personalmente alla roulette dei pericoli della guerra. Dio non voglia che quell'uomo terribile arrivato dalla Corsica, che ha tirato giù dal letto la pacifica Europa, si salvi da quell'angelo che l'onnipotente nella sua infinita misericordia ci ha donato come sovrano. Questa guerra, oltre ad avermi privato dei miei fratelli, ha anche interrotto una delle relazioni più care al mio cuore. Sto parlando del giovane Nikolaij Rostov, che per l'entusiasmo non ha resistito all'impulso di partecipare attivamente ed ha lasciato l'università per entrare nell'esercito. Beh, cara Marja, vi devo proprio rivelare che, anche se é un ragazzo molto giovane, la partenza di Nikolaij per l'esercito mi ha riempita di malinconia. Questo ragazzo, di cui vi avevo già accennato qualcosa quest'estate, ha un animo così nobile: possiede una sincerità giovanile così fresca che é ormai rarissima da trovare, in questo secolo così particolare che stiamo vivendo, tra noi ventenni già vecchi. Possiede soprattutto tanta franchezza e passione. É così puro e sensibile che i miei incontri con lui, sebbene fugaci, sono stati una delle più dolci gioie del mio povero cuore, che ha già sofferto così tanto. Un giorno vi descriverò il nostro addio e quello che ci siamo detti prima che partisse: adesso sono cose ancora troppo fresche perché io riesca a raccontarle. Ah, cara amica! Siete così fortunata voi a non sapere niente di queste voluttà, di queste pene così strazianti! Voi siete fortunata! Perché non ci si abitua, e quelle più recenti sono quelle che fanno più soffrire! Io so benissimo che il conte Nicolaij é troppo giovane per poter mai diventare per me qualcosa di più di un semplice amico, ma questa amicizia, queste intimità così poetiche e così limpide, sono stati proprio ciò di cui il mio cuore aveva bisogno. Ma non ne parliamo più. La grande notizia del giorno, di cui tutta Mosca parla, é la morte del vecchio conte Bezuchov. O meglio la sua eredità: pensate che le tre nipoti non hanno ricevuto che pochissime cose, ed il principe Vassilij non ha ricevuto niente. Quello che ha ereditato tutto é stato il signor Pierre. E per giunta é stato riconosciuto figlio legittimo, diventando di conseguenza lui stesso conte Bezuchov, e cioè possessore della più grande fortuna di Russia. Si dice che il principe Vassilij abbia giocato un ruolo fondamentale e disdicevole in tutta questa storia, e che se ne sia ora tornato a Pietroburgo con la coda tra le gambe. Ti confesso che non mi intendo molto di queste cose di eredità e testamenti; quello che so però é che da quando il ragazzo che noi conoscevamo tutti semplicemente come "monsieur Pierre" si é improvvisamente trasformato nel "conte Bezuchov", possessore di una delle più grandi fortune di Russia, mi diverto molto ad osservare i cambiamenti di tono e di comportamento delle "maman" affette da "figlia in età da marito" (nonché delle stesse damigelle medesime) riguardo questo individuo. Che traparentesi a me é sempre sembrato un povero diavolo. Come sapete ormai da due anni si divertono ad indicarmi come "promessa" a gente che il più delle volte neanche conosco, ebbene pensate che adesso, per i pettegolezzi matrimoniali di Mosca, io sono già la "contessa Bezuchova"! Ma voi sapete bene che non me lo sogno neanche, di diventarlo. A proposito di matrimonio: lo sapete che la "zia di tutti" Anna Michailovna mi ha confidato, dietro la promessa del più stretto riserbo, di avere un progetto di matrimonio per voi? Si tratta (udite udite!) di Anatoli, il figlio del principe Vassilij, al quale vorrebbero combinare un matrimonio con una persona ricca e distinta. Di sicuro é su di voi che é ricaduta la scelta dei suoi parenti. Non so come la vedete voi, ma io ritengo mio dovere avvertirvi. Dicono che sia molto bello e molto malvagio, questo soggetto. É tutto quello che sono riuscita a sapere sul suo conto. Ma adesso basta pettegolezzi: sto finendo il secondo foglio e mamma mi ha fatto chiamare, andremo a cena dagli Apraksin. Leggete il libro di mistica che vi ho mandato: ha avuto un successo enorme, qui da noi. Sebbene le sue pagine parlino di cose difficili da cogliere per il manchevole intelletto umano, é un'opera la cui lettura calma la mente ed eleva lo spirito. A presto. I miei rispetti a monsieur vostro padre ed i miei omaggi a mademoiselle Bourienne. Vi abbraccio come se vi amassi. Julie. P.S.: regalatemi delle notizie di vostro fratello e della sua adorabile mogliettina."