Pierre arrivò per primo a casa del principe Andreij.
Entrò tranquillamente nello studio (come fosse a casa sua) e prese un libro a caso: "Commentarii" di Giulio Cesare.
Dopo essersi messo comodo sul divano, si appoggiò al bracciolo ed aprí a metà il libro.
Il principe Andréij entrò poco dopo.
Si sfregava le piccole mani bianche per riscaldarle.
- Ma come ti é venuto in mente di dire quelle cose a casa dalla signorina Schérer? ...Adesso si ammalerà veramente!
Pierre si ricompose (mentre il divano, sotto di lui, si lamentava) e si girò verso il nuovo entrato. Il suo volto era vivace e sorridente.
Alla domanda del principe rispose semplicemente con un gesto eloquente che significava quanto non fosse interessato alla la cosa.
- Questo abate è veramente interessante... solo non vede la questione per come bisogna intenderla... Io sono sicuro che una pace inviolabile sia possibile... ma... non so dire perché, questo non succederà di sicuro per mezzo dell'equilibrio politico...
Il principe Andréij, che non aveva l'aria di interessarsi alle questioni astratte, l'interruppe:
- Vois-tu, mon cher... [vedi, mio caro...] non si può dire sempre e dovunque ciò che si pensa! ...Allora, hai deciso qualcosa? ...Farai la guardia a cavallo o il diplomatico?
- Veramente non ho ancora deciso niente! ...Né l'una né l'altra di queste prospettive mi seduce...
Disse Pierre, sedendosi alla turca sul divano.
- Ma tuo padre si aspetta che tu decida qualche cosa...
Pierre era stato inviato all'estero all'età di dieci anni, insieme ad un abate come precettore, e lì era rimasto fino a venticinque anni; al suo ritorno a Mosca, suo padre aveva congedato l'abate ed aveva detto al giovanotto:
"Adesso và a Pietroburgo, analizza e scegli! Io acconsentirò a tutto. Qua c'è una lettera per il principe Vassilij e questo é il denaro. Scrivi e conta su di me per l'aiuto".
Adesso, dopo tre mesi, Pierre era ancora in cerca di un lavoro e non faceva niente.
Si passò la mano sulla fronte.
- Sarà veramente un massone?
Disse, pensando all'abate che aveva incontrato alla soirée.
- Non perderti in chimere che ti confondono tutto... - disse, interrompendolo, il nobile André - ...parliamo piuttosto dei tuoi doveri: sei almeno andato a vedere la Guardia a cavallo?
- No, non ci sono ancora andato... Ma ho riflettuto su di una cosa che volevo comunicarvi: noi siamo in guerra con Napoleone, e se ci si battesse per la libertà sarei il primo ad arruolarmi... Ma aiutare l'Inghilterra e l'Austria a lottare contro il più grande uomo che ci sia al mondo... Su questouesto non sono d'accordo...
Il principe Andréij fece per alzare le spalle a questa uscita infantile e (disdegnando di dare una risposta seria) si accontentò di dire:
- Se uno non si battesse che per le sue convinzioni non avremmo più guerre...
- E ciò sarebbe perfetto...
Replicò Pierre.
- Può darsi, ma questo non succederà mai.
Riprese, sorridendo, il principe Andréj.
- Alla fine, allora, perché andiamo a fare la guerra?