Con l'eccezione di Vassilij e Catiche, nel salone dei ricevimenti non era rimasto più nessuno.
I due erano seduti sotto al ritrattone di Caterina seconda e discutevano animatamente.
Quando videro arrivare Pierre ed Anna Michajlovna, immediatamente si ammutolirono.
Pierre ebbe l'impressione di vedere la giovane dama compiere un impercettibile movimento (come per nascondere qualcosa) e la sentì mormorare:
- Non la posso vedere, quella là...
Vassilij si rivolse ad Anna Michajlovna:
- Catiche a fait donner du thé dans le petit salon. Allez, ma
pauvre Anna Michajlovna, prenez quelque chose, autrement vous ne suffirez pas.[Catiche ha fatto preparare del the nella saletta... andate, mia povera Anna Michajlovna... prendete qualcosa, altrimenti non ce la farete]
A Pierre, invece, non disse nulla: si limitò a stringergli affettuosamente un braccio, appena sotto alla spalla.
Pierre ed Anna Michajlovna si recarono nella saletta.
Nella piccola stanzetta circolare c'era un tavolo su cui erano stati serviti del the ed una zuppa fredda; Lorraine beveva da una tazza senza manico, di finissima porcellana cinese, e con eccitazione trattenuta diceva:
- Il n'y a rien qui restaure, comme une tasse de cet excellent thé russe après une nuit blanche.
[Dopo una notte in bianco, non c'é niente che ristabilisce come una tazza di questo eccellente the russo]
In quella piccola stanza (completamente tapezzata di specchi e tavolini dorati) si erano riuniti, per recuperare le forze, tutti quelli che avevano trascorso la notte nella casa.
Pierre si ricordò di quando (dato che non sapeva ballare), durante i grandi balli si ritirava lì: gli piaceva isolarsi in questo luogo tranquillo, nel quale riusciva ad osservare ed apprezzare meglio le dame perché quando entravano, con le loro spalle nude sulle vesti da ballo tempestate di perle e diamanti, si rimiravano compiaciute negli specchi che (in questa stanza splendidamente illuminata) riflettevano più e più volte i bagliori dei gioielli.
Adesso quella stessa stanza era debolmente illuminata da due bougies.
Sul piccolo tavolo c'erano servizi da the e piatti di zuppa abbandonati disordinatamente.
Intorno c'erano sedute persone di ogni tipo, attardatesi lì, in quella notte in cui non c'era nulla da festeggiare.
Parlavano a voce bassa.
Prestavano attenzione a mantenere, in ogni movimento e parola, un contegno adatto a quello che era accaduto (e stava per accadere) nella attigua stanza da letto.
Pierre non aveva mangiato niente, anche se lo avrebbe voluto molto.
Il suo sguardo interrogativo andò in cerca della sua mentore.
La vide mentre si dirigeva ancora, furtivamente, verso il salone nel quale avevano lasciato Vassilij e la nipote maggiore.
Pierre concluse che anche quello fosse necessario, e subito la seguì.
Anna Michailovna stava davanti a Catiche, ed entrambe bisbigliavano animatamente intrecciando le loro voci l'una sull'altra.
La più giovane delle due (nello stesso stato di agitazione con il quale aveva sbattuto la porta della sua stanza qualche ora prima) diceva:
- Mi consenta, signora... So benissimo io, quello che si deve e non si deve fare...
La Drubetzkaja (mentre sbarrava la strada all'altra che tentava di andare verso la stanza del malato) rispondeva con cortesia: