Pierre conosceva molto bene quella grande stanza.
Il grande arco a volta.
Le colonne.
Le pareti tapezzate con tappeti persiani.
La parte di stanza che stava oltre le colonne ospitava un grande letto di mogano.
Circondato da lunghe tende di seta.
Dall'altra parte c'era un'enorme teca di vetro.
Zeppa di icone.
Illuminata intensamente da luci rosse.
Come le chiese durante le funzioni serali.
Sotto i riflessi metallici emanati dalle dorature delle icone c'era una lunga poltrona "alla Voltaire".
Ricoperta da morbidi e freschi cuscini.
Bianchi come la neve.
Senza una piega.
Appena lavati.
Una coperta di un verde intenso copriva a metà una figura maestosa, che giaceva tra i cuscini e la coperta.
Pierre la conosceva bene.
Era suo padre:
Il conte Bezuchov.
Pierre rivide la sua folta massa di capelli grigi, simile alla criniera di un leone.
La sua fronte spaziosa, attraversata da lunghe ciocche di capelli che scendevano ripide sui profondi solchi del suo rugoso (ed attraente) nobile viso.
La pelle giallastro-rosata sembrava di cera.
Stava proprio sotto alle icone.
Le mani giganti, inanimate, sulla coperta.
Tra il pollice e l'indice della mano destra (girata col palmo all'ingiù) gli avevano messo un cero, retto in posizione da un vecchio servo che sporgeva da dietro alla poltrona.
Tutto intorno alla "Voltaire", sopra maestosi paramenti sfavillanti, cadevano i lunghi capelli dei religiosi che, muovendosi lenti e solenni con i ceri accesi tra le mani, eseguivano i loro uffici.
Un po' più dietro c'erano le due nipoti più giovani.
Le loro dita giovani e delicate nascondevano dei fazzoletti.
Le ragazze, ogni tanto, se li tamponavano sugli occhi.
Catiche stava davanti a loro.
Aveva un aria risoluta ed incavolata.
Non staccava un secondo gli occhi dalle icone, come per far capire a tutti che se li avesse posati da un'altra parte non avrebbe potuto più rispondere di se stessa.
Anna Michailovna emanava (standosene appoggiata alla porta, di fianco alla donna sconosciuta) un alone di mestizia misto ad un aria di benevolo perdono universale.
Vassilij stava esattamente dalla parte opposta, vicino alla Voltaire.
Aveva girato una sedia di legno intarsiato ricoperta di velluto e ci si era messo dietro.
Nella mano sinistra aveva una candela.
Teneva entrambe (mano e candela) appoggiate sullo schienale.
La destra la usava per farsi il segno della croce sulla fronte ogni volta che gli capitava di alzare gli occhi al cielo.
Il suo viso pareva intriso di pietosa, rassegnata abnegazione alla volontà del divino.