Il valet de chambre con la parrucca incipriata, seduto sonnecchiante sulla sua sedia, ascoltava il nobile che ronfava nello studio oltre la porta. Ogni tanto, come ai lattanti mezzo addormentati, anche a lui cadeva la testa.
Dall'altra parte della casa, attraverso la porta chiusa, si diffondevano gli sforzi di Marja per eseguire correttamente gli impegnativi passaggi della Sonata di Dussek.
Ripetuti per la ventesima volta.
Fuori si udirono rumori facilmente identificabili come provenienti da una carrozza e da un calesse in procinto di fermarsi davanti all'ingresso principale.
Quando furono terminati dalla carrozza scese il pricipe Andreij, aiutò la moglie Lise a scendere, e poi le cedette il passo.
Il vecchio valletto (che si chiamava Tichòn) apparve silenziosamente dalla sala e si chiuse delicatamente la porta dietro le spalle.
A bassa voce avvisò i nuovi arrivati che il conte stava riposando, poi chiuse in fretta il portone.
Tichòn era vistosamente consapevole del fatto che né all'arrivo del figlio, né a qualsiasi altro evento inusuale era permesso disturbare il programmato ordine del giorno.
Il giovane signor Andreij condivideva con Tichòn questa consapevolezza, e (come se fosse alla ricerca di conferme delle immutabili abitudini di suo padre dall'ultima volta che si erano visti, e ricavandone la certezza che non lo fossero) guardò l'orologio e poi disse alla moglie:
- Si alzerà tra venti minuti. Andiamo da Marja.
La giovane signora Lise si guardava intorno stupita con l'espressione che di solito si fa al padrone di casa quando ci si presenta ad un ballo;
aveva messo su qualche altro chilo ultimamente, ma i suoi occhi erano gli stessi, come pure il suo corto e graziosamente peloso labbro sorridente che si sollevò quando (con l'usuale fascino spensierato) si rivolse al marito, a Tichon, ed al domestico che li accompagnava:- Ma c'est un palais! Allons, vite, vite? C'est Marie qui s'exerce? Allons doucement, il faut la surprendre.
[Ma é un palazzo! Andiamo, su su... É Marja che si esercita? Facciamo piano, dobbiamo farle una sorpresa]
Il giovane signor Andreij la seguiva con un'espressione cortese ma sconsolata. Quando passò davanti al vecchio gli baciò la mano gli disse:
- Sei invecchiato, Tichòn.
Prima di arrivare nella sala da cui si levavano le note del clavicembalo saltò fuori da una porta laterale l'affascinante francese bionda Mademoiselle Bourienne; sembrava impazzita per l'entusiasmo:
- Ah! Quel bonheur pour la princesse! En fin!? Il faut que je la prévienne.
[Ah! Che benedizione per la signorina! Finalmente!... Bisogna che la avvisi]
Lise la fermò avvicinandosi a lei e baciandola:
- Non, non, de grâce? Vous êtes mademoiselle Bourienne, je vous connais déjà par l?amitié que vous porte ma belle-soeur. Elle ne nous attend pas?
[No, no, di grazia... Voi siete mademoiselle Bourienne, vi conosco già per l'amicizia che vi porta la mia cara sorella. Lei non ci sta aspettando?]
Si avvicinarono alla porta del salone dei divani, attraverso la quale si udiva, ripetuto senza sosta, l'ennesimo passaggio.
Il giovane signor Andreij si fermò ed aggrottò la fronte, come se avesse un cattivo presentimento.
La giovane signora Lise entrò.
La musica si interruppe di colpo.
Si sentì un gridolino seguito da rapidi passettini pesanti emessi dai piedi della signorina Marja, e poi uno schioccare di baci.