La nobile signora Drubetzkaja si stava asciugando con un fazzoletto le lacrime, con accanto il principe Vasilij.- Che strazio questa cosa... Ma io devo fare quello che va fatto... Possono dire quello che vogliono... Io stanotte sarò qua ancora a vegliarlo. Non può rimanere abbandonato a se stesso in questo modo. Ogni minuto é prezioso... Non capisco cosa stiano aspettando le sue nipoti... Signore aiutami a far sì che sia pronto... Adieu, mon prince, que le bon Dieu vous soutienne...»
[Arrivederci, mio nobile signore, che il buon Dio vi sostenga]
- Adieu, ma bonne...
[Arrivederci, mia cara]
Rispose Vasilij.
E se ne andò.
Madre e figlio entrarono nella carrozza.
- Boris! ...Non puoi immaginare in che stato lo ho trovato... Praticamente non riconosce nessuno...
- Ma che rapporti ci sono tra lui e Pierre... Mamma?
- Vedremo cosa dirà il testamento... Anche il nostro destino potrebbe cambiare...
- Cosa vi fa pensare che potremmo avere una parte di eredità?
- Caro... Il conte é molto ricco e noi così poveri...
- Lo so, mamma... Ma non mi sembra un buon motivo...
- Signore! ...Signore come soffre! - rispose lei.
Ma torniamo un po' indietro:
Quando Anna Michàjlovna e Boris erano usciti dalla casa dei Rostov, la contessa Rostova era rimasta sola nella stanza.
In silenzio.
Per molto tempo.
Con il fazzoletto sugli occhi.
Ad un certo punto sembrò riprendersi.
Suonò il campanello per chiamare la cameriera.
Quella, però, prima di arrivare ci mise qualche minuto.
La signora si irritò subito:
- Ma cosa ti prende, mia cara!? Non vuoi più lavorare qua? Faccio presto a trovarti un altro posto...
L'ansia per la situazione della sua amica Drubetzkaja l'aveva agitata, al punto da farle perfino dare del tu alla cameriera.
- Vi chiedo scusa.
Disse la domestica.
- Prega il conte di venire da me...
Quando la figura dondolante di Rostov apparve, aveva l'aria soddisfatta di uno che aveva combinato una marachella:
- Che sauté au madère di pernici, ma chère! Ne ho assaggiato un po'... Vale tutti i mille rubli che ho dato a Taras...
E si sedette accanto alla moglie, puntandosi i gomiti sulle ginocchia e lisciandosi i pochi capelli grigi.
- Cosa posso fare per voi?
- Vedete... Caro...
Cominciò lei.
Ma si fermò subito, indicando qualcosa sul panciotto di lui.
Poie fece un sorriso.
- ...Questo dev'essere un po' di "sauté" immagino... Sentite... Devo dirvi una cosa...
Ed assunse un'espressione triste.
- Mi servono dei soldi...
Lui disse:
- Oh... Cara...!
E fece per prendere il portafoglio.
Lei avvicinò il finissimo fazzoletto di lino Batista al panciotto e lo usò per cercare di togliere il "sautè" dal panciotto, mentre con aria indaffarata proseguiva:
- ...É una cifra un po' alta... conte... mi servirebbero cinquecento rubli...
- Non c'é problema! Risolviamo subito... ehi, chi c'è di là?
Alzò il tono della voce, per assicurarsi che qualcuno arrivasse in fretta.
-Mitenka! ...mandate qua Mìtenka!
Mìtenka era il figlio di una famiglia nobile, cresciuto ed educato dai Rostov, che adesso aveva in mano la gestione di tutti gli affari.
Entrò nella stanza senza nessuna fretta (ma con l'aria di uno a cui il conte incuteva rispetto) e gli si avvicinò.
- Ascolta, caro... Avrei bisogno di...
E si fermò un attimo a pensare.
- Sì.. Portami settecento rubli... Ma mi raccomando, eh!... Non dei biglietti sporchi e rovinati come quelli dell'altro giorno... Li voglio belli: sono per la contessa.
La contessa, con aria triste, emise un sospiro:
- Si, Mitenka, vi faccio preghiera di portarmeli puliti.
- Per quando li volete, vostra eccellenza? ...Vorrei ricordarvi che...
Disse Mitenka, ma si paralizzò subito.
Dal viso di Rostov e dal suo respiro (che stava diventando affannoso) aveva capito che il conte era vicino ad arrabbiarsi, così cambiò idea:
- Non c'é problema... Ma li devo portare proprio subito?
- Sì, grazie... portali subito e consegnali alla contessa.
Quando il ragazzo fu uscito, Rostov aggiunse con soddisfazione:
- Mitenka é proprio un bravo ragazzo... Riesce sempre a sistemare tutto! ...sa che io non riesco a sopportare quando qualcosa non va come vorrei... Le cose si devono sempre sistemare, in un modo o nell'altro...
- Ah, conte! I soldi... i soldi...Quanti problemi si vengono a creare a causa dei soldi...! ... Quella somma però mi è proprio necessaria...
- Contessa... La vostra generosità é risaputa...
Disse lui.
Le baciò la mano e tornò nel suo studio.
Quando poi Anna Michàjlovna fece il suo ritorno, la sua amica aveva già il denaro sul suo tavolino.
In biglietti nuovi.
Li aveva nascosti sotto al fazzoletto.
Anna Michàjlovna notò che l'amica aveva l'aria turbata.
- Allora, cara, come hai trovato il conte?
- Ah, in che stato...! E' irriconoscibile ...Sono rimasta con lui pochissimo... Ma non sono riuscita a dire niente...
La contessa levò il fazzoletto, per scoprire i soldi.
- "Annette" per carità non rifiutate...
Era arrossita per l'imbarazzo.
Su di un viso non più giovane, magro e serio, come il suo, la cosa apparí strana.
Anna Michàjlovna capì subito e si avvicinò a lei.
Si abbassò, pronta per abbracciarla al momento opportuno.
- Questi sono per la divisa di Borìs, a mio nome...
Anna Michàjlovna la baciò e si mise a piangere...
E così pure Nathalie Scìnscina.
Piangevano perché erano amiche.
Perché si sentivano buone.
Perché erano costrette ad occuparsi di una banale questione di denaro.
Perché la giovinezza ormai se ne era andata.
Ma le loro lacrime erano dolci...