10 - Labbra a coltello

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La contessa osservava ed ascoltava Mar'ja L'vovna indirizzandole un sorriso di cortesia, ma era palese che se l'ospite avesse fatto il cenno di alzarsi per congedarsi lei non avrebbe avuto nulla da ridire.

Julia Karagina (la figlia della L'vovna) si sistemava il vestito ed osservava, attenta, la madre.

Improvvisamente si sentì il calpestìo di molte calzature maschili e femminili che correvano nella stanza accanto.

Poi arrivò il rumore di una sedia che cadeva.

Pochi istanti dopo una una ragazzina sui tredici anni irruppe nella sala.

Le sua mani reggevano qualcosa che lei teneva nascosto sotto la gonna ricamata.

Si fermò in mezzo alla stanza.

Dalla sua espressione si capiva che nella foga della corsa era finita lì per sbaglio.

Intanto sulla porta apparvero:

Un ragazzo col colletto color lampone.

Un ufficiale della Guardia.

Una ragazza di circa quindici anni.

Un Bimbo paffuto e colorito col grembiulino.

- Ecco la festeggiata! ...la mia cara, piccola festeggiata!

Il conte Rostov saltò in piedi ridendo e, con andatura dondolante, andò ad abbracciare la ragazzina che era entrata di corsa.

Sua moglie fece la faccia di una che finge di essere contrariata:

- Ma chère, il y a un temps pour tout.

[Mia cara! Ogni cosa ha il suo momento opportuno]

E poi, verso il conte:

- Sei tu che li vizi Elie...

La L'vovna si rivolse a Natasha:

- Bonjour, ma chère, je vous félicite...

[Buongiorno, mia cara, Auguri]

Poi si girò verso la madre:

- Quelle délicieuse enfant!

[che ragazza deliziosa]

La ragazzina, con occhi neri e una bocca troppo grande, non era bella ma era vivacissima.

Le piccole spalle gracili erano uscite dal vestito.

La corsa le aveva spinto all'indietro i riccioli neri.

Aveva le braccia sottili scoperte, gambette magre nei mutandoni lunghi ricamati, e pantofole scollate.

Era in quella tenera età in cui una ragazza non è più bambina, ma non è ancora una donna.

Si liberò dalle braccia del padre e corse verso la madre (infischiandosene dell'osservazione che le aveva appena fatto), poi nascose il faccino accaldato tra i pizzi e si mise a ridere.

Natascia aveva un motivo per ridere: ansimante tirò fuori dalle pieghe della gonna qualcosa:

- Questa é la mia bambola... Mimì...

Non riuscì a dire altro (tanto era divertita dalla cosa), e si lasciò andare nel grembo della mamma, con una limpida risata squillante che contagiò tutti, compresa l'imponente L'vovna.

- Su, vai via col tuo mostro!

Disse la madre, allontanando la bimba e fingendosi contrariata.

- Questa è la mia figlia più piccola.

Guerra e Pace - L.N. TolstoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora