3 - I gruppetti

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- Ne parleremo più tardi.

Disse, sorridendo, la signorina Schérer.

Dopo essersi sbarazzata di questo giovanotto che non sapeva vivere, ritornò alle sue occupazioni.

Ascoltava ed osservava, pronta ad intervenire nei punti critici ed a rimettere in sesto una conversazione strascicata.

In lei si sarebbe potuta ravvisare la condotta di un responsabile di filatura che dirige i suoi operai in maniera impeccabile e che, avvedutosi dell'inceppamento, o del suono stridente, insolito, rumoroso di un fuso, si affretta subito a fermarlo o a riavviarlo.

In tal guisa, Anna Pavlovna si trascinava per il suo salone; approcciando (uno dopo l'altro) un gruppo silenzioso o un covo di chiacchieroni.

Una battuta della sua bocca, un traslocamento di persona abilmente operato, e la macchina della conversazione si riavviava (continuando a girare con un movimento omogeneo ed appropriato).

L'apprensione che le ispirava Pierre si rivelava la più grande delle sue preoccupazioni: seguendolo con gli occhi, lei lo vide affiancarsi per ascoltare cosa si diceva nei dintorni di Mortemart e guadagnare in seguito il gruppo dell'abate Morio.

Quanto a Pierre, essendo stata la sua educazione elevata all'estero (questa era la sua prima "soirée" in Russia)  sapeva di avere intorno a sè tutto ciò che Pietroburgo poteva offrire di intelligente, ed i suoi occhi si strabuzzavano (passando rapidamente da una parte all'altra, come quelli di un bambino in un negozio di giocattoli) da quanto si preoccupava di perdere una conversazione ripiena di buonsenso.

Osservando quei personaggi i cui volti trasudavano signorilità​ ed autocompiacimento, si aspettava sempre un fine motto di saggezza da un momento all'altro.

Essendo rimasto affascinato dalla conversazione dell'abate Morio, si attestò lì, in cerca di un'occasione per donare una sua opinione (che è il punto debole di tutte le persone giovani).

La soirée da Anna Pavlovna non si fermava più e le spolette lavoravano tutte senza interruzione dentro ai loro perni.

L'unica eccezione era nella zona della "tante", perché la zia era seduta nei pressi di un'altra dama datata il cui viso era solcato dalle lacrime e  mostrava segni evidenti di spaesamento per il fatto di trovarsi a contatto con questa brillante società.

Gli invitati erano divisi in tre gruppi:

Al centro del primo (ove dominava l'elemento mascolino), si teneva l'abate.

Il secondo (composto da gente giovane) attorniava le bellezze più sontuose: Eléna e la nobile Bolkonskij.

Quest'ultima (la seducente piccola dama, così graziosa e così fresca) si faceva notare in quanto un po' troppo espansiva per la sua età.

Il terzo gruppo si era riunito intorno a Mortemart ed alla signorina Schérer.

Il visconte, col suo viso dolce ed i suoi modi aggraziati, catalizzava l'attenzione in quanto uomo "à la page" e consentiva alla compagnia che lo circondava il riguardo di glorificare la sua persona (per educazione, però, lo faceva assumendo un'aria modesta).

Anna Pavlovna riusciva a trarne beneficio alla maniera di un mâitre d'hotel che vi consiglia (come prelibatezza scelta e ricercata) delle frattaglie che preparate da un'altro non sarebbero state mangiabili.

Ella serviva pertanto ai suoi invitati (come due fette di una squisita delicatezza) il visconte dapprima, e l'abate in seguito.

Il visconte aveva da raccontare una storiella sull'omicidio del duca d'Enghien: sosteneva che il duca fosse deceduto a causa della sua "ampiezza di vedute" e che Bonaparte aveva motivi personali per lagnarsi di lui.

Guerra e Pace - L.N. TolstoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora