Quando Pierre lasciò Andreij era già l'una di notte.
Era una di quelle notti chiare e senza nuvole che caratterizzano le estati estive di Pietroburgo.
Lui salì sulla carrozza determinato ad andarsene a casa.
Mentre viaggiava lungo le strade deserte, però, più si avvicinava a casa e più sentiva che gli sarebbe stato impossibile andarsene a dormire in una notte così chiara, nella quale si riusciva a vedere lontano come se fosse mattino presto o una sera appena iniziata.
Gli venne in mente che a casa di Anatolij Kuragin ci doveva essere la solita partita a carte, seguita da una bella bevuta, e da quegli incontri con le ragazze che lui amava tanto...
Dovrei proprio andare da Kuragin... pensò.
Ma gli venne in mente la promessa fatta ad Andréj Bolkonskij di non andarci assolutamente.
L'incertezza però, come succede alle persone con poco carattere, non durò molto: non riusciva proprio a reprimere l'istinto di darsi a un po' di sano e sregolato divertimento e si arrese ad andare, perché in fondo la promessa ad Andreij non poteva essere valida dato che aveva prima promesso il contrario ad Anatolij.
Molte promesse in fondo si fanno per consuetudine e cortesia.
Molte promesse non significano niente.
Soprattutto quelle fatte quando si pensa che si potrebbe anche morire il giorno dopo.
E anche gli scrupoli sulla differenza tra onore e disonore capita che si rivelino inutili, per cause di forza maggiore.
A Pierre capitava spesso di pensare cose del genere, che gli facevano cambiare idea.
Fu così che si ritrovò da Kuragin.
Il figlio del principe Vassiliij abitava in una una casa grande, vicina alla caserma della Guardia a cavallo.
La grande scala all'ingresso era illuminata e la porta era aperta.
Pierre entrò.
L'ingresso era vuoto.
C'erano bottiglie e vestiti sparsi ovunque.
Nell'aria si sentiva un forte odore di vino e si udivano voci provenire, in lontananza, dalle stanze interne.
La cena e la partita a carte erano già finite, ma gli ospiti erano ancora lì.
Pierre si tolse il cappotto ed entrò nella prima stanza.
Un servitore si stava scolando di nascosto quello che rimaneva nei bicchieri sul tavolo, tra i resti della cena.
Da una camera vicino si sentiva provenire del chiasso: risate, grida di voci conosciute, ed anche il ruggito di un orso.
Dentro c'erano otto giovani in stato di agitazione che si assiepavano di fronte ad una finestra aperta.
Altri tre erano impegnati a giocare con un vero cucciolo di orso, che uno di loro usava per spaventare gli amici, guidandolo con una catena.
Uno di quelli vicino alla finestra gridò:
- Punto cento rubli su Stevens!
Qualcuno rispose:
- D'accordo, però mi raccomando: nessuno deve tenerlo!
Un'altra voce disse:
- Io punto su Dòlochov! ...Kuragin, prendi le puntate... Su, si comincia, avanti... E voi, lasciate perdere Miska!
- Tutto in un sorso, altrimenti perde!
Gridò un quarto.
Il padrone di casa (un ragazzo alto con la camicia aperta) era al centro del gruppo e diceva: