27 - Piegarsi alle sottane

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Fuori era una buia notte d'autunno.

In cortile, vicino alla scalinata su cui si muoveva un viavai di persone indaffarate, c'era pronta la carrozza con un tiro di sei cavalli.

Il cocchiere faticava a vedere il timone della carrozza, perché le uniche luci erano quelle che venivano proiettate dall'interno della casa all'esterno, attraverso le ampie vetrate.

In anticamera alcuni domestici attendevano di poter salutare il giovane principe che partiva.

In sala c'erano le principesse, mademoiselle Bourienne e Michail Ivanovich.

Il vecchio conte aveva mandato a chiamare il figlio perché desiderava parlare con lui da solo, e tutti aspettavano che uscissero.

Quando il principe Andreij era entrato nello studio di suo padre, l'anziano conte (nella sua veste da camera bianca con la quale non riceveva nessuno, se non il figlio) stava scrivendo qualcosa seduto alla scrivania con i suoi vecchi occhiali fuori moda.

Lanciò un'occhiata al figlio e riprese a scrivere.

- Parti?

- Sono venuto a congedarmi.

- Baciami qua...

Disse il vecchio indicandosi la guancia.

- ...Grazie... Grazie...

- Perché mi ringraziate?!

- Perché non perdi tempo... Perché non ti pieghi alla sottana della ragazza... Perché metti il dovere davanti a tutto... Grazie. Grazie...

E riprese a scrivere con movimenti così nervosi che la piuma grattava e faceva schizzare getti d'inchiostro dappertutto.

- ...Se hai qualcosa da dirmi parla... posso ascoltarti e scrivere nello stesso tempo.

- É riguardo mia moglie... Mi dispiace darvi questo peso...

- Smettila con le stupidaggini, su... dì quello che devi dire.

- Quando verrà il momento del parto... fate venire un dottore da Mosca, per assisterla...

Il vecchio smise di scrivere e guardò severamene il figlio come se non capisse.

Il figlio, imbarazzato come il padre, proseguì:

- ...So che niente potrà aiutarla se non lo farà la natura... So benissimo che tra un milione di parti ce ne é uno solo che ha problemi... ma questo é il suo desiderio ed anche il mio... Le hanno raccontato un sacco di sciocchezze... e ha fatto dei brutti sogni... ha paura...

- Hmmm... hmmm...

Mormorò il vecchio.

- ...Va bene, sarà fatto.

Finì la lettera con una firma svolazzante, guardò il figlio e si mise a ridere.

- Le cose buttano male, eh?

- A cosa vi riferite, vecchio furbacchione?

- A tua moglie.

Gli rispose il padre, secco e diretto.

- Non capisco...

- É inutile, figliolo, sono tutte uguali... ed una volta sposati non si torna più indietro... non ti preoccupare... Io non lo ho mai detto a nessuno e non lo dirò... Ma vedo che adesso lo sai anche tu...

Prese nella sua piccola mano ossuta quella del figlio, la fece oscillare un po' (mentre lo guardava fisso negli occhi con uno sguardo sveglio che sembrava vederlo in trasparenza) e si mise di nuovo a ridere con la sua risata antipatica.

Guerra e Pace - L.N. TolstoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora