17 - Il Danilo Kupor

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Gli invitati si divisero tra il salotto, la stanza dei divani, lo studio del conte e la biblioteca.

Nello studio vennero sistemati i tavoli da gioco e si decisero i contendenti per le partite a Boston Bridge; il conte Rostov era stato costretto a rinunciare al suo rituale riposino pomeridiano e adesso (con le carte in mano disposte a ventaglio) rideva per qualsiasi cosa,

I giovani vennero invitati dalla contessa ad animare la zona col cembalo e l'arpa, nella stanza dei divani. Julia sapeva suonare l'arpa, e tutti insistevano per farla esibire, così lei cedette ed eseguì un'aria con variazioni.

Quando ebbe finito si unì al coro di voci femminili che pregavano Natasha e Nicolaij (le cui doti canore erano note ed apprezzate) di cantare qualcosa.

Natasha era orgogliosa del fatto che la stessero trattando come un'adulta, anche se la cosa l'aveva un po' intimidita.

Guardò Nicolaij e chiese:

- Cosa cantiamo?

- "Il ruscello"

- Allora su! ...dai!... Boris ...venite qua! ...ma... dov'é Sonja...!?

E si mise a guardare in giro, senza trovare l'amica.

Preoccupata per quell'assenza abbandonò la stanza, correndo fuori a cercare Sonja.

La cercò invano nella sua camera ed in quella bambini; poi, pensandoci su, le venne in mente che poteva essere in corridoio, dove c'era il baule (di solito le bambine di casa Rostov andavano lì, quando si sentivano tristi).

Infatti la trovò lì.

Sprofondata a faccia in giù nella vecchia coperta di piumini della balìa.

Aveva il vaporoso vestito ormai tutto schiacciato e stropicciato.

Piangeva come una fontana, tenendo le manine (da cui spuntava un foglietto) sugli occhi.

L'unica cosa che si muoveva erano le sue piccole spalle nude, scosse dai singhiozzi.

Il visino di Natasha, che prima era raggiante di felicità proprio come ci si aspetta nel giorno del proprio onomastico, cambiò improvvisamente espressione: lo sguardo diventò fisso, le si gonfiarono le vene del collo e gli angoli delle labbra caddero verso il basso.

- Sonja! ...che cosa c'é?... cos'hai? ...mmm ...mmm ...mmmuuahhhh! ...

La bocca larga di Natasha si spalancò ed il suo viso adesso assomogliava ad una brutta maschera disperata.

Si mise a piangere a dirotto come un bambino senza nemmeno aspettare la risposta.

Solo perché Sonja stava piangendo.

Natasha e Sonja si unirono in un abbraccio, mentre piangevano insieme sedute sulla coperta azzurra.

Dopo un pò Sonja iniziò a calmarsi, si passò il dorso delle manine col foglietto sugli angoli bagnati degli occhi ed iniziò a raccontare:

- Nikolen'ka deve partire tra una settimana... lo hanno... la chiamata é arrivata! ... me lo ha detto lui... lo so che non dovrei piangere... ma...

E agitò il foglietto inzuppato di lacrime che teneva in mano (era quello con i versi che le aveva scritto Nicolaij).

- ...Non puoi capire... nessuno può capire... che ragazzo sensibile é...

E si rimise a piangere perché Nikolaj era così sensibile.

Quando si fu un po' ripresa, riattaccò:

- Il tuo futuro non é infelice come il mio... non te ne faccio una colpa ma... io vi voglio bene... a te e a Boris... lui é così bravo... però per voi non ci sono ostacoli... invece Nikolaij é mon cousin... [Mio cugino] ...ci vorrebbe l'intervento del Vescovo... e forse non basterebbe... e se poi "quella là" va a dire alla mamma... - (Sonja chiamava mamma la contessa: la considerava come sua madre) - ...che io posso rovinare la carriera di Nicolaij, che sono senza cuore, che sono un'ingrata... giuro davanti a Dio...

Guerra e Pace - L.N. TolstoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora