Non avevo dormito neanche un po', mi ero ritrovata sudata e a stento disponevo di ossigeno. Avevo l'impressione di avere avuto un attacco di panico e non sapevo precisamente il perché, dal momento che non mi era mai successa una cosa simile.
Tolsi tutte le coperte e mi alzai dal letto, avevo bisogno di aria e stando al chiuso non avrei risolto nulla.
Aprii le finestre e notai che il panorama fosse fantastico. Più in là potevo vedere benissimo i grattacieli della città e le illuminare che erano accese 24h su 24h, proprio perché New York non dormiva mai.
Guardai la sveglia, erano solo le 06.00 della mattina ed avrei potuto dormire almeno un'altra ora.
Mi avviai verso il bagno, feci una doccia per trovarmi già a buon punto e ci rimasi almeno una ventina di minuti. Quando uscii, cercai di asciugarmi per bene per evitare di infreddolirmi.
L'ansia era una persecuzione, pensai che potesse dipendere da quest'ultima se non avessi dormito.
Avevo due occhiaie enormi e non mi era consentito, non il primo giorno almeno. Sarei dovuta apparire nella migliore forma possibile, non era accettabile essere brutte il primo giorno.
Mi vestii, notando che nel frattempo i minuti passassero molto velocemente ed aprii il mobile per prendere la mia adorata borsa del trucco.
Mi accorsi immediatamente che mancasse qualcosa. Il correttore.
Quasi mi venne un colpo, mi ero dimenticata di comprarne uno nuovo e non sapevo come fare.
Proprio per questo motivo, decisi di catapultarmi nella camera dei miei genitori, c'era un problema però. Loro stavano ancora dormendo.
Cercai di fare il più piano possibile, vidi subito tra gli scaffali estetici di mia madre, il suo correttore.
Lo afferrai velocemente, ma notai che lo specchio stava per cadere, mi dimenai subito su di esso per prenderlo e non distruggerlo.
Pensai che fosse stato tutto inutile e che i miei in realtà avessero sentito tutto, invece no. Era tutto come prima.
Controllai il tutto, feci una piroette ed uscii immediatamente fuori dalla stanza. Missione compiuta.
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Mi ero finalmente truccata, leggermente ovviamente. Ero quindi pronta, soprattutto per fare colazione. Avevo davvero fame.
I miei dovevano ancora alzarsi, quindi decisi di non aspettarli altrimenti avrei fatto solo tardi. Presi i cereali dallo scaffale ed il latte dal frigorifero.
Mangiai, ma quasi contro voglia, eppure avevo fame. Nonostante ciò però, sentivo un vuoto che di solito una persona ha quando con l'auto batte su un grande fosso o se sale su una grande giostra che vola verso l'alto velocemente ed alla stessa velocità, scende anche.
Non ci feci più caso o almeno tentai, presi lo zaino e lasciai un bigliettino ai miei per informali che non fossi sparita, ma che mi ero semplicemente avviata verso scuola.
Neanche il tempo di impugnare la penna, che sentii dal garage dei colpi di clacson. Inizialmente non ci feci tanto caso ma quando sentii che non terminassero, uscii.
La scena fu davvero divertente, c'era mio padre con uno strano aspetto, quasi come se dovesse andare ad un matrimonio e mia madre, che si era posizionata dietro di me, difatti urlai dalla paura non appena mi accorsi nella sua presenza, credendo fosse un mostro.
«Ma voi non stavate dormendo?»
«Ci sei cascata, eravamo svegli e tu non te ne sei accorta.» Ridacchiò mia madre.
«Quindi ti sei accorta che ho preso in prestito il tuo...»
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A Good goal
Teen FictionMadison White, appassionante della musica e dello studio, inizierà a frequentare una nuova e prestigiosa scuola di New York. Nuove amicizie la attenderanno e nuove avventure busseranno alla sua porta. Ma cosa succederebbe se Madison incontrasse Jack...