Capitolo 7

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Dopo aver studiato mi addormentai perché ero davvero stanca e non avevo nulla da fare. 

Dormii all'incirca due ore e fui svegliata dal campanello della porta che imperterrito continuava a bussare.

«Arrivo, arrivo.» Ribattei ed aprii la porta. Era mia madre.
«Mamma non hai le chiavi?»
«Sì, ma non le trovavo. Dormivi?» Mi domandò.
«Mi sono svegliata da poco.»
«Tuo padre?» Mi chiese non curante della risposta, sembrava già la conoscesse.
«È dovuto andare via.»
«Lo avevo immaginato. Ultimamente tuo padre svanisce nel nulla.» Disse sbuffando.
«Avrà avuto qualche impegno.»
«Non lo biasimo, ma per quanto mi riguarda potrebbe essere più disponile.»

Rimasi zitta, abbassando il capo, mentre mia madre stava già salendo verso il piano di sopra per cambiarsi. Ero davvero stanca di dover subire questo distacco familiare.

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«Sei tornato, finalmente.» Sentii quasi urlare mia madre.
«Che ti prende? Perché sei così arrabbiata?» Le domandò mio padre.
«Non sono arrabbiata, sono furiosa. Dove sei stato tutto questo tempo? È possibile saperlo o deve essere tutto un mistero? Mi sono stancata di continuare così, è da qualche giorno che sei troppo scontroso, chiuso ed isolato. Cosa ti succede, hai per caso qualche altra donna?» Chiese incentivando la sua domanda.
«Ti è dato di volta il cervello? Come puoi dubitare di me? E poi, che ti salta in mente? Alzare questo tono di voce davanti nostra figlia che sicuramente ci avrà sentiti. Se pensavi che avessi un'altra donna, potevi benissimo dirmelo prima invece di farmi una scenata simile. Ma sai cosa ti dico? Vado in qualche Hotel qui vicino, non vale la pena perdere tempo qui.» Disse sbattendo fortemente la porta.

Potei notare perfettamente le lacrime di mia madre accumularsi sul suo volto e poi sbattere anch'ella la porta, intenta nel recuperare un amore che forse era già arrivato al capolinea.

Tentai di chiamarla ma lei non mi ascoltò. «Torna a casa e chiuditi dentro, ho le chiavi di riserva, ci vediamo dopo.»

Annuii scostante ma feci ciò che mi avesse detto. Ero arrabbiata e delusa da entrambi i miei genitori. Mia madre era davvero troppo esagerata ma mio padre sembrava il passivo per eccellenza.

Passò qualche ora prima che mia madre rientrasse. Decidi di non recarmi da lei e di far finta di dormire, sforzo inutile visto che non si avvicinò neanche di un centimetro alla porta della mia camera.

Ebbi l'impressione che avesse perso qualcosa lungo il corridoio, ma pensai fosse solo una mia impressione. Oramai stanca, tentai di addormentarmi con la speranza che al mattino dopo, avrei trovato una situazione migliore, più matura e senza ricatti e giochini dei bambini di due anni.

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Quando mi svegliai, mia madre era ancora nel letto mentre di mio padre neanche l'ombra.

Sul pavimento trovai qualcosa luccicare e mi ci volle poco per capire che si trattasse della fede di mia madre che evidentemente aveva buttato la sera prima, ecco spiegato l'oggetto caduto per terra. Caduto ovviamente volontariamente.

Decisi che l'unica cosa da fare fosse quella di affrontare mio padre, se non lo avessi fatto probabilmente sarebbe passato troppo tempo e la situazione sarebbe degenerata ancora di più e non era assolutamente il caso.

Senza neanche svegliare mia madre, mi avviai verso la porta, mettendo in tasca la fede nuziale. Decisi che quel giorno la scuola poteva aspettare, così seguii il mio istinto e mi avviai verso il lavoro di mio padre. Ora o mai più, pensai.

Impiegai all'incirca venticinque minuti ma poi finalmente vi arrivai. Mi nascosi qualche metro più indietro non appena notai mio padre avviarsi verso l'entrata del suo ufficio. Avrei voluto correre da lui e dirgli cosa stesse accadendo ma qualcosa, qualcuno, mi fermò.

Era una donna, una donna che conoscevo e che dal momento in cui l'avevo conosciuta non me l'aveva raccontata giusta. Chi altri se non la mia professoressa.

Perché era con mio padre? Cosa voleva da lui? Suo marito ne era al corrente? E soprattutto, aveva davvero un marito?

Pensai che non potevo assolutamente avvicinarmi a lui, con nessuna scusa, soprattutto per cola di quella donna che se avesse scoperto della mia assenza scolastica sicuramente non me l'avrebbe fatta passare.

Così, decisi di ritornare verso casa, un'ottima idea se non fosse che mio padre si fosse accorto di me e mi avesse chiamata a sé.

«Cosa ci fai qui? È successo qualcosa?»
«Salve- dissi innanzitutto rivolgendomi verso la mia insegnante- No, papà, ma ho bisogno di parlarti.» Dissi prendendo coraggio.
«Aspetta cinque minuti, devo finire di parlare con lei.» Mi informò indicandola.
«Okay, ma fai presto, per favore.»

Mi sedetti su una panchina che distava qualche metro più avanti e con tanta pazienza, aspettai tutto il tempo mio padre.

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«Allora dimmi, cosa c'è?»
«La mamma non sta bene, è evidente. Stamattina ho trovato la sua fede per terra. È davvero arrabbiata con te, dovete chiarire.»
«Non adesso, non so neanche se voglio chiarire.»

Ci rimasi. Come poteva rispondermi così? Perché mai non avrebbe dovuto chiarire? I litigi erano banali, a volte più difficili da superare ed importanti ma chi si amava non poteva non fare pace. La crisi rappresentava anche resistenza, voglia di lottare.

«Ma cosa dici? Tu ami la mamma, non puoi dire così. Dimmi la verità, a te quella donna piace?» Gli chiesi tremante.
«Ma cosa c'entra lei? Certo che non mi piace. Fino a prova contraria sono innamorato di tua madre, se non fosse per il suo carattere così spudorato e talvolta insopportabile.»
«Mettiti nei suoi panni. Ti vede sempre tornare tardi, ti chiudi sempre in quello studio per uscire chissà quando e sei bugiardo con lei.»
«Cosa dici? Bugiardo io?»
«Papà, non prendiamoci in giro per favore. Quella donna è stata la tua fidanzata diversi anni fa ed adesso che è ritornata, tu non lo hai detto alla mamma come sono convinta che non dirai del tuo incontro con lei oggi.»
«Se non l'ho detto alla mamma è perché avevo paura che lei potesse prendersela e che potesse pensare che io l'avessi tradita. Ma Hannah non è mai stata la mia fidanzata, puoi stare tranquilla.»
«Non ha avuto una storia con te, quindi?» Domandai.
«Certo che no!»

«Scusate se mi intrometto- disse- allora io andrei se non c'è altro.»
«Oh, sì, certo e grazie di tutto, scusami se ho dovuto allontanarmi.»
«Figurati, sono questioni... Familiari. Ciao, Madison.» Infine mi salutò.
«Arrivederci.» Fu l'unica cosa che le risposi.

«Ti riaccompagno a casa.»
«No. Non posso tornare adesso, mamma non sa che ho saltato la scuola.»
«Per questa volta te la faccio passare, ma sappi che la prossima volta non sarò così pacifico. Intesi?»
«Intesi... E tu promettimi che penserai bene a cosa vorrai fare.»
«Te lo prometto, adesso torniamo a casa, parlerò io con la mamma.»
«Grazie.» Gli sorrisi.

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«Siamo a casa.» Disse mio padre non appena attraversammo il corridoio.
«Come mai sei già a casa, Madison?»
«C'è stato un problema a scuola, un ragazzo è caduto dalle scale e si è fatto molto male, per questo motivo si sono interrotte prima le lezioni.» Mentii.
«È vero?» Domandò mia madre rivolgendosi verso mio padre.
«Verissimo, puoi fidarti.»
«Come posso fidarmi delle tue, certo.»
«Come delle mie, sì.» Ribatté mio padre.
«Va bene, Gregor, va bene. Se permetti dovrei uscire, ci vediamo più tardi.»
«Dove dovresti andare, scusa?»
«A fare dei servizi. È sufficiente o devo chiederti il permesso?»

Mio padre sbuffò e senza dire altro si avviò allo studio. Potei notare lo sconforto nell'espressione di mia madre e la voglia di mollare tutto senza sottostare.

Avevo davvero paura che sarebbe durato poco il loro matrimonio e che da lì a poco ognuno avrebbe preso strade diverse e che soprattutto l'uno o l'altro avrebbe trovato una nuova persona, con la quale formare una nuova famiglia.

Avrei fatto di tutto per non farlo accadere, volevo i miei uniti e non avrei permesso a nessuno, neanche a quella Mitchell di allontanare mio padre da me e dalla nostra famiglia.

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