Capitolo 21

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Non appena finì anche quella giornata scolastica, uscii immediatamente, salutai la mia amica e mi avviai verso casa.

Sfortunatamente non c'era nessuno e sarei dovuta rimanere da sola e pranzare qualcosa di semplice.

Iniziai a fare i miei compiti, cercando di essere più precisa possibile e soprattutto essere preparata ad ogni eventuale interrogazione.

Come al solito terminai intorno alle cinque del pomeriggio, così ne approfittai per fare una lunga dormita, fino a quando non venni svegliata dalla chiave della porta di sotto che iniziò a girare nella serratura. Erano tornati.

Tutti, tranne Patrick.
«E Patrick?» Domandai.
«È voluto rimanere nelle vicinanze, tornerà tra poco.» Rispose mia zia.
«Oh, okay.»

Inizialmente pensai fosse inutile uscire ed andare a cercarlo, fino a quando poi, non decisi di agire differentemente.

«Esco, torno subito.» Avvisai.
«Dove vai?» Mi domandò mia madre.
«Cerco Patrick e torno, non preoccuparti.»

Indossai il giubbotto e mi assicurai di avere nella tasca il cellulare e le chiavi di riserva.

Mi incamminai per tutto il quartiere, ma di Patrick neanche l'ombra. Avevo quasi deciso di tornare a casa, prima di trovarmelo davanti insieme ad una ragazza.

Ero sicura fosse lui, anche se fosse girato. Erano seduti su una panchina, non sembravano una coppia, ma scherzavano e si scambiavano delle occhiate.

Era ovvio che non si conoscessero, che fossero alle prime armi, eppure c'era tanta affinità e tanta voglia di scoprirsi a vicenda.

Non volli interferire, tornandomene quindi verso casa. Non ero sicura che lui non si fosse accorto della mia presenza, ma di certo non mi aveva fatto capire di essersi accorto davvero di me.

Patrick aveva conosciuto una ragazza che apparentemente non conoscevo, eppure nel mio piccolo sentivo di conoscerla.

Chi fosse non lo sapevo ancora, ma da lì a poco lo avrei scoperto.

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«Dov'è Patrick?» Domandò mia zia Margaret.
«Ehm, lui sta tornando, era semplicemente affascinato dalla città che preferisce starsene un po' in più in giro, piuttosto che a casa. Sai, zia, è innamorato di New York.»
«Non lo biasimo affatto, anche io la adoro, ma purtroppo per noi o per fortuna, viviamo a Dallas ed oramai abbiamo una vita Texana.»
«Immagino, ma credo che Dallas non sia poi così male.»
«Dallas è una grande città. Sebbene anche io ami New York, non mi allontanerei dal Texas, che è ormai la mia casa.» Aggiunse zio Franz.
«Anche io la penso come te, Franz. Ma magari potremmo tornare più spesso a New York, anche per farci due settimana nella grande Manhattan, infondo non sarebbe poi così tanto costoso.» Aggiunse zia Margaret.
«Non ci sarebbe nulla da pagare, verreste qui da noi.» Continuò mia madre.
«Sei sempre molto gentile.» Risposero entrambi.
«È il minimo che possa fare. Per voi e per Patrick, che, come dice Madison, è follemente affascinato dalla vita Newyorkese.»

Tutti iniziammo a ridere a quelle parole. Io quanto loro, anche se ripensai brevemente alla situazione a cui avevo assistito.

Mi riusciva difficile pensare che mio cugino avesse trovato una fidanzata in così poco tempo, a meno che non la conoscesse già, ma era un'ipotesi assolutamente da escludere.

Mi girai di scatto quando sentii bussare al campanello. «Vado io.» Risposi, così, mi affrettai ad andare ad aprire.

«Ehi.» Gli sorrisi.
«Oh, ehi. Sono sparito, lo so, ma volevo fare una passeggiata.»
«Immaginavo, ma entra adesso se non vuoi rimanere fuori casa e dormire sotto qualche ponte.» Risi.
«No, no, il letto è troppo comodo.»

Patrick entrò e chiusi la porta, salutò tutti i presenti ed aggiunse che aveva urgente bisogno di andare in bagno, così tutti gli lasciarono campo libero.

D'altronde erano presi da altro, tipo la storia di New York o la fine del divorzio di mio padre e mia madre ed una presunta relazione con la mia professoressa di storia.

Li lasciai alle loro storie, avviandomi verso la mia camera. Avevo voglia di rimanere un po' da sola, ma più mi allontanavo dagli altri e più mi veniva in mente Jack, anche se non doveva essere proprio così.

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A cena avevo davvero una grande fame, non era lo stesso per Patrick, che sembrava quasi su un altro Pianeta e la cosa era davvero strana.

Mia madre e la sua, continuavano a dirgli di mangiare e di tornare tra noi.

«Non ho fame.» Era la sua risposta.
«Cosa c'è realmente? Hai malinconia del Texas?» Gli domandò suo padre.
«No, non ho malinconia del Texas, papà.» Sbuffò.
«Sei strano, troppo.» Disse zia Margaret.
«Capita a tutti di essere un po' giù.»
«È vero, lasciamolo stare. Non preoccuparti Patrick e se vuoi salire sopra, fallo senza problemi.» Gli disse mia madre.
«Grazie, zia.» Le sorrise.

«Posso parlarti?» Gli sussurrai quando tutti erano ormai immersi in altri pensieri.
«Di cosa esattamente?» Mi chiese.
«Di te.»
«Non saprei, davvero. Anche tu pensi che sia strano?» Quasi si arrabbiò.
«No, certo che no. È solo che ti vedo in un altro modo. Cosa c'è che non va? Puoi dirmelo, non lo direi mai a nessuno e lo sai bene, se un po' mi conosci.»
«Ho conosciuto una ragazza.» Disse quasi sbuffando.
«E cosa è successo?»
«È bellissima, raggiante e mi piace troppo.»
«Come e quando l'hai conosciuta?»
«Prima. Avevo detto a loro di tornare a casa e che io lo avrei poi raggiunti. Fino a quando non l'ho trovata da sola, in realtà stava massaggiando e mi sono avvicinato. Abbiamo iniziato a parlare e sembrava davvero presa da me. Il problema è che abitiamo distanti. Lei qui ed io... Beh, sai dove.»
«Sono sicuro che vi riconterete prima del tempo. Magari gli hai fatto una buona impressione.»
«Magari e lo spero.»
«Tu fai sempre buone impressioni.»
«Anche tu e scommetto che tanti ragazzi ti stiano dietro.»
«Ti sbagli. Forse sono io presa da un ragazzo.»
«E chi è?»
«Magicamente era in classe mia anche alle elementari, mi è sempre piaciuto e quest'anno mi ha presa ancora di più. Anche se è fidanzato e sto cercando di dimenticarlo.»
«Sono sicura che ti ci fidanzerai.»
«Credici, anche se è impossible.»
«Mai dire mai.»
«Ti voglio bene.»
«Anche io.» Disse abbracciandomi.
«A proposito. Non mi hai detto come si chiama.»
«Nicole, si chiama Nicole.»

Cosa?

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