Capitolo 13

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La prima ora era quella più stancante, l'ora di matematica, naturalmente.

Il professore arrivò in classe con un'aria troppo arrabbiata già di prima mattina. Prese il registro ed iniziò a fare l'appello. Si fermò ad un numero, il 15 e lo interrogò alla lavagna.

Si trattava di Gordon. Li fece fare tutti calcoli strani e mai visti prima, quest'ultimo per l'appunto, non fu molto caparbio nello svolgerli.

«Non va bene così. I calcoli bisogna svolgerli molto velocemente e tatticamente. Ci vuole abilità!» Urlò.

Lo mandò a posto e segnò qualcosa sul registro, qualcosa che non riuscii a vedere. Guardai il mio quaderno e pensai a quanto fosse insopportabile avere certe persone davanti con le quali condividere la propria esistenza.

La matematica era già troppo complicata di suo, non potevo sopportare altrettanto un professore così esaurito.

«Vi dò l'assegno, scrivete!»

Presi il diario e segnai gli esercizi, notai che mandassero cinque minuti alla fine, così mi sollevai.

Non vedevo l'ora di capire se la Mitchell fosse o meno presente, perché da lì sarebbe ancora di più dipeso tutto.

Dopo cinque minuti inventai la scusa più banale, quella di andare in bagno. Fortunatamente il pazzo mi diede campo libero ed uscii velocemente. Ancora prima avevo rassicurato Maya dicendole che da lì a poco avrebbe saputo tutto.

Mi catapultai verso la sala dei professori e controllai il registro. Arrivai alla lettera "M" e subito mi saltò all'occhio la parola "ASSENTE".

Ecco spiegato l'arcano, erano ancora a Miami. Uscii dalla stanza ed inviai il messaggio a mia madre.

Da Madison;
È assente. Ciò significa che sono ancora in Florida.

Da Mamma;
Che si divertano pure, tra poco perderanno tutta la loro felicità.

Bloccai il telefono e tornai in classe, il professore se ne era già andato e fortunatamente il professore successivo doveva ancora arrivare.

«Dove sei andata?» Chiese Maya.
«Ho svelato un altro arcano. La Mitchell è assente ed è sicuro sia ancora a Miami con...»
«Tranquilla, non c'è bisogno che tu ripeta con chi. Senti un po', perché non vieni da me oggi pomeriggio? Hai bisogno di vago ed io voglio assolutamente vederti felice.»
«Se per tua madre e tuo padre non è un problema, ne avrei proprio bisogno.»
«Nessun disturbo, Mad. I miei sanno già chi sei, anche se non ti hanno mai vista.»
«Hai parlato di me?»
«Certo che sì.»
«Io ho fatto lo stesso e sono molto felice ad averti al mio fianco.»
«Io sono molto fortunata, invece.»

Le sorrisi ed inviai un messaggio veloce a mia madre chiedendole il permesso di poter trascorrere una giornata insieme alla mia migliore amica. Naturalmente mia madre voleva ne che fossi felice e mi divertissi e la sua risposta non poté non essere che sì.

Informai Maya del consenso di mia madre e lei fu molto felice. A sua volta inviò un messaggio ai suoi. La madre le rispose in poco tempo e sembrava molto felice di conoscermi.

Non vedevo l'ora di conoscere altro di Maya. Non potevo crederci di essere così tanto legata a lei, la mia migliore amica. Ero così fortunata ad averla al mio fianco, lei era così importante ed unica, lei era Maya.

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Le ore passarono sempre più velocemente e finalmente arrivò l'intervallo.

Io e Maya uscimmo fuori, i corridoi naturalmente si affollarono tutti e c'era poco spazio per passare. Intravidi altri compagni di classe e Maya si fermò a salutare qualcuno.

Naturalmente mi presentai anche io e furono tutti abbastanza propensi a salutarmi e ad essere simpatici.

Più avanti c'erano anche i due innamorati, Jack e Nicole che si sbaciucchiavano davanti a tutti. Sotto, sotto, mi diede fastidio e non capii il perché ma non volevo restare a guardare per troppo tempo.

Ritornai agli amici di Maya che stavano organizzando una sorta di testa per la settimana prossima. Ovviamente invitarono anche me essendo amica di Maya, quest'ultima disse quasi subito di sì, io invece ci pensai qualche secondo prima di dare la mia adesione.

Alla fine avevo bisogno di pensare ad altro e sicuramente allo stesso tempo dovevo consolidare le amicizie, anche se tra tutti la mia preferita sarebbe sempre rimasta la mia migliore amica.

«Che ne pensi? Sei felice di venire a questa festa?»
«Non conosco nessuno, ma sì, mi fa molto piacere.»
«Vedrai che ci divertiremo. Posso sembrare molto sfacciata ma sono davvero troppo timida, infatti alle feste cerco sempre di allontanare gli psicopatici, dopotutto ho un po' paura di ciò che mi circonda e riesco a fidarmi molto poco.»
«Sono esattamente come te, non preoccuparti e ricordati che ci sono io e di me potrai sempre fidarti, come io mi fido di te.»
«Amiche per sempre?»
«Amiche fino alla morte.»

La campanella ci interruppe e tutti tornammo nelle nostre aule. Io e Maya prendemmo subito posto e fui davvero felice di non vedere la mia professoressa di storia che ovviamente, troppo impegnata a trascorrere giornate di fuoco con mio padre, era assente.

Tutti furono abbastanza contenti, la classe diventò intollerabile. Tutti i maschi iniziarono ad urlare e a prendersi a manate tra di loro, ovviamente tutto per divertimento.

Fino a quando qualcuno, Vanda, una mia compagna di classe, propose di giocare a obbligo o verità.

Tutti furono predisposti, per questa ragione ognuno di noi portò le proprie sedie al di fuori del banco e creammo un grande cerchio.

Io ero seduta vicino a Maya e Gordon, di fronte invece, avevo Jack e la cosa mi metteva in soggezione.

«Allora iniziamo.» Disse Denise.

Prese la bottiglia ed iniziò a girare la bottiglia che si fermò all'altezza di Maya.

«Obbligo o verità?»
«Obbligo.»
«Ti obbligo a...- pronunciò girando la bottiglia che si fermò in direzione di Sam, un altro componente della classe- schiaffeggiare Sam.»

Maya sembrava entusiasta, lo raggiunse subito e fu molto schietta nel picchiettarlo sul viso. Quest'ultimo si fece abbastanza male.

Il gioco continuò, arrivò anche a Jack il quale scelse verità e gli venne chiesto se avesse già avuto rapporti con qualcuno.

Pensai che non lo avrebbe mai detto, invece, fu molto sincero nella sua risposta che naturalmente era positiva.

Dopo pochi giri toccò a me, sfortunatamente. Tutti erano concentrati ad osservarmi.

«Obbligo o verità?»

Se avessi scelto verità avrebbe potuto chiedermi qualsiasi cosa e non avevo alcuna voglia di raccontare ai quattro venti i fatti miei, così scelsi obbligo.

«Ti obbligo a baciare sulla guancia...-disse girando la bottiglia che si fermò verso la persona meno predisposta- Jack.» Feci una risata stratosferica. Non ne avevo nessuna intenzione.

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