Metà giornata passò molto in fretta e l'unica cosa che feci, fu guardare qualche serie televisiva, dal momento che non avevo ancora nessun compito assegnato.
Mia madre era in cucina, molto sorridente e senza alcuna preoccupazione, da lì a poco sarebbe andata al lavoro, anche lei si occupava di un settore di Make- Up di alcuni negozi della città.
Mio padre invece, si era rinchiuso nel suo studio all'ultimo piano già da un'ora e non vi era uscito ancora.
Ero davvero pensierosa ed avevo paura che quella presunta Hannah Mitchell potesse da lì a poco tempo creare qualche problema alla mia famiglia.
Erano le cinque del pomeriggio e come avevo pensato, mia madre aveva smesso di fare i servizi per correre al piano di sopra, doveva prepararsi.
La seguii con lo sguardo, saliva e scendeva come se quella non fosse la sua casa, ogni minuto aveva bisogno di controllarsi intorno, come se non trovasse qualcosa e fosse dispersa.
«Posso aiutarti, mamma?» Le domandai.
«Non trovo le chiavi dell'auto e sono già in ritardo, potresti andare a chiedere a tuo padre se per caso lui sa dove sono?»
«Va bene, adesso vado io, non preoccuparti.» Le dissi per rassicurarla.
«Grazie Madison.» Mi sussurrò sorridendomi.Salii all'ultimo piano, mentre stavo per bussare alla porta sentii la voce di mio padre alzare il suo tono, così mi fermai per capire cosa stesse succedendo.
«Non m'interessa, voglio capire per quale ragione sia di nuovo qui. Cosa vuole da me?» Chiese arrabbiandosi.
Mi allontani, avevo paura che potesse notare la mia figura al di fuori o sentire la mia presenza se avessi fatto un passo falso, così scesi di corsa facendo attenzione a non farmi sentire.
«Immagino che tuo padre ti abbia detto che non le ha lui, vero? Le ho trovate fortunatamente, erano sul davanzale.»
«G-già, proprio così.» Le sorrisi falsamente.
«C'è qualche problema?»
«No, anzi. È che ho letto un messaggio di una mia amica che mi ha fatto davvero ridere.» Mentii.
«Oh, meglio così. Allora io vado, salutami papà, a dopo.» Mi salutò, chiudendosi alle spalle la porta.Mi affacciai alla finestra e la vidi, prese le chiavi e mise in moto, in pochi attimi fu già fuori dalla residenza.
Non potei fare altro che pensare alla scena assistita. Pensai subito si trattasse della mia professoressa storia e la cosa mi colpii profondamente.
Mio padre era preoccupato, quasi come se la presenza di questa Mitchell gli desse fastidio e non riuscivo in nessun modo a capire il perché.
Salii in camera mia e chiusi la porta, avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno, magari con Maya, ma non volevo assolutamente mettere in giro voci ipotetiche della relazione tra mio padre e Hannah Mitchell, quindi decisi di evitare.
Sentii bussare la porta e l'unica cosa che dissi fu "avanti" e la figura di mio padre si incamminò verso di me.
«È sorto un impegno e devo uscire, puoi rimanere da sola o è un problema?»
«No, nessun problema.» Gli risposi semplicemente.
«Quindi posso andare? In un'ora circa- disse controllando l'orologio- dovrei essere di nuovo qui.»
«Certo, papà. Non farti problemi e buon lavoro.» Lo rassicurai.
«Va bene, allora. A tra poco.»Chiuse di nuovo la porta, ma prima mi sorrise, io feci finta di ricambiare, ma quando la porta si chiuse, l'unica cosa che potei fare fu respirare e profondamente.
Aspettai che la porta di casa si chiudesse, per scendere al primo piano e notare come davvero si fosse mosso mio padre e sbirciando, notai che avesse usato l'auto, ma la via presa non mi diceva assolutamente niente.
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Erano ormai le otto, ma di mio padre neanche l'ombra. Pensai subito che dopo poco sarebbe arrivata anche mia madre e l'unica cosa che mi incuteva una grande preoccupazione, era cosa avrei dovuto raccontare a mia madre.
Sicuramente non ci avrebbe creduto molto, come del resto non ci credevo io, ma nessuno delle due poteva tele trasportarsi e vedere realmente cosa stesse facendo mio padre adesso.
Sentii la porta aprirsi e sfortunatamente, non era mio padre bensì mia madre.
La salutai con un bacio sulla guancia, ma potei subito notare che la sua attenzione fosse rivolta alle luci della casa, che non erano illuminate, se non quelle del soggiorno.
«Tuo padre non è qui?» Mi domandò.
«No, ha detto che aveva un impegno e sarebbe dovuto uscire, però è strano. Sarebbe dovuto essere qui già più di un'ora fa.»
«Provo a chiamarlo ed intanto vado un attimo a svestirmi.» Mi informò.Io annuii ed aspettai che ritornasse.
Ci impiegò all'incirca dieci minuti e capii che avesse rintracciato anche mio padre, il quale fino ad allora non era ancora arrivato.
«Papà è nel traffico, ma sta tornando.»
«Okay, apparecchiamo?»
«Sì, puoi farlo tu? Vorrei fare una doccia prima di cenare, se non ti dispiace.»
«Tranquilla, me ne occupo io.»
«Grazie, tesoro. Appena avrò un po' di tempo libero ti accompagnerò a fare un po' di compere e potrai portare anche la tua nuova amica Maya, se vorrai.»
«Grazie mamma, lo apprezzo tanto.»Andai in cucina e presi la tovaglia, mettendo tutto in ordine e controllando se in frigo ci fosse qualcosa di buono.
Accesi la televisione e controllai se ci fossero nuove notizie, ma niente di che, se non le solite rapine in centro città.
«Sono tornata.» Disse mia madre, che nel frattempo si era anche struccata.
«Oh ecco papà.» Dissi non appena sentii l'auto entrare nell'abitazione.
«Finalmente!» Esultò mia madre.«Scusatemi davvero, ho avuto degli impegni improponibili e ho fatto tardi.» Si giustificò.
«Non preoccuparti, Gordon.»
«Mamma, ho fame, puoi cucinare?»
«Subito, ma ci vorrà un po' di tempo.»
«E va bene.» Dissi sbuffando.
«Io vado a svestirmi, se non vi dispiace.»
«Vai, tanto come ho detto a Madison ci vorrà un po' di tempo.»Mio padre annuì e sparì al piano di sopra, per entrare nella sua stanza e probabilmente cambiarsi o farsi una doccia veloce.
Mia madre sembrava serena, non era preoccupata ed era sorridente. Ma ero molto convinta che se avesse scoperto dell'esistenza di Hannah Mitchell, non avrebbe avuto la stessa espressione.
«Com'è andata al lavoro oggi?» Le chiesi.
«È andato tutto bene, ma a tavola dovrò informare te e tuo padre di una cosa.»
«Che cosa vuoi dirci?» Chiesi curiosa.
«Aspetta che venga anche tuo padre, altrimenti non se ne farà niente.»
«Eh va bene.» Borbottai.Fortunatamente dopo dieci minuti papà ritornò e finalmente potemmo sederci a tavola e cenare.
«Gordon, come già ho accennato anche a Madison, ho da darvi una notizia.»
«Dicci pure, staremo ad ascoltare.»
«Dovrò assentarmi dal Paese per dieci giorni.» Ci informò con molta tranquillità.
«Cosa? E perché?» Le chiesi, invece notai che mio padre rimase zitto.
«Ho un concorso di Make Up e moda a Parigi e non posso mancare. Partirò tra meno di venti giorni.»
«Perfetto, ed io e papà cosa faremo?»
«Ti dà fastidio sapere di dover rimanere qualche giorno da sola con tuo padre?» Mi domandò quest'ultima.
«No, certo che no. Ma non capisco perché tu debba star via così tanto tempo.»
«Madison- mi richiamò mio padre- puoi lasciarci da soli?»Annuii e feci come mi avesse chiesto, così salii in camera e decisi di evitare di ascoltare le loro conversazioni, anche se ero molto preoccupata.
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A Good goal
Teen FictionMadison White, appassionante della musica e dello studio, inizierà a frequentare una nuova e prestigiosa scuola di New York. Nuove amicizie la attenderanno e nuove avventure busseranno alla sua porta. Ma cosa succederebbe se Madison incontrasse Jack...