Capitolo 6

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Il mattino successivo, mi svegliai controvoglia, ero stanca anche se non avevo fatto un granché di cose.

Scesi al piano di sotto e notai che mia madre fosse già sveglia, mentre di mio padre neanche l'ombra.

«Come mai sei già sveglia?» Le chiesi.
«Così, non avevo voglia di dormire ancora.» Rispose quasi seccamente.
«E papà?»
«Non c'è.» Aggiunse senza fare troppi giri di parole.
«È successo qualcosa?»
«No, Madison, non è successo nulla. Preparati che farai tardi.»
«Non me la racconti giusta, ma cercherò di non darci troppo peso. Salgo su.»

Corsi in camera ed iniziai a prepararmi, ebbi lo strano sospetto che i miei avessero litigato e che mia madre non volesse parlarmene.

Legai i capelli con un codino e dopo essermi truccata, presi lo zaino pronta per uscire fuori di casa, non avevo voglia di fare colazione e avevo bisogno di camminare a piedi.

«E la colazione?» Mi chiese mia madre vedendomi propensa ad uscire di casa.
«Non mi va, ci vediamo dopo.»
«Ma come non ti va?» Ribatté.
«Ci vediamo dopo.» Conclusi senza dare troppe spiegazioni.

Chiusi la porta e mi avviai fuori dall'abitazione. In quel momento avrei tanto voluto sapere dove fosse mio padre.

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«Ehi, Madison!» Mi sentii chiamare e voltandomi notai la lunga chioma nera, tendente al marrone chiaro, venirmi vicino. Era Maya.
«Oh, ciao Maya, scusami ma non ti ho vista.»
«Me ne sono accorta. C'è qualche problema? Ti vedo strana.» Mi domandò la mia amica, evidentemente preoccupata.
«Sì, almeno credo di...»

Mi bloccai non appena notai la professoressa di storia passarmi davanti e facendomi un lungo sorriso, pensai subito si stesse beffando di me, ma ovviamente non ne ero sicura.

In ogni caso ricambiai e tornai a concentrarmi o almeno ci provai, sulla frase che stavo cercando di completare prima dell'arrivo di Hannah Mitchell.

«Credo di sì.» Conclusi.
«Ti preoccupa così tanto quella donna?» Mi chiese Maya fissando incondizionatamente la figura femminile vista qualche secondo prima.
«No, perché mai dovrebbe preoccuparmi?» Le chiesi retorica e farfugliante.
«Mi accorgo da come la guardi, ha a che fare con la storia avuta qualche anno prima con tuo padre?»

Bingo!

Mi zittii, non volevo assolutamente esprimere le mie opinioni, anche perché potevano essere sbagliate e inverosimili.

«Chi tace acconsente.» Continuò.
«Te ne parlerò più avanti, per il momento posso dirti che non la simpatizzo affatto, è una donna falsa.»
«Anche a me non piace e poi... Ti sta ancora osservando.» Mi fece notare.

In effetti era vero, mi girai per alcuni attimi e lei era lì, sul ciglio della porta d'entrata con il cellulare in mano. Era evidente che mi stesse osservando e studiando per bene e non capivo affatto cosa cercasse da me.

«Iniziamo ad entrate? -Le chiesi- qui si soffoca.» Continuai.
«Come vuoi tu.» Mi sussurrò.
«Grazie, Maya.» Le sorrisi.

Salimmo le scale senza commentare ulteriormente, davanti a me vidi Jack, il ragazzo della mia classe, parlare con altri suoi amici. Più in là il mio sguardo ricadde su una ragazza, bionda come l'oro che lo stava osservando e nel frattempo commentava con altre sue amiche.

«Ciao ragazzi.» Li salutò Maya generalizzando.
«Ciao.» Risposero loro.

Io accennai un sorriso e proseguii verso l'entrata avendo però l'impressione di essere osservata da qualcuno.

«Chi abbiamo alla prima ora?» Chiesi.
«Biologia.»
«La adoro.» Risposi.
«Io la detesto.» Mi rispose Maya con una smorfia schifata.
«Non vai molto d'accordo con le materie scientifiche, vero?»
«No, per niente. Ma tra tutte preferisco la matematica.»
«Anche a me piace, ma non sempre mi riesce.»
«Vale la stessa cosa per me, molte volte è complicata.»
«Sono d'accordo.»

Improvvisamente entrò il professore di Biologia che si presentò all'intera classe.

«Sono il nuovo professore di Biologia e da oggi in poi mi riconoscerete con il nome "Smith".» Ci informò.

Aprii il registro e fece l'appello, per poi scrivere qualcosa alla lavagna.

«Segnate queste cose sui vostri quaderni.»

Facemmo come ci venne detto ed iniziammo a prendere appunti. Si trattava di alcune Leggi che avremmo dovuto studiare durante l'anno, ma poiché eravamo ancora in assenza dei libri scolastici, il professore aveva pensato bene di farci iniziare tramite lavagna.

«Sono leggi semplicissime, non ammetto che mi venga detto che non avete capito.» Disse abbastanza severamente.
«Okay.» Rispondemmo.

Il professore non mi aveva fatto una buona impressione e subito pensai fosse troppo presuntuoso.

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«Quel professore inizia a scocciarmi e tanto.» Borbottò Maya.
«Anche a me, è troppo presuntuoso.»
«Ci sarà da divertirsi.»
«O da piangere.» Risposi ridendo.

«Ragazze, siete state informate della festa che ci sarà Venerdì prossimo alla discoteca della scuola?» Ci chiese interrompendo il nostro discorso un ragazzo.
«Che festa è?» Domandò Maya.
«Una festa per i nuovi della Hig School e mi è stato riferito che voi siete nuove quest'anno.»
«Sì, proprio così.» Risposi.
«Bene, allora vi lascio gli inviti nel caso decideste di venire, per l'adesione potete rivolgervi a Vanda, la ragazza del quarto anno.»
«Okay, grazie.» Rispondemmo.

«Allora?» Mi chiese Maya.
«Allora cosa?»
«Verrai?»
«No, aspetta- la fermai- tu hai intenzione di andarci?»
«Ma certo, sarei una pazza se non ci andassi.»
«Io non ne ho voglia.» Dissi francamente.
«Ma è un'occasione unica, Madison! Ci saranno tantissimi ragazzi e ci sarà Jack.»
«E a me cosa dovrebbe fregarmene di Jack?»
«Te ne frega e lo so, lo noto da come lo guardi.»
«È semplice curiosità.» Arrossii.
«Oh, certo. Comunque ti costringo a venire.»
«Non puoi.»
«Certo che posso.»
«No.»
«Sì.» Continuò.
«E va bene, ci penserò.»
«Lo prendo come un sì.»
«No. Prendilo come un "ci penserò".»

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«Sono tornata.» Dissi informando i miei.
«Ci sono solo io.» Disse informandomi mio padre.
«Ah, okay. E la mamma?»
«È al lavoro.»
«Che si mangia?»
«C'è un piatto di spaghetti appena cotto, io adesso devo andare, ci vediamo stasera.»
«Vai via anche tu?»
«Sì, mi dispiace ma ho un appuntamento.»
«Okay, ciao.» Dissi sussurrando.
«Ciao, a dopo.»

Ero arrivata ad un punto in cui mi ero stancata di tutto e tutti. Mia madre andava al lavoro senza farmi sapere niente e mio padre non si degnava neanche di pranzare con me.

E per cosa, poi? Una crisi sentimentale che stava durando un po' troppo per i miei gusti.

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