Capitolo 22

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Rimasi perplessa, ma non commentai ulteriormente.

Dopo aver cenato e parlato per un'altra ora, ognuno tornò nella propria stanza propenso a riposare. Avevo tanta ansia, pensai subito si potesse trattare di Nicole, la fidanzata di Jack, anche se nel mio piccolo non volli crederci.

Il mattino seguente, corsi immediatamente da Maya per avvisarle di ciò che avessi scoperto, vedendo perfettamente nei suoi occhi tanta curiosità e dubbio.

«Che zoccola.» Commentò Maya.
«Se fa soffrire mio cugino, la spenno.»
«Nicole l'oca.»
«Esatto, le sta alla perfezione questo nome e credimi, che sarà così.»

Più avanti incontrai con lo sguardo quello di Jack, era solo, non c'era neanche la sua fidanzata e solo dopo qualche minuto si avvicinò qualche suo amico.

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Quando entrammo in classe, Jack quasi mi superò e senza premura, corse a sedersi e a non guardare in faccia nessuno.

«Quel ragazzo è troppo lunatico ed indescrivibile.» Commentai.
«È stupido. È diverso.» Mi sussurrò Maya.

Cercai il suo sguardo, ma niente, non si mosse dalla sua posa. Forse aveva litigato con Nicole e non gli era andata giù o forse, era fin troppo contento ed era tornato l'antipatico di sempre.

Quando la lezione terminò, lo vidi allontanarsi dall'aula come se fosse un'anima in pena. Ma decisi di non seguirlo, in fondo non era affar mio.

Cercai di svagare la mia testa ripetendo storia, dal momento che da lì a poco sarebbe arrivata proprio la mia adorata Hannah, la causa dello sfascio della mia famiglia.

«Buongiorno.» Disse, ed io mi gelai.
«Buongiorno.» Risposero, tranne io, ovvio.
«Vorrei interrogare tre persone oggi e possibilmente, Madison White, vammi a prendere il registro in sala professori Ahimè l'ho dimenticato. L'armadietto è il 15.»
«Okay.» Risposi.

Quando mi porse le chiavi, notai che avesse un anello all'anulare di colore rosa Barbie, pensai glielo avesse regalato quello stupido di mio padre.

Mi avviai fuori dall'aula sbuffando a più non posso, non avevo assolutamente voglia di fare da schiava a quella donna eppure ero costretta per evitare il peggio.

Presi le chiavi, aprii l'armadietto e non appena preso il registro, notai che una foto fosse caduta al contrario.

Feci per prenderla, quando alla fine mi accorsi che fosse una foto di lei e di mio padre.

Ebbi l'istinto di distruggerla, ma mi fermai. Chiusi di scatto l'armadietto e mi affrettai a tornare in classe.

Aprii la porta e poggiai quasi con forza il registro sulla scrivania di quella vipera.

«Dovrei andare in bagno. Posso?»
«Sì- disse scrutandomi- prego.»

Feci una smorfia a Maya ed uscii di nuovo. Avevo assolutamente bisogno di prendere una boccata d'aria.

Percorsi il corridoio ormai vuoto e mi accovacciai per terra, aspettando di calmarmi.

Sentii dei passi ma non ci feci granché caso, fino a quando, questi passi non si
fermarono proprio vicino a me.

«Dove ci sono io ci sei anche tu a quanto pare.» Ammisi.
«Può darsi, per il momento avevo voglia di sedermi qui.»
«Qui dove, casualmente, sono seduta proprio io.»
«Non sentirti importante e comunque grazie per avermi aiutato nell'interrogazione.» Disse.
«Sono io a doverti ringraziare.»
«Figurati.» Disse.
«Come mai non sei in classe?»
«Potrei farti la stessa domanda.»
«Te l'ho chiesto prima io.»
«Okay, okay. Non avevo voglia di seguire la lezione ed a quanto pare neanche tu.»
«A quanto pare è così. In realtà non sopporto quella donna.»
«Lo avevo immaginato.»
«Si nota?» Chiesi sorpresa.
«Un po'. Ma stai sicura che quella è troppo stupida per accorgersene.»
«Io penso che sia fin troppo furba.»
«Su quale basi pensi ciò?»
«Lo penso e basta, non ho nessuna base.» Mentii.
«Non ci credo, ma okay.»
«Perché non ci credi?»
«In fondo un po' ti conosco, so quando menti.»
«Già, a volte dimentico che ti conosco da parecchio.»
«Eravamo anche amici. Come cambiano le cose.» Sorrise beffardo.
«Non sono le cose a cambiare, ma le circostanze e a volte anche le persone.»
«Sei diventata così sofista? Non ricordavo. E comunque, non siamo mai stati migliori amici, anche se abbiamo qualche foto insieme.»
«È vero, non siamo stati migliori amici, ma passavamo abbastanza tempo insieme e per quanto riguarda la festa di Matthew, ho ritrovato qualche foto del passato e come già ti dissi, non ricordavo assolutamente ci fossi anche tu.»
«Stranamente io ricordavo della tua presenza. Credo sia stata una delle poche volte in cui siamo stati abbastanza vicini.»
«Infatti abbiamo diverse foto insieme, talvolta anche da soli, ciò è assolutamente incredibile.» Dissi
«Ci siamo persi di vista per ritrovarci alle superiori ed ora siamo qui. Seduti per terra a parlare di chissà che cosa.»
«Mi fa strano, però forse era destino che ci ritrovassimo. Anche se adesso non siamo più quelli di un tempo.»
«L'adolescenza cambia.»
«Eccome se cambia. Non hai paura che Nicole scopra che sei qui?»
«Abbiamo litigato, non credo stiamo più insieme e ciò non mi fa né caldo e né freddo.»
«Non dicesti che la amavi?»
«Amare è una parola grossa. Non ho mai davvero amato nessuno, o forse.»
«Beato te.» Sussurrai.
«Perché dici "beato te?".»
«No, così.» Dissi agitata.
«Stai bene? Sembri presa dall'ansia.»
«Sto bene.»
«Un giorno vorrò vedere quelle foto. E non perché ci siamo io e te, ovviamente, ma perché ogni tanto amo vedermi da piccolo.»
«Se è per questo, ho visto le foto solo per ricordare un po' il passato. Non certo perché eri affiancato a me in ogni foto.»
«Affiancato a te, dici? Stai scherzando, forse.»
«Certo che no.» Sorrisi.
«Forse eri tu quella che voleva starmi vicino, non di certo io.»
«Nah, preferivo Matthew.» Dissi scherzando.
«Matthew?! Ma ti prego, era assolutamente un'idiota.»
«Non era tuo amico?» Domandai perplessa.
«Certo che no. Insomma, lo è stato per un periodo ma poi è terminata lì.»

Non smisi di fissarlo, era davvero carino e sembrava tutt'altra persona.

«Perché mi guardi?»
«Sei cambiato dall'inizio dell'anno. Credevo fossi scorbutico.»
«Dipende dalle persone che frequento. Magari tu non sei poi così male.»
«Ti ringrazio. Anche se all'inizio quando ci siamo scontrati, non mi hai neanche chiesto scusa.»
«Evidentemente ero pensieroso o non ti avevo riconosciuta, anche perché sono convinto che non mi sarei comportato così.»
«Sicuramente mi avrai riconosciuta, ma non importa, figuriamoci. Forse era un giorno no.»

Qualche minuto di silenzio intercorse tra noi. Mi appoggiai con la testa ad uno degli armadietti e per spostarmi, toccai con la mano la sua. A momenti stavano svenendo.

«Scusa.» Dissi.
«Figurati.»

Vidi che mi stesse osservando ancora e non potei fare altro che fare lo stesso. La situazione era imbarazzante, ma sostenibile.

Notai stesse osservando le mie labbra, così io abbassai lo sguardo per evitare di diventare totalmente rossa in viso per l'imbarazzo.

In pochi attimi fummo davvero troppo vicini, talmente vicini che sapevo che da lì a poco sarebbe successo qualcosa.

Mi prese per la mano e mi aiutò ad alzarmi. Mi accompagnò verso una porta secondaria, che si affacciava su dei grattacieli abbastanza distanti ma visibili.

«Che ci facciamo qui?» Domandai.
«Scommetto che non conoscevi questo posto.»
«No, non lo conoscevo.»
«Questo è uno dei posti più belli in assoluto.»
«E perché mi ci hai voluto portare?»
«In questo momento pensavo ti facesse piacere.»
«È meraviglioso.» Sussurrai.
«Lo è.» Disse, sfiorando la mia mano.

Lo guardai senza smettere, il solo contatto mi faceva battere il cuore fortemente, era impossibile.

Iniziò a guardarmi nuovamente per la quarta o quinta volta anche lui, senza battere ciglio.

Si avvicinò a me, mi toccò il viso e, senza smettere di fissare la figura davanti a lui, mi diede un piccolo, ma allo stesso tempo enorme, bacio sulle labbra.

Rimanemmo in quello stato per almeno qualche secondo. Quando finì di baciarmi mi sorrise, quel sorriso era tutto per me.

«Perché lo hai fatto?»
«Forse avrei dovuto farlo molto tempo prima. Madison, tu-»

«Ah siete qui.» Disse la Mitchell che nel frattempo aveva assunto un' espressione arrabbiata.
«Non si è sentita bene, stava svenendo e le ho fatto prendere una boccata d'aria.»
«Cosa c'è, White. Non ti senti bene?»
«Non tanto.»
«Potevi benissimo tornare  in classe e dirmelo.»
«Mi scusi tanto, ma forse non potevo, visto che non mi sentivo bene.»
«Eh va bene. Tornate in classe e senza fiatare.»

Fui la prima ad uscire, seguita da Jack che nel frattempo non smetteva di ridere e di starmi vicino.

«Poi concludo.»
«Va bene, a dopo.» Sorrisi.

Ero per la prima volta felice.

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